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La cooperazione internazionale per il Ponte di Sviluppo Eurasiatico

Intervento di Claudio Celani alla conferenza "Italia e Russia, due sistemi economici, due velocità: le opportunità del Piceno"

26 gennaio 2012 (MoviSol) - Riportiamo il testo dell'intervento di Claudio Celani, vicepresidente di MoviSol e direttore dell'EIR Strategic Alert, tenuto ad Ascoli Piceno il 23 gennaio 2012, alla presenza di imprenditori locali e di una delegazione di Ekaterinburg, guidata dal presidente della Camera di Commercio degli Urali, Andrej Besedin.

La cooperazione economica tra Russia e Italia non solo rappresenta un'opportunità per il nostro paese, ma è la strada indispensabile per uscire dalla crisi da collasso che attanaglia l'economia transatlantica (Europa e USA).

La crisi da collasso è illustrata dalla funzione delle tre curve.

È ovvio che occorre invertire la curva inferiore, quella dell'economia reale. Per far questo è necessaria una politica di investimenti in grandi opere infrastrutturali simile a quella avviata dal presidente Roosevelt nel 1933, il famoso New Deal. Oggi c'è grande domanda di infrastrutture in Eurasia, il cosiddetto Ponte di Sviluppo Eurasiatico.

Le infrastrutture devono essere mirate ad aumentare la produttività del territorio, e devono avere un volano scientifico-tecnologico. Questo è rappresentato oggi dallo sviluppo della regione artica e dal rilancio di un serio programma spaziale per il ritorno sulla Luna e la conquista di Marte.

La Russia è indispensabile perché è suo il territorio da infrastrutturare e i suoi scienziati sono tra i migliori del mondo. Il problema sono i capitali. Vedremo come risolvere questo problema.

Guardiamo allo sviluppo del Ponte Eurasiatico di sviluppo come qualcosa che avanza parallelamente al programma spaziale. Nella Siberia e nella regione artica sono oggi concentrate le più grandi ricchezze del sottosuolo terrestre. Scopo del Ponte Eurasiatico è quello di permetterne l'estrazione e lo sviluppo a beneficio non solo della Russia ma del mondo intero.

Parliamo di collegamenti ferroviari ad alta velocità, di strade, linee di trasmissione energetica ecc. che collegano le regioni ricche di materie prime a tutti i continenti del mondo. Questo sarà possibile grazie al tunnel sotto lo Stretto di Bering. Si potrà andare in treno dall'Argentina al Sudafrica, passando per l'Alaska, la Russia, l'Asia centrale, L'Asia sud occidentale – oppure, a scelta, l'Italia se realizzeremo il collegamento stabile tra Calabria e Sicilia e tra Sicilia e Tunisia.

Dall'altra parte dello Stretto di Bering, il tunnel s’innesterà nell'infrastruttura del grande progetto americano chiamato NAWAPA.

Il NAWAPA è un progetto per deviare le acque di due grandi fiumi dell'Alaska, lo Yukon e il Mackenzie (nella figura la zona di raccolta è contrassegnata da un rettangolo in rosa, NdR), e portarle, attraverso la creazione di sei grandi dighe (ognuna più grande della Hoover Dam), enormi laghi artificiali e stazioni di pompaggio, ad irrigare e rendere fertile il grande deserto americano e a portare enormi quantità d'acqua fino in Messico.

Lo sviluppo dell'Artico

La cosa più importante del progetto è lo sviluppo dell'Artico. Per poter operare in condizioni di estrema rigidità climatica occorrerà costruire delle città simili per molti aspetti ad una stazione spaziale orbitante.

Esiste già un progetto per la costruzione di una città, chiamata Umka, nell'isola di Kotelny all'interno del Circolo Polare Artico.

Al Secondo Forum sull'Artico indetto dalla Società Geografica Russa, lo scorso settembre, il Primo ministro Putin ha espresso personalmente interesse al progetto di Umka.

La città avrà cinquemila abitanti, scienziati, ingegneri e operai che dovranno vivere in completa autosufficienza. Questa esperienza sarà molto simile a quella che dovranno fare i primi coloni lunari, che probabilmente costruiranno la loro città nei tunnel scavati dalla lava nel sottosuolo lunare, dove c'è una temperatura costante di circa meno venti gradi.

Mentre il Ponte Eurasiatico di Sviluppo sarà in sè un grande salto di produttività e un creatore di domanda e ripresa per tutti i settori dell'economia mondiale, il programma spaziale offrirà la sfida vera dell'economia dei prossimi cinquant'anni.

La conquista dello spazio non è un optional. Essa è essenziale per il progresso dell'umanità. L'economia non si basa sulla concorrenza: si basa sulla presenza o assenza di progresso.

