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Conferenza dello Schiller Institute
Berlino, 25-26 febbraio 2012
Assicurare il futuro del genere umano

Discorso di Antonella Banaudi sul canto e l'educazione

12 aprile 2012 (MoviSol) - Pubblichiamo l'intervento della famosa soprano Antonella Banaudi alla conferenza internazionale dello Schiller Institute che si è tenuta a Berlino il 24-25 febbraio 2012.

Educazione al canto e canto come educazione

Antonella Banaudi

Avrei pensato come titolo della mia “esternazione”: Educazione al canto e canto come educazione.
Probabilmente si svolgerà più come una libera digressione che come un ordinato percorso. Come e' già stato detto da qualcuno: parlare di musica e' come danzare di architettura....
Vorrei ricordare alcune parole che fanno ormai parte della nostra cultura e che si possono intendere al di là di ogni specifica religione:” In principio era il Verbo ed il Verbo era presso Dio “.
Il verbo non e' la parola in senso stretto come la intendiamo oggi, il Verbo e' il suono, la vibrazione di tutto ciò che e' vivo e dunque significa vita e Creazione, e la Creazione e' il linguaggio del Creatore, il Logos e' la matrice di ogni forma. Il Verbo e' la Conoscenza totale dell'Assoluto, al di là dell'apparenza. Il Verbo è la parola di Dio che nomina le cose, le rende manifeste, è il Principio a cui tende ogni uomo. Nel Corpus Hermeticum Thot-Ermes dichiara che traducendo la sua opera in un'altra lingua tutto il suo significato sarebbe andato perduto, perché' nella lingua dei padri il discorso mantiene chiaro il significato delle parole, perché la qualità del discorso e del suono delle parole egiziane hanno in sé l'energia delle cose di cui parlano.
Nell'ermetismo,come nella parola ebraica, e poi nella cabala,i suoni delle parole sono cariche dell'energia divina....magica.
Piccola parentesi : il pensiero ermetico stabilisce collegamenti tra PNEUMA che significa sia spirito sia respiro, il LOGOS o parola come principio creativo e le armonie pitagoriche o MUSICA DELLE SFERE. Da una scrittura per immagini e simboli , a volte modelli grafici ripetuti, si e' giunti ad una scrittura fonetica che può conservava ancora la potenza dell'oggetto richiamato.
Vorrei solo dire con questo che pur distanti dal suono originale, possiamo sentire un'eco, un'ombra dell'idea di ogni cosa nel suono di ogni parola, lo facciamo pur attraverso il filtro delle diverse lingue e delle diverse esperienze emotive e storiche che ci legano al soggetto della parola.
Ricordo come Ungaretti recitava le sue poesie , la forza enunciatrice , il dilatarsi del tempo nella sua recitazione, perché l'oggetto o l'azione che richiamavano si incidessero profondamente nell'ascoltatore. Lo stesso Ungaretti tuttavia diceva che la Poesia è Poesia quando porta in sé' un segreto. ( Sono una creatura )
Ora io non voglio entrare nella sterile diatriba che contrappone musica e parola, su chi delle due debba servire l'altra. Penso che il genio musicale sia colui che riesce a palesare l' anima dall'involucro delle parole, che sa tradurre in architettura sonora il segreto della poesia... e non importa come tratterà la parola come linguaggio umano, non importa se la spezzerà, la dilaterà, la dilanierà anche, rendendola lontana dalla nostra abitudine d'uso comune...
Vorrei aggiungere una riflessione, forse uno spunto di riflessione: la musica è' tramite fra parola e Principio. La parola senza musica non e' poesia. La musica senza poesia non è' Segreto, non è' Logos.
Ora come posso entrare in questa magia? Come posso fare esperienza di questo segreto della musica? Di questa architettura della creazione?

Qualsiasi tipo di studio e' un percorso, una via iniziatica di miglioramento nel quale abbiamo bisogno di passione per la vita e per la scoperta, e abbiamo bisogno di essere onesti se vogliamo scoprire qualcosa in noi stessi. L'arte però è un percorso volto al miglioramento del sé, ma non come qualcosa di disgiunto dalla realtà. L'arte non deve servire a distaccarsi dalla realtà, per ritrovarsi in un Eden solitario di sterile ed effimera bellezza. Il miglioramento del sé porta ad un miglioramento anche di ciò che ci circonda, come umani tra esseri umani.

Non esiste distinzione tra spirito e materia. Sono solo diversi livelli di percezione del reale. L'arte può unire la realtà fisica alla realtà trascendente. L'arte ci mette a contatto con il Principio, ci mette in contatto con il Logos inteso anche come ragione e rapporto, e non e' la Musica in sé Ragione e Rapporto? ci mette in contatto con quella che Eraclito definiva Folgore, il Fuoco nel senso di genesi continua, di Immanenza. La musica soprattutto ci può mettere in comunione con l'Immanenza, con l'eterno attimo che si ricrea costantemente. Nella nostra vita abbiamo il dono di poter essere illuminati attraverso l'arte e la poesia dell'arte, di poter avere esperienza del senso dell'attimo, di questo respiro cosmico (battito del cuore cosmico )di cui facciamo parte.

