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L'urgente rivoluzione scientifica

8 aprile 2011 (MoviSol) - L'esistenza dell'umanità è sfidata, ha dichiarato Lyndon LaRouche parlando al Weekly Report di TV LPAC il 30 marzo, da processi che si sviluppano nella galassia che influiscono sul nostro sistema solare, e quindi sui fenomeni "naturali" terrestri, come terremoti, eruzioni di vulcani, tsunami ecc. L'evoluzione creativa dell'universo pone sfide reali a lungo termine all'esistenza dell'umanità, che stiamo cominciano a comprendere solo ora.

La scienza ha le risposte, ha sottolineato LaRouche, ma gli avvenimenti recenti indicano chiaramente che il pensiero scientifico convenzionale, accademico, è "fuori" e totalmente inadeguato ad affrontare le sfide. Ora, invece di lasciarsi prendere dal panico dai potenziali pericoli "causati dall'uomo", dobbiamo accelerare la ricerca fondamentale e sviluppare la capacità di previsione dell'umanità. La nostra galassia sta entrando nella fase del lungo ciclo di 62 milioni di anni che nel passato è stata caratterizzata da estinzioni di massa di intere specie animali, e questa è la prima volta che il passaggio avviene alla presenza dell'uomo. Naturalmente, a differenza dei dinosauri, la specie umana ha la capacità di capire ed evitare il pericolo di estinzione. In questa prospettiva vanno visti tutti i problemi attuali.

Tuttavia, invece di affrontare la sfida ben attrezzati, il Presidente degli Stati Uniti ed i governi europei "hanno adottato politiche che sono in flagrante violazione di tutto ciò che conta per il futuro dell'umanità". La reazione del Presidente Obama, sostiene LaRouche, "è quella di abolire i sistemi di allarme" ed è quindi chiaro che deve dimettersi.

In effetti, anche se gli esperti concordano che nei prossimi anni assisteremo ad un aumento delle perturbazioni sulla terra, soprattutto nella cosiddetta "cintura di fuoco" del Pacifico, vengono colpiti dalla mannaia dei tagli i mezzi vitali di rilevamento e le misure di emergenza necessari, nonostante il notevole progresso fatto negli ultimi anni. I governi non prendono seriamente la necessità di proteggere la propria popolazione dai danni.

È stato rivelato che il 1 marzo 2011, dieci giorni prima del terremoto di magnitudo 9.0 della scala Richter che ha colpito il Giappone, il Professor Masahi Hayakawa dell'Università Giapponese delle Elettrocomunicazioni, aveva rilevato i precursori della probabilità di una scossa fortissima nei dieci giorni successivi. Se fosse stata presente un'agenzia governativa adeguata, si sarebbe potuto procedere con le necessarie misure di evacuazione, chiudere le centrali nucleari di Fukushima e via dicendo.

Similmente, nel caso di Haiti, 30 giorni prima del terremoto di magnitudo 7.0 che ha colpito l'isola il 12 gennaio 2010, il satellite francese Demeter aveva rilevato aumenti anomali di onde elettromagnetiche a bassissima frequenza sopra il futuro epicentro, con un picco del 360% superiore ai livelli normali. Le vittime di quel terremoto furono 250.000.

E in Indonesia, cinque giorni prima il terremoto di magnitudo 9,3 (e tsunami associato) che ha colpito il paese il 26 dicembre 2004, dati dai satelliti del Global Positioning System mostravano prove di una riduzione anomala del contenuto di elettroni nella ionosfera, che indicavano qualche fenomeno precursore intorno al futuro epicentro. Si stima che siano morte 230.000 persone.

Pur non potendo, a questo stadio, impedire che avvengano i terremoti, possiamo migliorare i sistemi di allarme, salvando così vite umane ed impedendo danni materiali.

L'universo, si potrebbe dire, ci sta mandando un avvertimento, che è ora di porre fine alla frenesia dei tagli al bilancio nei confronti delle misure salvavita, e di concentrarsi sulle questioni scientifiche reali che determinano la vita sulla terra, e non sui cambiamenti climatici e sulla frode dei biocarburanti.


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