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Nasce in Francia il collettivo "Roosevelt 2012"

2 aprile 2012 (MoviSol) – Un gruppo di trentanove economisti, politici, artisti, ecc. ha prodotto in Francia un manifesto facente appello ad una soluzione rooseveltiana della crisi. Tra i fondatori del collettivo "Roosevelt 2012" sono l'ex primo ministro Michel Rocard e due altri economisti a lui prossimi, Pierre Larroututou e Stephane Hassel. Tutti si dicono preoccupati della possibilità che, dopo cinque anni di crisi finanziaria la società superi la soglia di un baratro e affermano l'urgenza di un'azione di prevenzione del collasso economico definitivo, che condurrebbe ad un caos totale.

Le richieste del collettivo sono coerenti con l'approccio rooseveltiano che Jacques Cheminade e il partito Solidarité et Progrès hanno promosso per anni e anni, in Francia: il ritorno alla Glass-Steagall, una Nuova Commissione Pecora, ecc. È un buon segno che altri si siano decisi a prendere la questione con tale serietà.

Benché scritto nel mese di febbraio con lo scopo di mettere alle strette i candidati alla elezione presidenziale, il manifesto ha avuto gli onori della cronaca soltanto questa settimana poiché al movimento si è associato Curtis Roosevelt, un nipote del presidente del New Deal residente nella Francia meridionale. Ora il collettivo ha in programma alcune iniziative pubbliche con la partecipazione di Roosevelt, noto per aver espresso delle forti critiche nei confronti di Obama.

Non è chiaro quando il manifesto sia stato pubblicato, ma al momento della stesura di questo articolo il movimento conta oltre 16000 aderenti.

« Quando Roosevelt assume il potere [esecutivo], » dice il manifesto nel paragrafo dedicato alla sua presidenza del 1933, « segue a Hoover, soprannominato Nulla Faccio.»

« Gli americani sono disperati », prosegue il manifesto e cita René Rémond, uno storico degli Stati Uniti: « Quattordici milioni di disoccupati, produzione industriale ridotta del 45% in tre anni... Roosevelt agisce immediatamente, con una determinazione che rianima la fiducia. L'attività legislativa è prodigiosa. In tre mesi Roosevelt approva più riforme di quelle promosse da Hoover in quattro anni. Il processo è straordinariamente rapido: alcune leggi sono presentate, discusse, votate e promulgate nello stesso giorno. »

« Lo scopo di Roosevelt non è quello di "rassicurare i mercati finanziari" ma di metterli sotto controllo. Gli azionisti sono furiosi e si oppongono con tutte le loro forze tanto alla legge che separa le banche di deposito e le banche d'affari, quanto alle tasse sulle rendite elevate, o alla creazione di un'imposta federale sui profitti, ma Roosevelt tiene duro e fa votare quindici riforme fondamentali in tre mesi. Le catastrofi annunciate dai finanzieri non si avverano. E l'economia americana ha vissuto benissimo con queste regole per mezzo secolo. »

« Dal 1933 il mondo è cambiato tantissimo, ovviamente. Ma i principii applicati da Roosevelt restano assolutamente moderni: dire la verità, parlare all'intelligenza dei cittadini e agire. AGIRE con forza! »

Denunciando il controllo esercitato dal mondo della finanza sui governi, con il pretesto che il sistema della democrazia richiede troppo tempo, in rapporto [a quello] delle decisioni assunte sui « mercati », il collettivo denuncia con veemenza l'austerità imposta dalla UE, per esempio alla Grecia e all'Italia, che può soltanto spianare la via ai « regimi autoritarii ». Poi aggiunge che « non possiamo accettare che l'oligarchia, responsabile di averci ridotti in questa crisi, approfitti di tale vantaggio per accrescere il suo potere, asserendo che non v'è alternativa all'austerità. »

Come fece Roosevelt all'epoca, il collettivo "Roosevelt 2012" propone quindici riforme da applicare immediatamente, includenti la legge Glass-Steagall, la riduzione dei debiti statali nei confronti delle banche, il boicottaggio dei paradisi fiscali, la tassazione delle transazioni finanziarie, il contrasto delle delocalizzazioni, ecc.

Purtroppo nel programma non mancano elementi di ambientalismo, ad es. nella proposta del cosiddetto "sviluppo sostenibile" come "guerra al deregolamento climatico", che contrastano con l'approccio scientifico e la visione rinascimentale dell'uomo che dovrebbero essere in modo esclusivo alla base della ripresa delle attività economiche.

Nonostante ciò, il messaggio finale del manifesto è di grande importanza: «Se si fosse aspettato un accordo tra diplomatici, il muro di Berlino sarebbe ancora in piedi. Nel 1989 furono i cittadini a sollevarsi e a far cadere un sistema politico che negava la dignità dell'Uomo".

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