Mi piace riprodurre qui una citazione del primo amministratore della NASA, James Webb, che nel rispondere al Presidente Kennedy che gli chiedeva perché bisognasse andare sulla Luna, disse:

"Genereremo la tecnologia che farà una grande differenza per questo paese, ben al di là dello spazio. Una capacità di base per questa nazione, di usare la tecnologia per accrescere la potenza nazionale. Nel comprendere le forze della natura, e applicandole qui sulla terra, usandole per la potenza nazionale, otterremo prima o poi la prova della teoria di come fu formato l'universo e come ciò si applica di ritorno ai concetti scientifici. Avremo la prova o la smentita. La luna è il primo posto dove poter farlo. O avremo conferme o avremo smentite, e in ognuno dei casi una struttura differente e dobbiamo saperlo.

Perciò bisogna che ci siano scienza e tecnologia, senza un dubbio nella mia mente. I giovani capiscono questo molto meglio della mia generazione. Gli studenti delle ultime classi superiori e le matricole universitarie sono al 100 per cento perché l'uomo guardi a tre volte quanto abbia guardato prima. Egli guarda il materiale della terra, le caratteristiche della gravità e del magnetismo, e comprende l'universo guardando queste tre cose.

Bene. Ora egli avrà materiali dalla luna e da marte. Otterrà misurazioni da Venere riguardanti la gravità e il campo magnetico e, se scopriamo la vita in qualche posto oltre la terra, ciò sarà una cosa favolosa in termini dello sviluppo dell'intelletto umano".

È noto che il programma Apollo varato dal presidente Kennedy ebbe una ricaduta di dieci dollari per ogni dollaro investito.

Un programma spaziale per la conquista di Marte oggi, condotto in cooperazione tra Russia, Europa, USA, Cina e India, avrebbe una ricaduta ancora superiore.

Il solo viaggio Terra-Luna Marte comporterà lo sviluppo di propulsori termonucleari da applicare alla navicella spaziale, per permettere agli astronauti sia di accorciare i tempi di viaggio che di generare le necessarie condizioni di gravità sull'astronave. Con i propulsori convenzionali, infatti, un viaggio su Marte di sola andata durerebbe nove mesi. In assenza di gravità, i corpi degli astronauti si ridurrebbero a gelatina.

Con propulsori termonucleari è ipotizzabile creare un'accelerazione costante di 1G, che riprodurrebbe la gravità terrestre. Basterebbe accelerare fino a metà percorso: dopo si gira la navetta e si frena, creando una decelerazione costante di 1g.

Attuali programmi della leadership russa

A differenza della decadente regione transatlantica, dove i grandi progetti di sviluppo tecnologico sono stati cancellati uno dopo l'altro, dove si è rinunciato al nucleare per la fobia ambientalista e si parla solo di declino, tagli e impoverimento, la Russia di oggi ha grandi piani di sviluppo infrastrutturale e tecnologico che si muovono nella direzione del Ponte Eurasiatico, dello sviluppo dell'Artico e del programma spaziale delineato sopra.

  • Infrastrutture ferroviarie. Il programma varato nel 2007 dalle Ferrovie Russe prevede di realizzare due volte e mezza più tratte ferroviarie di quanto abbia fatto il regime sovietico in settant'anni. Il piano sarà realizzato in fasi. La prima fase, fino al 2015, prevede di modernizzare tratte esistenti con l'alta velocità nella parte occidentale, come la linea Mosca-S.Pietroburgo, inaugurata nel 2009. La seconda fase, dal 2016 al 2030, vedrà la costruzione di progetti definiti "strategici", come la linea che porta fino allo stretto di Bering e possibilmente lo stesso tunnel.
  • Energia. Il piano del governo russo è costruire due reattori all'anno per raggiungere, nel 2030, una quota del 25% di produzione domestica di elettricità di fonte nucleare. Il piano è partito, anche se mi sembra che nel 2011 sia stato commissionato un solo reattore, ma si sa, le cose partono lentamente per poi accelerare. La Russia ha costruito la prima centrale nucleare galleggiante del mondo, e ne intende costruire in totale cinque. Con la potenza di 700 Megawatt, sono concepite per rifornire di energia i centri minerari della regione artica.
  • Grandi progetti regionali. Il progetto "Urali Industriali-Urali Artici" investe direttamente la regione dei nostri ospiti, e mira a industrializzare la regione dei Monti Urali settentrionali, nella regione artica, collegandola con gli Urali Industriali, e cioé la regione di Sverdlovsk al sud. Questo progetto è di grande importanza sia per la linea Est-Ovest del Ponte Eurasiatico che per lo sviluppo dell'Artico. Si può affermare che il futuro della regione di Sverdlovsk dipenda da questo.
  • Sviluppo dell'Estremo Oriente. Ai progetti di sviluppo della Siberia Orientale è legata la possibilità di arrestare lo spopolamento di queste due regioni. Il governo russo ha varato un piano per l'ammodernamento del porto di Vladivostok prima del vertice dell'APEC previsto nel 2012, ricostruire 22 aeroporti, 13 porti, un terminale commerciale sull'Isola di Sakhalin e 6500 km di strade. È in costruzione il gasdotto ESPO (Siberia Orientale-Oceano Pacifico) di cui è stata completato il braccio verso la Cina e si prevede di ultimare quella verso l'Oceano Pacifico nel 2014.
  • Spazio. Lo scorso ottobre, il governo russo ha proposto all'occidente di realizzare assieme il progetto di SDE, Strategic Defense of Earth. Il nome riecheggia la famosa SDI, o Scudo Spaziale, ed è simile: solo che stavolta il progetto è esteso a difendere la terra non solo da minacce provenienti dall'uomo, cioè i missili nucleari, ma anche dallo spazio, ad esempio nella forma di asteroidi, frammenti di comete ecc. Si tratterebbe di un sistema integrato che sarebbe in grado sia di localizzare che di distruggere le minacce.

