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Angelides, Hoenig e LPAC non mollano su Glass-Steagall

4 marzo 2011 (MoviSol) - Il comitato politico di LaRouche (LPAC) sta intervenendo con efficacia nel fermento da sciopero di massa negli USA sollecitando tutti gli attori a guardare "il quadro più ampio" e chiedendo una riorganizzazione completa del sistema bancario e la creazione di un sistema creditizio per far ripartire l'economia. In questa campagna, il rapporto della FCIC si dimostra di grande validità.

In un'intervista alla radio WNYC il 25 febbraio, lo stesso Angelides si è impegnato a continuare la battaglia. È significativo che egli abbia non solo sollevato la questione del Glass-Steagall Act, ma anche del principio alla base di esso: la distinzione tra gli investimenti di capitale produttivi e improduttivi, o quella che egli ha chiamato "l'economia di carta".

Quando gli hanno chiesto che cosa risponde alle critiche dei repubblicani secondo cui la crisi è stata provocata dal semplice eccesso di liquidità, Angelides ha fatto osservare che una grande quantità di capitale non conduce necessariamente ad una crisi. "La presenza di capitale a buon prezzo, grande quantità di capitale disponibile, non deve per forza essere un disastro… quel denaro, invece di essere incanalato in ipoteche che erano completamente tossiche, avrebbe potuto essere incanalato nella produzione di posti di lavoro, imprese, ricchezza per la società nel suo insieme. Insomma, capitale a disposizione in gran quantità può essere una cosa buona".

Per spiegare gli effetti dell'abolizione di Glass-Steagall, Angelides ha citato "il classico esempio di una banca che si è messa nei guai con le cartolarizzazioni", e cioè Citigroup. "Alla fine della giornata, Citigroup aveva accumulato un'esposizione di 55 miliardi di dollari alle cartolarizzazioni immobiliari subprime, e ha subìto decine di miliardi di perdite; se ci fosse stato Glass-Steagall, o qualche tipo di separazione, quell'istituto bancario non sarebbe stato in pericolo".

Angelides è anche intervenuto costruttivamente sulla tremenda crisi finanziaria degli stati. L'ha chiamata "una riscrittura della storia da parte di Wall Street e della destra" che scarica la crisi sui lavoratori e sui servizi essenziali dello stato. Ha indicato che la vera disoccupazione in California è di circa il 17% e ha dichiarato: "Questo è stato causato dalla crisi finanziaria, non dagli insegnanti".

Anche il presidente della Federal Reserve di Kansas City, Thomas Hoenig, continua la sua opposizione alla politica del suo "boss", Ben Bernanke. In un discorso a Washington il 23 febbraio, egli ha chiesto di scorporare gli istituti finanziari "too big to fail", in modo da poter avviare procedure fallimentari se necessario. Secondo Hoenig, "non si dovrebbe permettere agli organismi che operano al riparo della protezione dello stato di svolgere attività ad alto rischio".

Smontando la propaganda di Obama, Barney Frank e altri, egli ha anche affermato che l'attuale condizione finanziaria "è anche peggio che prima della crisi. Per quanto piena di buone intenzioni, la riforma finanziaria [di Obama] non migliorerà l'effetto".


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