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Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
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La City di Londra alleata di Al-Qaeda suona i tamburi di guerra in Medio Oriente

8 novembre 2011 (MoviSol) - Ormai il Trattato di Westfalia che ha ispirato per secoli il diritto internazionale è stato relegato a pezzo da museo e questo purtroppo lo sappiamo e lo abbiamo visto in Serbia, in Afghanistan, Iraq, Libia etc. Ma la cosa più sorprendente è che i promotori di queste guerre imperiali nemmeno più si sforzano di cercare una scusa nuova alle loro aggressioni: semplicemente riciclano quelle vecchie. Tanto sanno che una popolazione addormentata da decenni di contro-cultura e televisione nemmeno si accorgerà di ingurgitare una pietanza fredda e avariata.

Dopo le vergognose bugie sulle presunte armi di distruzione di massa irachene, che hanno condotto al disastro e che hanno visto complice anche l'Italia, ecco che il menzognificio mediatico si è messo in moto per accusare l’Iran ancora una volta di avere un programma nucleare militare segreto, con tanto di preoccupazione posticcia nei commentatori della carta stampata e della televisione.

Nonostante le smentite dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica e benché l’Iran abbia sottoscritto anche un protocollo aggiuntivo di ispezioni, il governo israeliano, contro il parere dei suoi stessi servizi segreti, minaccia un attacco preventivo, insieme ai suoi complici in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.

Purtroppo le rotte per i bombardieri occidentali passerebbero anche sopra la Siria, il principale alleato regionale dell’Iran: nessuna sorpresa dunque che negli ultimi mesi ci sia una escalation di accuse di violenze ai danni dei civili nei confronti del governo di Damasco, con chiasso assordante di vesti stracciate da parte degli alfieri della libertà occidentale.

Nulla o quasi delle oceaniche manifestazioni di piazza a sostegno del presidente Assad, che si sono tenute a Damasco o ad Aleppo, trapela nei media occidentali, i quali non fanno altro che contare i morti degli scontri attribuendone la responsabilità acriticamente alle forze di sicurezza siriane.

Eppure esistono e abbiamo visto prove fotografiche e video[1] di scontri ad Homs e in altri centri, in cui inequivocabilmente si vedono poliziotti e militari siriani sotto il tiro di cecchini, corpi di appartenenti alle forze di sicurezza vittime di imboscate, razzi sparati da minareti, cecchini appostati sui tetti che sparano a caso sulla folla provocando morti che il menzognificio poi attribuisce puntualmente al governo siriano.

Fonti locali ci dicono che i relativamente pochi manifestanti pacifici si sono visti affiancare da stranieri (Sauditi, Giordani, Iracheni) che hanno cominciato a sparare contro le forze di sicurezza per innescare lo scontro: il risultato è inevitabilmente la strage, da una parte e dall’altra.

Ma chi vuole tutto questo? In Siria è di dominio pubblico che dietro le bande armate ci sia innanzitutto il principe saudita Bandar Bin Sultan, una nostra vecchia conoscenza, che emerge nel caso delle astronomiche tangenti pagate dal governo britannico nell’ambito dell’accordo, denominato Al-Yamamah, per la vendita sottobanco di petrolio all’Inghilterra (tangenti che si teme siano andate a finanziare il terrorismo). Il principe Bandar (compagno di studi del principe Andrew), sembra anche essere stato in contatto con alcuni dei presunti dirottatori dell’undici settembre pur nelle vesti di ambasciatore saudita negli USA.

Strane alleanze si sono quindi formate: i fondamentalisti sunniti perseguono gli stessi obiettivi di Israele, GB e USA: cambio di regime in Libia ed ora Siria e Iran. Non a caso la bandiera di Al-Qaeda sventolava qualche giorno fa in Libia sul tetto del tribunale di Bengasi[2], sancendo ormai che anche noi Italiani, come nazione occidentale, siamo di fatto alleati dei fondamentalisti salafiti, che fino a ieri erano il Problema del pianeta e l’altro ieri combattevano in Afghanistan contro i Sovietici a fianco di GB e USA (quando sotto Bush padre, al cinema, Rambo combatteva al fianco di quelli che poi avremmo imparato a chiamare Talebani).

I fondamentalisti sunniti insomma sono stati di nuovo sdoganati come “combattenti per la libertà” a scapito delle varie popolazioni sciite e minoranze alawite e cristiane in Bahrain, Iran, Siria, Iraq. In Bahrain, tra l'altro, la popolazione sciita che manifestava è stata cannoneggiata da carri armati sauditi e kuwaitiani (alleati degli occidentali) senza che si levasse il benché minimo lamento dalle belle anime nostrane.

Ad esempio da Homs, Siria, dove i “ribelli” sono numericamente forti, ci arrivano notizie di discriminazioni e angherie nei confronti di Cristiani, che mai fino ad ora avevano conosciuto tali cose.

C’è da ricordare comunque che la Russia ha tuttora una base navale a Tartus, in Siria, e che scienziati e lavoratori russi collaborano alla centrale nucleare civile iraniana di Bushehr (il principale obiettivo occidentale). Come reagiscono i Russi all’uccisione dei propri connazionali cooperanti all’estero lo abbiamo visto in Ossezia e Georgia qualche tempo fa. Il risultato di un attacco alla Siria o all’Iran potrebbe essere quello di scatenare un conflitto molto più ampio, che, con grande probabilità potrebbe essere di tipo nucleare.

Ancora una volta: la crisi che stiamo vivendo è frutto di politiche economiche e finanziarie di stampo imperiale volte a creare un sistema monetarista-liberista di ricatto usurario sulle nazioni; il sistema sta venendo giù, quindi all’oligarchia internazionale non rimane che l’opzione bellica per imporre al mondo quella visione sistemica, ma soprattutto per contenere i probabili futuri rivali di tale visione: Russia, Cina e India.

Purtroppo l’unica possibilità di fermare un attacco alla Siria e/o all’Iran, ad oggi, è solo quella di rimuovere Obama dal suo posto attraverso le procedure costituzionali. Questa sembra oggi la condizione necessaria (magari non sufficiente) per poter avviare quella fin da troppo tempo invocata riforma del sistema finanziario internazionale. Occorre infatti separare le banche commerciali dalle banche d’affari, avviare una procedura fallimentare per i debiti (attualmente impagabili) pubblici e privati, cassare tutte quelle pseudo-attività bancarie che hanno a che fare più con le scommesse che con l’economia reale e liberare così le risorse necessarie al rilancio del credito per la realizzazione di quelle opere di cui l’umanità ha bisogno per non precipitare in una nuova epoca buia.

Aureliano Ferri
Movimento Internazionale per i Diritti Civili - Solidarietà


Note:

[1] - I video solitamente caricati su piattaforme come Youtube, vengono rimossi dopo pochissimo tempo. Noi li abbiamo.

[2] - Vedi l'articolo del Daily Mail.

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