    I russi sono anche all'avanguardia nella ricerca sui precursori dei terremoti e propongono un sistema di monitoraggio della ionosfera che integrerebbe i rilevatori terrestri in modo da costituire un sistema "multi-parametrico" che permetta di raggiungere una precisione dell'80 per cento nella previsione dei sismi.

Il problema dei finanziamenti – la bancarotta del sistema finanziario transatlantico

Questi progetti hanno un tallone d'Achille: il loro finanziamento si basa sul concorso pubblico e privato, laddove le entrate pubbliche della Russia dipendono grandemente dai proventi delle esportazioni di gas e petrolio, e i privati dal mercato finanziario internazionale. Poiché i prezzi delle materie energetiche sono fissati dal mercato finanziario, questa è un'estrema vulnerabilità del progetto.

Nel momento in cui a causa di una grave recessione o di un collasso dell'economia fisica transatlantica crollasse la domanda e il prezzo di gas e petrolio, le entrate finanziarie della Russia crollerebbero. Questa circostanza è non solo probabile, ma – a meno di una svolta di politica economica occidentale – sicura. Se l'Europa e gli Stati Uniti continuano con le attuali politiche economiche, o addirittura le intensificano, il collasso è certo.

Già le condizioni del sistema finanziario sono reminiscenti della paralisi che avvenne nel 2007. A causa delle decisioni prese allora e successivamente dai paesi del G20, atte a evitare il fallimento delle grandi banche, il debito complessivo del sistema è aumentato. Oggi il volume nozionale dei contratti derivati, e cioè delle scommesse non ascritte a bilancio (over the counter) è addirittura superiore a quello del 2007: 601 mila miliardi di dollari. Si tratta di oltre dieci volte il PIL mondiale. Nel frattempo, i salvataggi bancari del 2007-2009 hanno portato molti stati vicini all'insolvenza. Il mercato interbancario è inesistente. Le banche sono tenute in vita dall'ossigeno fornito dalle banche centrali in quantità crescente. Lo scorso dicembre, la BCE ha dovuto emettere 500 miliardi di liquidità a tre anni. Questo non è bastato e si prevede che la seconda emissione superi quella cifra.

Questo mentre l'economia fisica dei paesi europei, quella che dovrebbe produrre la ricchezza sottostante ai valori finanziari, è sottoposta a terapie deflazionistiche che restringono la base produttiva aumentando ancor più il divario con l'economia finanziaria.

È una situazione insostenibile. Dal punto di vista economico, l'aumento della liquidità delle banche centrali esploderà in una iperinflazione esattamente come avvenne nella Germania nel 1922-23. Politicamente, le politiche deflazionistiche hanno già imposto regimi di "democrazia autoritaria" che, come il governo del Cancelliere Heinrich Bruening (1930-33) che coniò questo termine, governano per decreto legge distruggendo lo stato sociale e, come il governo Bruening, finiranno per spianare la strada a vere e proprie dittature.

Ma c'è un pericolo ancor maggiore.

Mentre noi parliamo, Nella regione dell'Asia sud occidentale e orientale (dalla Siria all'Iran all'Afghanistan) si stanno concentrando dispositivi militari convenzionali e nucleari di potenza spaventosa mentre in quella regione si attizza un conflitto che potrebbe deflagrare in una guerra regionale e addirittura mondiale. Secondo l'economista e statista democratico americano Lyndon LaRouche (http://www.larouchepub.com/russian/index.html), e secondo numerosi osservatori russi e cinesi, il vero bersaglio dell'escalation militare sono la Cina e la Russia.

