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Obama il Presidente della guerra!

6 febbraio 2012 (MoviSol) - Per molti americani, un ricordo negativo del Presidente George W. Bush fu la sua apparizione il 1 maggio 2003 su una portaerei americana, sotto la scritta "missione compiuta". Quel giorno, con un ghigno sardonico in volto, dichiarò concluse le operazioni militari in Iraq aggiungendo che "hanno prevalso gli Stati Uniti e i nostri alleati".

La guerra che aveva dichiarato conclusa, e che era stata lanciata sotto la direzione di Tony Blair per conto dell'Impero britannico, con l'affermazione fraudolenta che l'Iraq possedesse "armi di distruzione di massa", in realtà durò altri quattro anni dopo questo annuncio, con oltre 4.000 americani ed un numero sconosciuto di iracheni uccisi.

Quando il regime Bush-Cheney lasciò la Casa Bianca, la gente tirò un sospiro di sollievo, sperando che la loro presidenza brutale ed ignorante venisse sostituita da una leadership più giusta e illuminata.

Ma come ha potuto osservare chiunque abbia seguito il discorso sullo stato dell'Unione il 24 gennaio, Obama non solo è il "presidente della guerra" ma il suo modo di fare da macho è ancora più pericoloso e folle di quello del suo predecessore. Il suo discorso ha dimostrato ciò che LaRouche denuncia da mesi: finchè non verrà destituito, il pericolo di una terza guerra mondiale termonucleare è concreto.

Obama ha esordito elencando i "risultati" ottenuti dalla sua amministrazione: la "fine" della guerra in Iraq e l'assassinio di Osama bin Laden, e di molti luogotenenti di Al Qaeda. Dopo aver mentito spudoratamente sul fatto che la politica finanziaria di iperinflazione che gli è stata dettata dalla City di Londra e dalle banche "too big to fail" di Wall Street starebbe conducendo ad una "ripresa" economica, è tornato ai suoi "successi" di guerra ed alle minacce di escalation.

Sotto la nostra guida, ha detto, Gheddafi "se ne è andato", riferendosi al brutale e illegale assassinio di un capo di stato. Ha minacciato il regime di Assad in Siria, poi l'Iran, avvisando: "Non escludo alcuna opzione" per impedire all'Iran di costruire un'arma nucleare. Tra le opzioni c'è il sostegno di Obama ad un attacco preventivo israeliano, possibilmente nucleare, contro l'Iran. Ha sottolineato che gli Stati Uniti hanno un "impegno di ferro" con Israele, che include "la più stretta cooperazione militare tra i nostri due paesi nella storia".

Tornando a Obama, ha citato il suo recente viaggio in Asia, quando ha ordinato un rafforzamento dell'alleanza militare contro la Cina, dicendo "abbiamo chiarito che l'America è una potenza del Pacifico".

E, con un'ostentazione che avrebbe fatto sorridere sardonicamente Dick Cheney, ha ripetuto nuovamente che l'uccisione di bin Laden dimostra che "l'America è tornata".

Lyndon LaRouche ha subito rilevato che, anche se per ora "contro la volontà di Obama", la guerra è stata rinviata per decisione di "ambienti che comprendono lo Stato Maggiore", tale guerra è ancora l'unica opzione per l'Impero britannico, ora che sta crollando il suo castello di carte finanziario.

L'amministrazione Obama ha indicato le proprie intenzioni subito dopo il discorso sullo stato dell'Unione, inviando altre navi da guerra nell'area ed annunciando la creazione di basi aeree permanenti, ed esercitando pressioni sull'Unione Europea per imporre sanzioni di guerra contro l'Iran. Il Pentagono ha chiesto altri 82 milioni di dollari al Congresso, per costruire una nuova superbomba penetrante in grado di distruggere i bunker sotterranei dove si svolge la ricerca nucleare iraniana.

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