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Le vittime e i danni dello Tsunami giapponese avrebbero potuto essere evitati

8 aprile 2011 (MoviSol) - Gli scienziati giapponesi avevano registrato segnali precursori di un forte terremoto già il 1 marzo, dieci giorni prima che si verificasse. Se ci fosse stato un ente governativo preposto, avrebbero potuto essere disposte misure di evacuazione e lo tsunami avrebbe mietuto molte meno vittime. Inoltre, i danni alla centrale di Fukushima sarebbero stati ridotti al minimo. L'allarme non avrebbe fermato lo tsunami e impedito la distruzione delle pompe, ma avrebbe permesso di spegnere i reattori dieci giorni e non dieci minuti prima dell'arrivo dell'onda, garantendo il regolare raffreddamento.

L'EIR ha appreso questa notizia dal prof. Pier Francesco Biagi, uno dei principali ricercatori al mondo sui precursori dei terremoti, il quale ha annunciato che i suoi colleghi giapponesi presenteranno i dati alla Assemblea Generale della European Geosciences Union, iniziata il 3 aprile a Vienna. Non è chiaro se gli scienziati giapponesi abbiano avvisato il governo e questo non abbia reagito, oppure se l'allarme abbia incontrato il solito scetticismo della comunità scientifica.

Gli scienziati italiani stanno attualmente raccogliendo e analizzando dati raccolti da una rete di trasmettitori sparsi per il mondo, già in funzione per altri usi. I dati riguardano l'aumento di attività elettromagnetica in anticipo sui terremoti, un fenomeno che permette già di prevedere il sisma e la regione dell'epicentro con una probabilità dell'80%.

I colleghi giapponesi del prof. Biagi disponevano di indicazioni simili già il 1 marzo, sulla base dei dati raccolti da un laboratorio di fisica del neutrino.

Biagi è d'accordo sulla proposta, avanzata da Lyndon LaRouche, di aumentare i finanziamenti dell'US National Earthquake Hazards Reduction Program e soprattutto di coinvolgere la NASA. Lo scienziato italiano suggerisce però di correggere l'errore di impostazione iniziale, quando fu stabilita una scadenza decennale per valutare i risultati della ricerca sulla prevenzione dei sismi. Non si può dire "tra dieci anni analizzeremo i risultati e sulla loro base decideremo se continuare i finanziamenti". Può darsi che nell'arco di dieci anni si raccolgano dati insufficienti, mentre bastano tre anni di densa attività sismica per raccoglierne in abbondanza.

Se fosse il capo della NASA e potesse decidere quali programmi finanziare sui precursori sismici, Biagi inizierebbe "un programma ben mirato di nano satelliti". Il primo satellite costerebbe un milione di euro, ed ogni satellite successivo solo 600 mila euro. In realtà si tratta di spiccioli, se paragonati alle cifre colossali sborsate per i salvataggi bancari, ma nessun governo al mondo è stato finora disposto a stanziarli. Gli italiani hanno provato, alcuni anni fa, a promuovere un programma europeo, ma non ci sono riusciti. I governi preferiscono finanziare altri programmi, come "l'accoppiamento degli orsi polari", ha osservato ironicamente.

Ci troviamo definitivamente in una fase di alto livello di attività sismica, ha affermato il prof. Biagi, e ovviamente i cicli sismici sono correlati all'attività solare.

C'è solo una nazione che ha mai mandato in orbita un satellite specificamente per la ricerca sui terremoti, ed è la Francia col satellite Demeter, i cui dati sono stati "interessantissimi".

La ricerca sui precursori viene attualmente svolta in pochi paesi, e questi sono, in ordine di dimensione dei programmi, Giappone, Italia, Grecia e Russia. Gli scienziati dei rispettivi paesi si incontrano regolarmente e coordinano la loro attività. Il problema è che nessuno di questi programmi ha finanziamenti pubblici, e i ricercatori devono arrangiarsi presso i privati, a volte con soluzioni ingegnose.


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