L'arte educa la nostra anima, l'essenza che deve essere costantemente alimentata e ricreata.

E' una bellissima avventura questa ricerca della bellezza e della ragione in se stessi, e ancora di più' poterla partecipare e condividere con altri “ esploratori” dell'arte a qualsiasi livello...Attraverso il canto si vive questa esperienza impagabile, siamo strumenti di noi stessi. Possiamo creare il suono in ogni attimo e per fare questo dobbiamo imparare a viverlo instancabilmente, anche con leggerezza e luminosità, vitale anche nel nero, ma totalmente. Solo eseguendo la grande musica o ascoltandola fatta da grandi musicisti si riesce a provare questo continuo attimo, pur nella costruzione e organizzazione del tutto, in una tensione vitale verso l'infinito. Avete presente l'urgenza, la pazza corsa dell'aspirazione, costruita e alimentata attimo per attimo, ogni suono e linea melodica e armonia e colore densi e tesi perfino nel silenzio, fino al Presto finale del quarto movimento della IX ?

E allora... come posso imparare a vivere ogni frazione di attimo così intensamente? Sembrerà ovvio ma... sì, lo si può imparare educandoci con la pratica.... con pazienza e metodo … migliorando la concentrazione, la capacità di visualizzazione interiore nella costante ricerca del meglio dal punto di vista estetico, fisiologico ed espressivo...con la duttilità di inventare e sperimentare nuove vie, con una costante assimilazione ma anche contemporaneamente di proiezione verso il futuro, pronti ad immaginare il prossimo attimo.

Ora vorrei scendere su un terreno più pratico, visto che devo rispondere alle domande che mi sono posta e che forse anche voi vi ponete. Lo studio del canto e' un metodo educativo a corsia preferenziale … perché appartiene all'arte e dunque ad un percorso creativo, perché appartiene alla musica e dunque a quella vibrazione del Principio e perché sono io stessa strumento di trasmissione del Segreto (e meno male che i grandi compositori me ne hanno dato la possibilità).

e allora cominciamo a educarci ....cominciamo con l'eliminare idee preconcette sulla propria voce (le più grandi scoperte sono state fatte proprio perché gli scienziati riuscivano a “dimenticare” i progressi precedenti, a non farsene influenzare, ad essere coraggiosi e sfacciati nello sfidare appunto idee preconcette. Ricostruendo la propria personale visione del mondo. E dunque cominciamo a farlo nel nostro piccolo! Dobbiamo studiare con la completa disponibilità a trovare quello che la nostra voce realmente e'. Studiare per un certo “risultato” , ad esempio la potenza del suono illudendosi di poter fare a meno di altri requisiti del bel canto avrà come risultato una voce potentemente brutta, che ancor meno verrà voglia di ascoltare! Perseguire l'agilità a tutti i costi ci renderà superficiali e noiosi. Ricordo ancora come una ragazza, soprano leggero, volesse impressionarmi con una esecuzione velocissima di un'aria famosa.
Il risultato fu veramente di ascoltare un soprano non tanto leggero, quanto superficiale. Come sorvolare un paesaggio bellissimo a velocità supersonica, rimangono nella memoria lampi troppo veloci di colori... completamente insignificanti.

Il rispetto per la propria voce indica un rispetto di se stessi. L'atteggiamento che abbiamo verso di essa è lo specchio di come ci relazioniamo con noi stessi. Non sto parlando solo dell'aspetto estetico della voce. Sto parlando della personalità vocale e della sua efficacia artistica, della sua capacità di trasmettere col suo proprio linguaggio una visione, un'idea, un significato e una creazione ideale che vada al di là dell'evidente.

Ritornando alla velocità supersonica .... secondo me nella musica e nell' arte in genere andando lenti ,soprattutto all'inizio, si raggiungono i migliori risultati. In pittura si cominciava dalla pulitura dei pennelli, dalla preparazione della tela, dall'amalgama dei colori, dal dipingere uno sfondo, qualche angelo, il panneggio di una veste, quanto studio richiedeva dipingere l'incarnato di un viso? Un occhio? Tralasciando le leggi delle relazioni e delle proporzioni tra le figure, lo studio della luce, per arrivare ad esprimere il suo segreto anche attraverso un insegnamento nascosto?

