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Matteo Renzi: meno Thatcher più La Pira, per ritrovare la via giusta

MoviSol denunciò per prima in Italia la distruttività del processo di privatizzazioni che interessò tutti gli anni '90 e che ancora oggi prova a segnare il passo dell'economia italiana, europea ed occidentale.
Nel tempo, oltre al macro-processo, abbiamo rilevato e denunciato anche i micro-processi: il ruolo distruttivo esercitato da personaggi cooptati dal circolo finanziario britannico, come Rutelli, Veltroni, Soru; la deriva oligarchica che il Partito Democratico italiano andava assumendo fin dalla sua nascita sotto l'influenza del finanziare Carlo De Benedetti; il ruolo nefasto delle correnti liberiste interne al centro-destra, da Adornato e Martino fino ad arrivare a Fini.
A livello locale, abbiamo rilevato il pericolo che per Firenze avrebbe potuto rappresentare una figura come Lapo Pistelli candidato a sindaco (viste le amicizie sorosiane-debenedettiane vantate). Proprio su Firenze, per il ruolo storico della Città culla del Rinascimento, e vista l'attenzione che sta catalizzando su di sé l'attuale Sindaco Matteo Renzi – tanto da esser già divenuto uno dei candidati in pectore per la futura guida del PD – anche quest'anno sviluppiamo un focus.

19 luglio 2011 (MoviSol) - Purtroppo, è subito da rilevare, che la parabola di Matteo Renzi pare già essere entrata nella fase discendente. Tuttavia, dipenderà da lui saper invertire questa svolta negativa, ritrovando la giusta connessione con quella tradizione umanistica e progressista che in Giorgio La Pira – più volte citato da Renzi – ha trovato una delle massime espressioni della politica novecentesca mondiale. Contrariamente alle dichiarazioni d'intenti, infatti, l'ultimo anno di Renzi come sindaco di Firenze, segna un radicale abbandono di quella tradizione. Renzi è entrato perfettamente nel ruolo degli arbitrari adepti del liberalismo britannico: la verità non esiste, ma esiste il piacere ed il dolore; piacere per chi lo segue, e dolore per chi lo ostacola. Così oggi la sua politica è tutta centrata attorno alle parole d'ordine del sistema: slow food, ambientalismo, lotta all'anidride carbonica, pedonalizzazioni, green city, tutti a piedi ed in bicicletta, Hard rock cafè (con tanto di solenne rito iniziatico di distruzione in pubblico della chitarra da parte del primo cittadino), Lady Gaga, Damien Hirst, e tutto ciò che lo star system propone.

Tra gli slogan di Matteo Renzi, vi erano quelli di "Una città più semplice" e "Una città più coraggiosa". Nel primo anno, la semplificazione della vita cittadina era rilevabile. Renzi aveva denunciato quello che lui definiva il "multificio", ossia un sistema di accaparramento delle risorse, da parte delle precedenti amministrazioni fiorentine, attraverso le multe ai cittadini per infrazione del codice della strada. Da qui, l'eliminazione dei cosiddetti vigilini (soggetti preposti al controllo della correttezza dei posteggi) e l'input politico dato alle forze di Polizia municipale di occuparsi più di controllare il traffico e meno di perseguitare gli automobilisti. Dopo due anni, però, è evidentemente rilevabile che anche Renzi ha riscoperto il "multificio": autovelox disposti per "far cassa" e ritorno dei vigili al precedente ruolo di "esattori fiscali". Così, tutto d'un colpo, in materia di multe, l'Amministrazione Renzi batte il record della precedente amministrazione!

