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Theodore Rockwell su Fukushima: non le radiazioni, ma l'acqua marina.

14 marzo 2011

(MoviSol) - In questo momento ci vorrebbero impartire una marea di lezioni sbagliate, riguardo la tragedia in atto in Giappone. La realtà è che tutte le parole evocanti paura, spese a proposito delle radiazioni, sono irrilevanti. Non v'è alcun pericolo di radiazioni, indipendentemente da come il nocciolo del reattore si comporterà. La vita si è evoluta e adattata in un pianeta molto più radioattivo di quanto sia oggi. I livelli di radioattività naturale presenti a livello mondiale sono sotto il valore ottimale. Le affermazioni per cui non esisterebbero livelli sicuri di radiazione sono un affronto alle conoscenze scientifiche e al senso comune. La situazione delle radiazioni non è peggiore di quella di Three Mile Island, laddove 10-20 tonnellate di reattore nucleare fusero raggiungendo il fondo del vaso di contenimento e iniziarono la temuta cosiddetta "Sindrome Cinese". Stando alle trasmissioni televisive o a quanto circola in Rete, per cui certa gente si guadagna la pagnotta nel "predire" disastri epocali, sembra di avere davanti una catastrofe senza precedenti. Nel mondo reale, la massa fusa del reattore si raffreddò una volta entrata in contatto con il vaso di contenimento e cessò di muoversi alla distanza di circa un centimetro e mezzo [….] dalla parete del vaso steso. Dunque non v'è alcun pericolo per la gente, né per l'ambiente. Nessuno.

Ciononostante, vi sono radiofobici che vanno minacciando di ordinare l'evacuazione di altre persone, per farle vagabondare lontano delle loro case e in preda al panico, nelle campagne. Per fare che cosa, però? Per evitare un livello di radiazione piuttosto basso, inferiore a quello che sperimenterebbero se andassero a sciare in montagna.

La questione più importante è invece che il muro di acqua che ha investito gli impianti nucleari ha trasformato in modo istantaneo una infrastruttura del valore di molti miliardi di dollari in un problema di pari costi. Questa è la vera brutta notizia . Supponiamo, tuttavia, che quel denaro fosse stato investito in una fabbrica farmaceutica o elettronica, o in un impianto chimico o petrolchimico. C'è qualche ragione di pensare che un tale stabilimento sarebbe stato più resistente ad una tale ondata? Gli impianti nucleari non hanno caratteristiche speciali che li rendano invulnerabili agli tsunami. L'ampiezza e la natura del danno, inoltre, potrebbero non essere così come sono state descritte a caldo. Rod Adams, un ex ufficiale di sottomarino nucleare americano, per molti anni responsabile del reattore di bordo, ha ricordato come gli allagamenti accidentali di certe installazioni fossero eventi comuni. Tra queste installazioni, egli ha incluso i tubi di lancio dei missili, assai ricchi di circuiti elettronici. "Li sciacquavamo", precisa, "con l'acqua dolce". "Qualche volta", continua, "ci capitò di dover sostituire gli strati isolanti e altre parti. Ma riuscimmo sempre a riporli nelle loro condizioni ottimali, in grado di svolgere le loro funzioni". Le lezioni da imparare dal disastro del Giappone riguardano l'acqua del mare, non le radiazioni.

Theodore Rockwell

Membro dell'americana Accademia Nazionale di Ingegneria Il manuale del 1956 del dott. Rockwell, "Il Manuale di progettazione delle schermature dei reattori", è stato recentemente messo a disposizione del largo pubblico, sia in Rete che su disco DVD, ad opera del Ministero dell'Energia americano (USDoE)


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