Mappa del sito

Newsletter

Il CD di Solidarietà

© Copyright

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
MoviSol.org
Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

   

Dalla Siberia due gelidissime verità

12 febbraio 2012 (MoviSol) - L'ondata di freddo proveniente dalle regioni artiche ci pone ancora una volta di fronte a due errori madornali compiuti in passato dalla società italiana e dai nostri rappresentanti nelle istituzioni: l'abbandono della politica di approvvigionamento ispirata da Enrico Mattei e il sostanziale arresto del programma nucleare. Entrambe furono "scelte" forzate dalla morte dell'imprenditore di Stato (1962) e dall'attacco politico a Felice Ippolito (1963-64), una delle anime del programma nucleare italiano, oltreché da una ben orchestrata campagna di paura dell'atomo, innestata sulla controcultura ecologista e liberista degli anni successivi a quei due "colpi di stato".

Come documenta il sottostante breve spezzone di un cinegiornale dell'epoca, la politica di Enrico Mattei era quella che instancabilmente MoviSol chiede sia adottata: con trattative dirette tra governi mirare al mutuo sviluppo economico dei paesi consumatori e dei paesi produttori, non solo di petrolio. Da decenni paghiamo il prezzo di un laisser-faire alle pochissime borse del greggio, le quali determinano solo con la speculazione un prezzo decine di volte superiore a quello di estrazione. Il prezzo del gas naturale, inoltre, è agganciato a quello del petrolio, nonostante i problemi estrattivi e distributivi siano enormemente differenti: anche questa volta la "scelta" è di comodità di pochi speculatori (nel 2008 scrivevamo "Tale correlazione fu introdotta in Olanda nel 1959, mentre Enrico Mattei dirigeva le prime perforazioni dell’ENI in Lombardia e nel fondale dell’Adriatico, alla ricerca del metano italiano. La Esso, la Montecatini, la Edison, ecc. cominciarono a profittarne enormemente").

Senza l'assassinio di Enrico Mattei e i successivi decenni di salasso finanziario dovuto alle importazioni di combustibili in regime di "mercato libero", e senza la finanziarizzazione dell'economia, non ci troveremmo a ricorrere ad azioni di emergenza in un "ordinario" inverno nevoso. Siamo cronicamente in allarme, per situazioni assolutamente prevedibili ed evitabili, come accade anche sul fronte finanziario.

Se, in aggiunta, le generazioni precedenti ci avessero risparmiato anche la pesante eredità dell'assenza di un programma nucleare funzionante e in pieno sviluppo, non ci troveremmo davanti alle ovvie e obbligate scelte del "Comitato per il monitoraggio e l’emergenza gas" presso il Ministero dello Sviluppo Economico, che ha appena deliberato di sopperire alla carenza di scorte di gas bruciando olio combustibile, uno dei combustibili più inquinanti.

Per le ridotte importazioni di gas qualcuno punta il dito – e non è la prima volta - verso i russi! Ma anch'essi – così li vorrebbero scusare i media presso i creduloni "troppo informati" – non avevano previsto un inverno così gelido. D'altra parte, forse questa è l'occasione d'oro per capire come la propaganda contro il governo di Mosca non giovi, e per più motivi.

Da una parte, giustamente Putin ci pone davanti ad una "priorità di Gazprom [che] è quella di rifornire il mercato nazionale", dall'altra le sue proposte, esposte durante il vertice di Kennenbunkport dell'estate del 2007, di superare implicitamente il contesto della "competizione" tra nazioni, incrementando le misure di cooperazione economica ispirate all'azione di Franklin D. Roosevelt, sono rimaste per anni inascoltate.

I miliardi di dollari stampati in una notte dal G20 monetarista, per gonfiare nuovamente i bilanci degli istituti di credito pieni di titoli tossici, sono gli stessi che non abbiamo investito (lo chiamavano "risparmio") negli ultimi quarant'anni, rinunciando ad un ciclo di investimenti che ora giunge al termine, manifestando tutti i danni maturati nel frattempo. Morti Enrico Mattei e John F. Kennedy, caddero gli investimenti nei settori infrastrutturali più importanti e nei programmi di grande sviluppo tecnologico-scientifico, come quello lunare-marziano della NASA.