Intuisco che alcuni miei studenti all'inizio si meravigliano di quanto tempo io spenda sullo studio delle vocali. E' un procedimento lento, un continuo processo di ascolto, per la formazione dell'orecchio interiore, per un continuo processo di esclusione del meno bello, per fare luce sul sentiero, per poter scegliere il meglio, in un continuo processo di sperimentazione, facendo riferimento sempre a quello che abbiamo trovato di bello, perché è il bello la nostra guida. E' uno studio dell'inizio e poi da ripetersi per ogni nuovo brano che ci proponiamo di eseguire.

Quasi nulla di quello che e' arte si insegna teoricamente, si può solo insegnare a sperimentare ed a scegliere quello che ci porta sulla strada migliore e infine su quella giusta, l'unica che rispecchia la verità interiore.
Il grande artista è quello che riesce essendo se stesso a partecipare della Verità, del Principio ...
Per questo ritengo che lo studio del canto non sia finalizzato ad una scelta estetica, ma ad una scelta morale, nel senso di verità congiunta a bontà e bellezza.
E così per me attraverso lo studio delle vocali nell'allievo e l'allievo in se stesso si arriva all'equilibrio della posizione per ottenere una voce luminosa e viva anche nello scuro, con legato e duttilità e agilità, perché lo strumento sia capace di aderire all'idea sottesa delle parole. Con la voce non si dà suono alle parole, si dà suono al significato interiore di una composizione. Ogni volta deve essere una riscoperta e ri-creazione, col senso della meraviglia del suono originario attraverso la parola.

Il nostro spirito deve aderire alla musica attraverso la voce. E lo possiamo fare solo se la nostra tecnica è diventata trasparente all'emozione musicale, in comunione col colore dell'idea. La parola interpretazione non mi piace molto, potrebbe essere fraintesa con una intromissione troppo forte della nostra visione parziale dell'idea espressa musicalmente. Preferisco la parola adesione all'emozione musicale.
A volte e' molto semplice far cambiare colore ad una voce . Ricordo di una esecuzione compunta , pesante e anche noiosa di “Già il sole dal Gange“.
Bastò far immaginare quasi come in uno spezzone di film il sole che sorge sul Gange con il suo brillare chiaro e lasciarsi portare dal movimento della musica come una barca su un'onda, perché immediatamente già la qualità del suono cambiasse, in una esecuzione più facile e... felice! Questo è un esempio molto semplice. Posso dire che finché la nostra immaginazione non si plasma con quella che l'autore ha tradotto musicalmente non riusciremo a raggiungere una esecuzione di qualità artistica.

Solo se conosciamo la nostra natura possiamo educarla, migliorarla, potenziarla, essere artisti di noi stessi.
Forse posso paragonare lo studio del canto come ad una sorta di conoscenza della casa in cui viviamo.
All' inizio ci sembra che la luce sia sufficiente per viverci ma non sappiamo esattamente come è costruita ne' cosa ci sia dentro esattamente.
Usiamo i soliti spazi, la stessa poltrona... ma poi cominciamo a scoprirne le stanze, ripulirle , buttando via preconcetti e abitudini, suppellettili inutili e ingombranti. Apriamo le finestre, facciamo luce, non ci basta più quella artificiale...abbiamo bisogno della luce vera... quella del sole... il nostro Fuoco ...Il più delle volte la casa così ripulita e in ordine è molto più bella di come l'avevamo pensata nella semi oscurità, lasciata andare per distrazione o altri motivi ... Molte volte scopriamo che così com'è ci piace moltissimo e ci viviamo dentro molto meglio di prima, ci si respira meglio e la gente ci viene a trovare volentieri ….

E siamo alla digressione finale: poco tempo fa sono stata nella Cappella dei Pazzi , a Firenze naturalmente, nella Firenze di Brunelleschi, Ficino e Pico (non era la prima volta, ma prima non ne sapevo il segreto).
Brunelleschi e' la personalità più rappresentativa dell'architettura magica del Rinascimento, e il Rinascimento venne e può venire solo dall'umanesimo, una nuova coscienza dell'essere umano.

Nella sua nuda proporzione e semplicità, nell' equilibrio di luce e colori, mi ha regalato una risonanza bellissima al suono della voce.
A dimostrazione che è la proporzione e cioè l'idea tradotta in costruzione ad avere una risonanza dentro di noi. L'emozione provata a sentirmi rispondere dalla stessa pietra, quasi a sostenermi nella linea del canto, quasi come se la pietra fosse viva, e si esprimesse nella vibrazione come una voce cosmica, mi ha fatto sentire parte di un tutto unico che accomuna la pietra all'uomo, in un'armonia che e' la ragione d'essere di tutto. La stessa armonia che cerchiamo e proviamo nel cantare insieme, nel suonare insieme, nel partecipare ad una sorta di rito/celebrazione che sta al di là della religione, profondamente morale e umano.

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