E la vita dei cittadini fiorentini, non è oggi per niente più semplice, differentemente da quanto annunciato dallo slogan renziano. Le pedonalizzazioni del centro fiorentino, infatti, hanno finito con annullare i positivi interventi che invece l'Assessorato alla mobilità andava progressivamente adottando per rendere più celere e meno frustrante la mobilità cittadina. Le nuove pedonalizzazioni, infatti, hanno finito con lo spezzettare in tre-quattro parti lo stesso centro città, rendendo assolutamente inefficienti gli spostamenti di mezzi pubblici, residenti e disabili. Alla faccia della green city e della riduzione della CO2, i cittadini sono molto più di prima intrappolati in mezzo al traffico: infatti, le zone bene della Città sono divenute pedonali a scapito di una viabilità generale resa incredibilmente arzigogolata, allungando e rallentando i tracciati di spostamento. Questa nuova pedonalizzazione è arrivata dopo l'avvio di un processo di progressiva riduzione delle linee del trasporto locale – che Renzi vuole privatizzare nonostante il verdetto dell'ultimo referendum contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali – che hanno portato ai residenti di diverse aree della città grossi disagi sui tempi di percorrenza (anche triplicati a causa dei molteplici cambi di linea). Se non bastasse, questa pedonalizzazione è arrivata per coprire il totale fallimento di Renzi su ogni infrastruttura annunciata: dall'ampliamento dell'aeroporto di Firenze, al sotto-attraversamento dell'alta velocità ferroviaria, alla tangenziale sotterranea nord-sud per le vetture, alle linee 2 e 3 della tramvia, all'avvio della costruzione di nuovi posteggi sotterranei nell'Oltrarno, al nuovo centro sportivo e commerciale dell'ACF Fiorentina. Se le precedenti amministrazioni avevano immobilizzato Firenze per circa trent'anni, con Matteo Renzi, sul fronte infrastrutturale, l'immobilismo è ancor più totale.

Ma quello che più colpisce è il metodo usato per cambiare la Città. Siamo al cambiare per cambiare piuttosto che al cambiare per migliorare. Infatti, invece che prima render più efficienti i mezzi pubblici, poi costruire nuove aree di posteggio ed infine pedonalizzare, qui si è proceduto in modo diametralmente opposto, tanto da dover assistere all'ennesima disinvolta promessa del sindaco: "Fra tre anni faremo un posteggio sotterraneo nell'Oltrarno!". E nel frattempo i residenti di quella zona che fanno?

Dunque, dopo un biennio, sono da considerarsi come non rispettati gli impegni sia per una città più semplice che per una città più coraggiosa.

Che la parabola di Renzi sia entrata in una fase di difficoltà, lo conferma lo stile stesso che egli va adottando. Dagli applausi in risposta ai fischi a lui diretti durante l'incontro dei circoli del PD organizzato da Bersani (per sabotare l'iniziativa movimentista dei cosiddetti "rottamatori" di "Prossima fermata Italia", assieme al consigliere regionale lombardo Pippo Civati) – cosa che aveva referenziato una grande forza politica e morale – si è passati alle ripicche ed agli atti di prepotenza nei confronti del "popolino" fiorentino. Ambulanti, tassisti, commercianti, albergatori, tranvieri, sindacati, associazioni di categoria, e persino i frati di Santa Croce, ogni volta che aprono bocca si ritrovano davanti un sindaco che non entra nel merito delle questioni, ma minaccia ritorsioni laddove può, o comunque squalifica il proprio interlocutore laddove altro non possa fare. In particolare, se non è fuori luogo puntare il dito contro il metodo concertativo – vera ragione della caduta dei consensi del mondo della rappresentanza lavorativa – , lo stile adottato nei confronti di sindacati ed associazioni di categoria – accusate di ricercare soltanto visibilità (!) – è volto sistematicamente a disconoscerne la rappresentatività. Così facendo, egli si pone fuori da quella tradizione della dottrina sociale della Chiesa, che proprio nel riconoscimento delle aggregazioni intermedie (tra persona e Stato) individuava una delle massime espressioni della democrazia, in quanto frutto della legge naturale. In via sistematica, l'approccio usato da Renzi è di tipo formalistico: si contrappone l'interesse dei cittadini a quello di ogni genere di lavoratore, disconoscendo così la sostanza di un fatto evidente: ogni cittadino è lavoratore (a meno che non s'intenda esser portatori degli interessi di nullafacenti e mantenuti!). Ciò non è altro che un diverso modo di presentare l'assurda formula vetero-comunista che dalla lotta di classe tra capitalisti e lavoratori è passata a quella tra consumatori e lavoratori, per arrivare alla versione renziana di una lotta tra cittadini e lavoratori. Risulterà evidente che il nemico è sempre il lavoratore a cui viene strumentalmente contrapposta una figura formale (capitalista, consumatore, cittadino), paradossalmente essa stessa manifestantesi proprio in quel nemico (il lavoratore) che, come previsto dal nostro dettato costituzionale, è il modo reale in cui la persona si esprime.

