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Povero Mozart, ucciso dall'oligarchia e dai registi al soldo degli speculatori!

di Liliana Gorini, presidente di MoviSol


Wolfgang Amadeus Mozart

8 dicembre 2011 (MoviSol) - Povero Mozart, ucciso due volte, dall'oligarchia che odiava il suo genio e la sua capacità di sfidare le regole dell'Impero (tra cui lo jus primae noctis, una vera rivoluzione ai suoi tempi, con le Nozze di Figaro) e di nuovo dai registi moderni al soldo dell'oligarchia finanziaria che rappresenta il "Don Giovanni" di oggi, ovvero l'idea che la "libertà" il libertinismo e il libero mercato siano la stessa cosa, e che i mercati possano permettersi qualsiasi crimine, tanto il popolo non si opporrà.

Così il regista canadese-britannico Robert Carsen si è permesso ieri di riscrivere l'opera, riabilitando Don Giovanni (vestito come gli altri in abiti moderni, da banchiere) che invece di bruciare all'Inferno come prevede il libretto di Da Ponte e l'opera di Mozart, torna sul palcoscenico alla fine (dopo il concertato "questo è il fin di chi fa mal") vivo e vegeto, fumando allegramente una sigaretta, mentre sono le sue vittime e i suoi accusatori a precipitare agli inferi. Secondo qualche critico questo sarebbe "geniale".

In realtà Carsen dovrebbe pagare una penale, visto che nessun regista ha il diritto di cambiare l'opera, e a me risulta anche che il fumo sia vietato nei locali pubblici.

Non mi sorprende che il regista tenti di riabilitare Don Giovanni e ridicolizzi tutti gli altri personaggi: Leporello è vestito come un idraulico, Donna Elvira (una nobildonna) entra in scena accompagnata da due trolley e vestita come un uomo di una commedia di Bertold Brecht, per poi spogliarsi e rimanere in vestaglia e con movenze da prostituta. Donna Anna sembra una diva di Hollywood con gli occhiali scuri. Perfino il Commendatore, che secondo il titolo originale dell'opera dovrebbe essere il "convitato di pietra", quindi una statua, si aggira per il palcoscenico vestito normalmente e con la macchia di sangue di quanto è stato ucciso all'inizio dell'opera, per ridicolizzare anche l'idea che esista una giustizia divina che punisce il malvagio.

Come spiegai in un'intervista alla TV di LaRouche negli Stati Uniti il maggio scorso, quando i cantanti del movimento giovanile larouchiano hanno messo in scena un Don Giovanni classico a Purcellville, in Virginia, il "principio del Don Giovanni in politica" è esattamente l'opposto: l'arroganza del potere, dei grandi speculatori alla George Soros che ammettono candidamente di mandare in rovina intere nazioni con le loro speculazioni, dei burocrati dell'Unione Europea che vengono nel nostro paese a vietarci le elezioni e imporci misure di austerità fasciste per salvare le banche speculatrici, prima o poi verrà punita dalla legge naturale, rappresentata nell'opera di Mozart proprio dal Commendatore.

Don Giovanni rappresenta tale arroganza, l'idea di potere restare impuniti, di poter inneggiare alla libertà di violentare ed al libero mercato ("Viva la libertà") senza che nessuno si opponga. Non stupisce quindi che proprio oggi i registi vogliano cancellare le intenzioni di Mozart e Da Ponte, e riabilitare il malvagio. Ma, come Don Giovanni, si sbagliano di grosso. Fuori dalla Scala sono iniziate le proteste contro il governo Monti e contro il Presidente Napolitano, con cartelli quali "noi non pagheremo la vostra crisi" e "cambia l'orchestra ma la musica è la stessa. I nostri sacrifici mantengono i vostri lussi".

E anche se sembra che oggi prevalgano e abbiano pieno controllo di governi dittatoriali imposti a Grecia e Italia, i mercati, come Don Giovanni, prima o poi finiranno negli inferi.


Mozart e l'oligarchia

>> Mozart e il Don Giovanni, o il Trionfo della Legge Naturale

"Il principio del Don Giovanni in politica", intervista del LaRouche PAC con Liliana Gorini (6 giugno 2011)





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