La dinamica di guerra è generata da quelle stesse elite occidentali che portano la maggiore responsabilità per la crisi finanziaria e la sua non risoluzione, in primo luogo il presidente Obama, ma come avvenne per il suo predecessore, il presidente USA si muove come burattino nelle mani di Londra. È da Londra che parte la fabbricazione di false prove sulla cosiddetta minaccia iraniana ed è da Londra che si esercitano pressioni su una parte dei gruppi dirigenti israeliani.

Sono i britannici, assieme ai francesi, che hanno trascinato gli USA nell'avventura libica. Sono gli anglo-francesi che hanno iniziato l'addestramento dei cosiddetti "ribelli" siriani.

La guerra non è finora scoppiata solo perché i generali americani si sono imposti e hanno costretto la Casa Bianca a dissociarsi dalle intenzioni israeliane. Ma quanto durerà questa tregua, in un anno elettorale in cui i candidati repubblicani fanno a gara a chi spara le dichiarazioni più guerrafondaie e più irresponsabili?

Occorre incidere sulla causa. La causa che scatena i conflitti non risiede nelle motivazioni dei singoli attori. Il modello è quello della Guerra dei Sette Anni (1756-1763), giustamente considerata da alcuni come la prima vera guerra mondiale: una guerra in cui le nazioni europee furono scagliate l'una contro l'altra e alla fine della quale emerse l'Impero Britannico come vero vincitore.

In quegli anni nasce Thomas Malthus, che al soldo della Compagnia Britannica delle Indie Orientali teorizzerà la necessità di ridurre la popolazione mondiale. Sostenendo che le risorse crescono in modo lineare mentre la popolazione in modo geometrico, Malthus invocherà pestilenze e guerre come provvidenziale modo per ristabilire l'equilibrio ecologico.

Oggi è il Principe Filippo di Edimburgo, fondatore dell'ecologismo mondiale con il WWF, a invocare la riduzione della popolazione mondiale da 7 a un miliardo di individui.

La soluzione

Mentre a livello politico occorre neutralizzare l'influenza britannica sulla Casa Bianca – e per questo ci sono vari modi, fino all'estrema ratio dell'impeachment – occorre agire sulle cause della crisi da collasso del sistema transatlantico prima che sia troppo tardi.

Va fermata la politica dei salvataggi perpetui di un sistema finanziario in bancarotta. Occorre separare il debito speculativo da quello legato all'economia reale, separando il sistema bancario come fecero gli Stati Uniti di Roosevelt nel 1933 con la famosa legge Glass-Steagall. Non c'è alcun motivo per cui gli stati e i cittadini debbano continuare a pagare un debito che non è altro che debito di gioco, distruggendo i sistemi produttivi e del welfare.

Il sistema della separazione bancaria era in vigore in quasi tutto il mondo occidentale fino agli anni novanta. Il rapporto Angelides del governo USA ha stabilito che lo smantellamento sistematico del sistema Glass-Steagall ha permesso l'esplodere della bolla speculativa ed è stato la causa della crisi finanziaria. In Italia, il sistema della separazione, o "specializzazione", è stato abolito nel 1998 con il Testo Unico sulla Finanza, o Legge Draghi.

Reintroducendo la separazione bancaria, si tolgono le garanzie oggi estese dai governi a tutto il sistema bancario, mantenendole solo per il settore commerciale. Questo significa che le banche che fanno raccolta, e quindi il denaro dei risparmiatori, è protetto dallo stato. Il resto, il settore delle banche che fanno trading, si finanziano sul mercato a breve termine, fanno derivati ecc., non è più protetto. Significa che gran parte di quel mondo può tranquillamente fallire senza che questo abbia alcun effetto sul sistema bancario ordinario e sull'economia reale.

Questo è il primo passo: il passo successivo è quello di generare credito pubblico per dare ossigeno all'economia e finanziare i grandi progetti del Ponte Eurasiatico e dello Sviluppo dell'Artico. Questo debito, generato dal credito produttivo, sarà non più un peso ma una benedizione.

Bisogna, in altre parole, passare da un sistema monetario ad un sistema creditizio nella tradizione stabilita dal primo segretario del Tesoro americano, Alexander Hamilton, e poi rilanciata da Lincoln, Roosevelt e Kennedy. Dobbiamo seppellire le vestigia feudali di un sistema finanziario in cui la moneta è considerata merce di scambio il cui valore viene manipolato a piacimento dagli Dei dell'Olimpo finanziario. Solo così potremo assicurare pace e prosperità per i prossimi cinquant'anni.

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