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I leader militari americani si mobilitano per impedire la guerra

18 marzo 2012 (MoviSol) - Il 5 marzo otto tra ufficiali dell'esercito e funzionari di intelligence hanno pubblicato un annuncio a piena pagina sul Washington Post chiedendo al Presidente Obama di "dire no ad una guerra con l'Iran". Oltre ad un breve testo che sostiene che la diplomazia sia ancora possibile e che "un'azione militare a questo punto è non soltanto non necessaria ma pericolosa per gli Stati Uniti e per Israele" l'annuncio, pagato dal National Iranian-American Council, contiene citazioni contro la guerra di militari attivi ed a riposo, incluso l'attuale Capo degli Stati Maggiori Riuniti Gen. Martin Dempsey e di ex ministri della Difesa.

Nelle ultime settimane Dempsey ha insistito sul fatto che la guerra contro l'Iran può e deve essere evitata, perché l'Iran è un "attore razionale" disponibile alla diplomazia. Tutto sta ad indicare che l'Iran abbia cercato ripetutamente offerte diplomatiche per risolvere la questione del suo programma nucleare, anche se è stato snobbato. Il Gen. Dempsey si è pronunciato contro un'opzione militare in Siria nel corso di un'audizione alla Commissione Difesa del Senato il 7 marzo, ed anche contro la creazioni di basi per i ribelli.

L'annuncio è stato pubblicato il secondo giorno della conferenza dell'AIPAC (American Israel Public Affairs Committee) a Washington in cui il Premier israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto un attacco militare contro l'Iran.

Tra i firmatari dell'annuncio ci sono: il Gen. Paul Eaton, comandante dell'addestramento delle truppe irachene; Tom Finger, ex vicedirettore per l'Analisi della National Intelligence; il Gen. Robert G. Gard Jr., ex presidente della National Defense University; il Gen. Joseph Hoar, ex Capo del Comando Centrale in Medio Oriente; Paul Pillar, ex funzionario della National Intelligence per il vicino Oriente e l'Asia del sud ed il Col. Lawrence Wilkerson, ex capo dello staff del Segretario di Stato Colin Powell.

Il 6 marzo l'analista Pillar ha fatto seguito all'annuncio pubblicando un articolo sul Washington Monthly col titolo "Possiamo vivere con un Iran nucleare". "Nessuno sa quali saranno le piene ramificazioni di una guerra con l'Iran, e questo è il principale problema di qualsiasi proposta a usare la forza militare contro il programma nucleare iraniano. Ma le conseguenze negative per gli interessi americani saranno probabilmente gravissime" scrive Pillar. Il lungo articolo afferma che lo stesso tipo di deterrente usato con successo con l'Unione Sovietica per decenni funzionerebbe anche con l'Iran, se quel paese sviluppasse un'arma nucleare.

Un altro firmatario, il Col. Wilkerson, aveva dichiarato in un'intervista del febbraio scorso a Vanity Fair: "All'interno del Pentagono, tra i civili e i militari, non trovo nemmeno una voce favorevole ad un attacco all'Iran". Ha anche indicato che se l'Iran acquisisse un'arma nucleare, funzionerebbe il deterrente, anche se personalmente preferisce la non proliferazione.

Ed il Gen. Hoar ha dichiarato a KPBS.org il 7 marzo che "chiunque pensi che sia semplice entrare in guerra con l'Iran non capisce la natura di questa parte del mondo". Hoar chiede una discussione nazionale del problema, esattamente come non fu fatto prima della guerra in Iraq, in cui nessuno sollevò il problema dei costi sociali e finanziari dell'operazione. "Il costo si rivelò mille miliardi di dollari, 4.500 soldati uccisi, oltre 20.000 feriti, senza menzionare i 100.000 iracheni uccisi. E' il costo della guerra a cui dobbiamo pensare".

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