Ma la situazione, per quanto tragica, non è, naturalmente, disperata. Basta che i governi si siedano attorno ad un tavolo, senza tenere sotto al naso una cartina geopolitica made in London, e sognino e sognando pianifichino il mondo dei prossimi cinquant'anni. In altre parole, basta che scoprano insieme il valore in termini di nuove occupazioni e di qualificazione del lavoro contenuto nel complesso di tutte le grandi opere, sia quelle incompiute (in Italia sono centinaia) sia quelle non ancora progettate, necessarie per ridare un supporto al resto del tessuto economico globale e invertire l'andamento al ribasso dei tenori di vita della popolazione mondiale.

Non di maggiore concorrenza all'interno di un livello tecnologico ben definito (vera premessa dell'entropia in economia) abbiamo bisogno, ma della trasformazione del pianeta in un grande cantiere. Delle braccia e delle menti dei milioni di disoccupati e "male-occupati" che il mondo conosce. Solo i creatori e i sostenitori di questo sistema finanziario fallito possono tentare di spacciare per buona la teoria della "quota fisiologica di disoccupazione".

Al punto in cui siamo, ci può aiutare soltanto un apparente paradosso: adottare come "soluzione di emergenza" una visione di lungo periodo. Come il "fallimento degli economisti" dimostra è sulla visione di certi grandi scienziati che possiamo fare più sicuro affidamento.

Secondo le previsioni di Wernher von Braun e Krafft A. Ehricke siamo in ritardo di almeno vent'anni nella triplice fondazione di colonie intorno alla Terra, sulla Luna e su Marte. Eppure anche i sedicenti pragmatici devono convenire che le ricerche della NASA costituiscono un moltiplicatore di ricchezza reale senza pari; che numerosissimi rami agro-industriali, non soltanto in America, devono la propria esistenza o sviluppo a tali esplorazioni "tra le nuvole".

Secondo la società Transrapid International (Siemens, ThyssenKrupp), le linee a levitazione magnetica costano, in termini di costruzione, quanto le vie ferrate su cui viaggiano i più lenti "treni ad alta velocità", ma hanno costi di esercizio, di occupazione di territorio e di manutenzione nettamente inferiori. Se le nazioni si organizzassero per definire la produzione comunitaria di treni e guide magnetiche per centinaia di migliaia di chilometri, potremmo, con i costi ridotti in virtù della produzione in serie, moltiplicare l'estensione attuale delle strade ferrate (poco più di 1.140.000 km su tutto il pianeta, stando ad una stima della CIA disponibile nel momento in cui scriviamo). Ciò equivarrebbe ad aumentare il chilometraggio pro capite interno ad ogni singola nazione, coinvolgendo i paesi che sono quasi privi di ferrovie.

Secondo le stime dell'ingegnere nucleare James Muckerheide entro il 2050 il mondo deve dotarsi di almeno 6000 nuovi impianti nucleari e può farlo poiché il settore della progettazione e della fabbricazione di reattori è maturo per la modalità di produzione in serie. Questo piano permetterebbe di sostituire i reattori che stanno invecchiando e di rispondere alla domanda prevista per la metà del secolo in corso. Oltre a ciò, occorre rispolverare i numerosi progetti di reattori avanzati, archiviati a causa dei tagli imposti dagli economisti contabili, reattori avanzati come quelli a maggior efficienza (al momento il 90 per cento circa delle cosiddette "scorie radioattive" è costituito di 235U inutilizzato), oppure quelli al torio, quelli a neutroni veloci, quelli a sali di fluoro fusi, ecc., ognuno dei quali apre a nuove prospettive d'uso dell'energia del nucleo. Si dovrebbe, inoltre, rilanciare con decisione il programma sulla fusione nucleare, sia per la produzione di energia sia per scopi propulsivi nello spazio extraterrestre, accelerando le ricerche in corso e alimentando con uguale generosità i progetti riguardanti i prototipi alternativi, che hanno avuto meno fortuna in questa pluridecennale stagione di indebiti tagli.

Il rilancio vigoroso di queste tre grandi tematiche produttive è un altro grande passo dell'umanità, che le permette di sfuggire ai capricci della natura e di tenersi lontano dall'opzione imperiale di una nuova guerra mondiale.

Flavio Tabanelli
Movimento Internazionale per i Diritti Civili - Solidarietà

Sostieni il Movimento di Lyndon LaRouche in Italia


[inizio pagina]