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Gran Bretagna, Svezia e Italia: dibattito sulle regole bancarie

11 marzo 2011 (MoviSol) - Il dibattito sulla riforma Glass-Steagall è entrato nella tana del leone, con nientemeno che il governatore della Banca d'Inghilterra Mervyn King, il quale ha ammonito contro una nuova crisi bancaria se non si introduce una procedura fallimentare. Le sue dichiarazioni, contenute in un'intervista concessa al Telegraph del 5 marzo, avvengono mentre sui media britannici si comincia a parlare del rapporto della Commissione Angelides, e si discute di Glass-Steagall nei parlamenti svedese e italiano.

"Abbiamo permesso la crescita di un sistema [bancario] che conteneva i semi della propria distruzione" e non vi abbiamo ancora posto rimedio, ha detto King al quotidiano londinese. "Non abbiamo ancora risolto il problema del 'troppo grande per fallire', o, come preferisco chiamarlo, 'troppo importante per fallire'. Il concetto che uno è troppo importante per fallire non dovrebbe avere diritto di cittadinanza in un'economia di mercato".

King ritiene, scrive il Telegraph, che "la gente abbia tutto il diritto di avercela col governo e coi banchieri", perché le banche al centro della crisi vengono salvate. Potrebbe esserci un replay? "Certo", risponde, "il problema è ancora lì".

Ascoltare simili dichiarazioni proprio da Threadneedle Street ha fatto infuriare i banchieri della City. Il Sunday Telegraph del 6 marzo ne cita alcuni che accusano King di essere "un vecchio amareggiato che non ha senso della realtà", e arrivano a chiederne la rimozione.

In Svezia si è tenuta una discussione su Glass-Steagall il 1 marzo, ad una audizione della Commissione Finanze della Camera. Ulla Andersson, del Partito della Sinistra, ha chiesto al ministro delle Finanze e ai capi della banca centrale e dell'autorità di vigilanza bancaria: "Non sarebbe meglio per la stabilità vietare completamente il trading per conto proprio, o introdurre una qualche legge per separare le banche" in modo che il contribuente non debba garantire i rischi del settore finanziario?

Il democristiano Anders Sellstroem, facendo presente che le perdite bancarie sono prevalentemente causate dalla speculazione e non dalle ipoteche per se, ha chiesto "che tipo di strumenti ci sono a disposizione per poter separare le due cose, e cioè per intervenire sulla parte speculativa in modo che essa si accolli i propri rischi e non finisca sul groppone dei contribuenti che alla fine sono chiamati a sanare le perdite? Si potrebbe prendere misure più mirate, invece di focalizzarsi semplicemente sull'esposizione debitoria delle famiglie?"

Le domande hanno colto gli esperti completamente impreparati. Il banchiere centrale Stefan Ingves se l'è cavata dicendo che "vietare certi tipi di attività bancaria è un tema eterno e se ne è discusso nei tempi". Il ministro del Tesoro Anders Borg non ha trovato niente da dire, e come lui il vice Peter Norman.

In Italia, il senatore Oskar Peterlini ha presentato un'interrogazione per conoscere l'opinione del governo sul rapporto Angelides, affermando tra l'altro che "dato il fatto che la struttura essenziale del sistema finanziario rimane immutata, come denuncia la Commissione Angelides, minacciando un numero indeterminato di altre crisi in futuro", queste, "in base alle esperienze degli ultimi tre anni porteranno solo ad ulteriori sacrifici per la gente normale senza una prospettiva di crescita economica reale e duratura".

Peterlini chiede al governo se esso "ritenga necessaria una revisione della normativa bancaria italiana con lo scopo di garantire che l’immissione e la negoziazione di titoli finanziari e soprattutto di tutti gli strumenti speculativi 'derivati' (futures, options, swaps, eccetera) siano completamente separate dalle attività ordinarie (depositi e finanziamenti) delle banche commerciali".


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