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Cheminade sostiene con riserve la candidatura di Hollande

3 maggio 2012 (MoviSol) – "Non voterò per Nicolas Sarkozy", afferma in un comunicato di oggi il candidato presidenziale Jacques Cheminade, parlando del secondo turno elettorale. "A causa della sua sottomissione alle forze della finanza è responsabile dello stato attuale della Francia. Tutto, nel suo comportamento e nei temi della sua campagna elettorale, si oppone alla missione storica del mio Paese. Per quanto me lo consentano i miei mezzi, contribuirò quindi a farlo cadere".

"Per batterlo, una scheda bianca non sarebbe sufficiente. Voterò pertanto per François Hollande, malgrado tutte le mie prevenzioni riguardanti la politica che i socialisti hanno seguito in passato, allorché esercitarono il potere e contribuirono a porre le Francia sotto la tutela finanziaria. Ho accolto con soddisfazione il discorso di Bourget del 22 gennaio, in cui Hollande ha individuato il principale avversario nel mondo della finanza, e prendo atto dell'impegno assunto dal candidato a «preservare il nostro modello sociale frutto dei lavori del Consiglio Nazionale della Resistenza»".

"Ciononostante, non vedo come egli potrà tener fede a questo suo impegno, tenuto conto degli altri che – d'altra parte – ha assunto: «ristabilire l'equilibrio dei conti pubblici entro il 2017» e «inserire la regola aurea in una legge organica che potrebbe essere votata a partire da luglio». Ciò significa, ad ogni modo, rifiutare l'avvertimento di Jean Zay, il Ministro dell'Educazione del Fronte Popolare, personalmente contrario alla «mistica dell'equilibrio di bilancio» che allora aveva impedito, come farebbe oggi, qualunque politica di sviluppo reale dell'economia e di giustizia sociale".

"Diciamolo francamente: la propensione di François Hollande per la sintesi e a sottovalutare ciò che costituisce il mondo della City di Londra e di Wall Street, cioè l'oligarchia finanziaria, non lo rendono affatto pronto, per ora, ad affrontare la tempesta che si prepara sull'Europa e sul mondo intero. La sua affezione per l'esercizio del potere, in tutto simile a come la manifestarono François Mitterrand e Jacques Delors, mi fa dubitare della sua capacità di raccogliere oggi la sfida".

"La debolezza che egli ha già dimostrato, davanti ai giornalisti inglesi e americani; la pusillanimità dimostrata nel suo recente soggiorno a Londra; i contatti stabiliti dai suoi collaboratori, che sono estrazione del mondo della finanza, con quello stesso mondo della finanza; le dichiarazioni di Jérôme Cahuzac a favore del «concetto di banca universale 'alla francese' che fonde assieme le attività di deposito e le attività finanziarie»; le sue dichiarazioni sul rimandare ad ottobre qualunque processo legislativo riguardante le attività finanziarie; tutto ciò induce a nutrire dubbi estremamente pesanti".

"Gli uomini, però, possono cambiare. Il mio voto avrà come fine, pertanto, sia la sconfitta di Nicolas Sarkozy che la stretta sorveglianza di François Hollande. Se lancerà una legge per la separazione delle banche, ispirandosi alla politica di Roosevelt negli Stati Uniti ed alla nostra durante la Liberazione, cioè se si deciderà a opporsi alla politica iniziata da François Mitterrand e Jacques Delors alla loro epoca, se adotterà un principio di banca nazionale in grado di permettere al popolo di ritrovare il suo strumento di potere, se affermerà chiaramente che l'Europa ha perso la retta via ed ha perduto la sua ragione d'essere, allora avrà il mio sostegno, senza dubbio più saldo di tanti socialisti che si stagliano sull'orizzonte strauss-kahniano e che sono privi di principii. Se agirà diversamente, sarò il suo avversario, l'avversario cioè di un complice di quel mondo della finanza che denunciò a Bourget. Spero per la Francia, per l'Europa e per il mondo, che le sue azioni possano dissipare i miei dubbi e la mia forte prevenzione nei suoi confronti, e che siano di natura tale da servire quella «certa idea di Francia» e quella «grandeur della nazione» che ha evocato il 27 aprile a Limoges".


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