Non è un caso che anche tra i suoi uomini più fidati, comincino ad emergere i primi malumori. Ma non è da loro che possiamo trarre il profilo più corretto su Matteo Renzi, quanto piuttosto da quelli che non criticamente ma a mero livello di constatazione, speranzosi di spartire parte del successo che avrà, dichiarano: "Matteo fonda la sua politica su comunicazione e strumentalizzazione dell'odio sociale". Infatti, di volta in volta, strumentalizzando i più bassi appetiti della gente, Renzi scaraventa la loro rabbia contro la categoria di persone che gli avanza la minima critica, additando il punto debole del "nemico". Così facendo, rende impossibile ogni autentico confronto.

Il suo caratteraccio lo ha portato a litigare non solo con tutto il mondo del lavoro fiorentino, ma con tutti i sindaci dei comuni limitrofi a Firenze, con il Presidente della Regione, con l'altro giovane "rottamatore" Pippo Civati, con Diego Della Valle e con Franco Zeffirelli. Ed anche la Chiesa pare avergli girato le spalle. Considerato un rampollo di Comunione e Liberazione, il Vescovo di Firenze Monsignor Betori, aveva in qualche modo rivestito in Renzi una speranzosa fiducia. Con la pedonalizzazione del Duomo, infatti, Betori si fece promotore di una messa in Santa Maria del Fiore volta a celebrare l'evento all'insegna del più elevato ecumenismo "contro-culturale" del dialogo tra le civiltà, quasi a voler aprire un nuovo corso per Firenze, attraverso le musiche di Bach (protestante), Mozart (cattolico) e Mendelssohn (ebreo). Ma ben presto Betori deve essersi reso conto che il giovane Sindaco vedeva nell'opera di pedonalizzazione del Duomo soltanto o prevalentemente un mezzo per farsi pubblicità a livello internazionale. Infatti, Monsignor Betori oggi ammonisce Firenze dal trasformarsi in una città-museo ed i frati di Santa Croce inveiscono contro Renzi per aver trasformato la piazza antistante la basilica, nell'area dove girare il grande spot dei Music Awards 2011 di Mtv.

In conclusione, da quello che poteva essere un tentativo di autentica rivoluzione della Città – dalla sfida al tabù dello sfruttamento del sottosuolo fiorentino, alla creazione di infrastrutture per migliorare la viabilità, ad una libertà di pensiero manifestantesi con iniziative culturali di matrice classica, nella letteratura, nell'arte e nella musica – si è velocemente passati all'allineamento all'agenda oligarchica tutta panem et circenses: il centro della città, che vi era l'ambizione di render facilmente attraversabile ai cittadini per recarsi sul posto di lavoro o rientrare verso le proprie abitazioni, sta diventando progressivamente una zona off limits, museo per turisti, dove al massimo la domenica il cittadino può recarsi (tutto il contrario di quanto voluto da Giorgio La Pira e Fioretta Mazzei); da eventi capaci di educare la cittadinanza verso il bello, attraverso la cultura classica, si è velocemente passati a notti bianche, blu, concerti-evento, dove storiche piazze sono concesse gratuitamente alle etichette discografiche della musica internazionale moderna, in cambio di grande visibilità per il sindaco (e la città). Da qui l'attenzione di riviste come Monocle, il Financial Times, il New York Times, Vanity Fair, ecc. L'agenda oligarchica internazionale si sta accorgendo sempre più di Renzi, e Renzi tra demagogia e populismo, tra decisionismo fine a sé stesso ed assenza di scrupoli, procede sparato come un treno verso l'Olimpo.

La speranza per l'avvio di questo terzo anno di mandato amministrativo, è che Renzi ritrovi quell'autentico coraggio (che niente ha a che fare con il decidere per decidere, le ripicche e le vendette) che in qualche modo aveva caratterizzato il suo primo anno di gestione della Città: meno Thatcher più La Pira, perchè altrimenti l'eventuale debutto sulla scena nazionale non darà niente di nuovo al Paese; la vita della gente non cambia grazie alle frasi ad effetto …


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