Mappa del sito

Newsletter

Il CD di Solidarietà

© Copyright

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
MoviSol.org
Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

   

La partita finale per l'Euro

4 agosto 2012 (MoviSol) - Il proclama di Mario Draghi a Londra il 25 luglio che la BCE è pronta a difendere l'Euro "a tutti i costi" ricorda i proclami di resistenza all'ultimo sangue lanciati da Hitler nel bunker mentre le truppe sovietiche erano già entrate a Berlino. La disintegrazione dell'Euro è inevitabile perché l'euro non è una vera moneta e ogni misura presa dalle istituzioni e dai governi dell'UE per prolungarne l'esistenza non fa che accelerarne la fine.

E nonostante l'appoggio formale di Hollande e Merkel (che in realtà suonava come una ritirata nella parte in cui si richiamava ogni paese membro a "fare il proprio dovere nella sua area di responsabilità", Draghi non ha eserciti da dispiegare né molte cartucce da sparare per mantenere la "luna promessa", come notava sarcasticamente l'euroscettico Ambrose Evans-Pritchard il 29 luglio.

Per tener fede alla promessa, Draghi ha poche opzioni. La BCE potrebbe acquistare qualche decina di miliardi di titoli spagnoli e italiani - anche un centinaio - sul mercato secondario, per tenere calmi i mercati per un paio di settimane; per far ciò la BCE, che ha poco capitale, deve fare affidamento sull'Eurosistema, e cioè le banche centrali dell'Eurozona. Ma poche ore dopo il proclama di Londra, la Bundesbank ha detto "nein" alla ripresa del programma di acquisto di titoli di stato. Così, se l'opposizione della Bundesbank persiste, alla BCE rimane l'unica opzione di un altro megaprestito alle banche (Long Term Refinancing Operation), le cui dimensioni dovranno essere adeguate al problema, e cioè a partire da un migliaio di miliardi in su. Piccolo problema: la BCE è già piena di collaterale senza valore e le stesse banche da rifinanziare sono a corto di collaterale bancabile, nonostante la BCE abbia abbassato gli standard a BBB-, quasi a livello spazzatura.

Se la BCE non fornisce una significativa massa di liquidità questa settimana, le reazioni euforiche dei mercati che hanno fatto seguito alle dichiarazioni di Draghi si trasformeranno in panic selling e in una reazione a catena che potrebbe seppellire il sistema. D'altro canto, un'ulteriore iniezione di liquidità iperinflazionistica accelererebbe comunque la disintegrazione dell'Euro.

Ci avviciniamo alla battaglia decisiva. Da una parte i popoli e le nazioni, e dall'altra un sistema finanziario marcio che vuole sacrificare i primi per sopravvivere. Wall Street, la City di Londra e gli Eurofanatici segnalano l'intenzione di imporre una dittatura. Essi sono pronti a giocare la carta del caos, spingere la crisi agli estremi per ottenere le riforme politiche desiderate: un bilancio sovranazionale, l'unione bancaria e un debito comune. La recente decisione di Moody's di mettere sotto osservazione il rating della Germania potrebbe essere un elemento di tale strategia.

Lunedì 30 luglio, il segretario al Tesoro USA Tim Geithner, ancora scottato dall'audizione sulla truffa del Libor, è volato all'isola di Sylt, in Germania, per parlare col collega tedesco Schaeuble prima di recarsi da Draghi a Francoforte. Geithner potrebbe avere assicurato a Draghi il sostegno finanziario della Fed, che non ha problemi di statuto, nel caso che la BCE non riesca a togliersi i lacciuoli. Geithner era stato preceduto da altri due alfieri dell'oligarchia finanziaria che il giorno prima hanno dato fiato alle trombe: Tony Blair e Jean-Claude Juncker. Blair ha dato un'intervista al tabloid tedesco Bild in cui ha esortato gli europei a raggiungere un'intesa politica "su tutte le decisioni necessarie da prendere per salvare l'Euro". Juncker ha lanciato improperi contro il governo tedesco, accusandolo di "trattare l'UE come una succursale". Va da sé che questa entrata a gamba tesa ha avuto l'effetto opposto a quello desiderato.

Non solo nei commenti dei lettori online si registra una rivolta universale contro l'arroganza di tali amministratori di paradisi fiscali, ma fa testo un editoriale comparso sul Welt am Sonntag. "Al più tardi a partire dalla scorsa settimana, è diventato chiaro - scrive il giornale dell'establishment moderato - che l'Europa politica ha superato i limiti della propria abilità di funzionare. La dichiarazione congiunta di Hollande e Merkel (...) non era altro che un atto di disperazione". "Si potrebbe dire - continua - che siamo alla capitolazione. Ognuno deve vedere di cavarsela da solo". Negli undici anni sotto l'Euro, il divario economico tra nord e sud è aumentato invece di diminuire, e "in queste condizioni, una moneta comune non ha alcun senso".

Sostieni il Movimento di Lyndon LaRouche in Italia


[inizio pagina]