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Euro: attenzione al Piano B, dove B sta per Barzelletta

25 agosto 2012 (MoviSol) - Ormai non lo nascondono più: la rottura della zona Euro viene considerata inevitabile perfino da coloro che giuravano che l'Euro fosse "irreversibile". Non soltanto la Finlandia, ma ora anche l'UE sta lavorando ad un "Piano B". Tuttavia, a quanto si apprende da Bruxelles, Berlino e Londra, B in questo caso sta per Barzelletta!

Il ministro degli Esteri finlandese Erkki Tuomioja ha rivelato in una discussione con un corrispondente del Daily Telegraph (16 agosto): "Dobbiamo considerare apertamente la possibilità di una rottura dell'Euro. I nostri funzionari, come tutti gli altri e come tutti gli stati maggiori, hanno qualche tipo di piano operativo per questa eventualità". Poi ha dovuto smentirlo.

A quel punto, il 18 agosto, il Sueddeutsche Zeitung ha fatto trapelare la notizia che i governi UE starebbero discutendo un "Piano B" che contempla l'uscita della Grecia dall'Eurozona. Stando al quotidiano tedesco non ci sarebbe ancora un piano preciso, perché molto dipenderà dalla sentenza della Corte Costituzionale tedesca sull'ESM, e da ciò che dirà la Troika sulla Grecia. Se la Troika non raccomanderà ulteriori aiuti ad Atene in settembre, la Grecia potrebbe essere costretta a tornare alla dracma.

Quindi il "Piano B" che viene discusso dai governi UE mira a "rafforzare" ciò che resta dell'Eurozona, aumentando gli aiuti finanziari a Irlanda e Portogallo, concedendo prestiti ESM e il sostegno della BCE a Spagna e Italia, e muovendosi verso un'unione bancaria e il commissariamento dei bilanci nazionali da parte dell'UE. Si parte dal presupposto, stando al quotidiano tedesco, che "le singole misure prese finora abbiano migliorato la situazione, ma non abbiano ancora ristabilito la fiducia dei cittadini e dei mercati nell'Euro". In altre parole, si raccomanda una continuazione della politica di austerità stile Bruening che in realtà sta distruggendo le economie nazionali.

Sotto la stessa categoria rientra il "Piano B" proposto dall'Economist di Londra, che dedica uno degli articoli principali alla "tentazione" della Merkel di amputare una parte dell'Eurozona per salvare il resto. Il settimanale britannico sostiene che sia una "piccola" amputazione (solo la Grecia) che una "più grande" (Spagna, Irlanda, Portogallo e Cipro) sarebbero più costose per la Germania che procedere per l'unione politica e la "mutualizzazione" del debito dell'Eurozona.

La principale preoccupazione dell'Economist, naturalmente, è salvare l'impero di carta straccia della City di Londra, che verrebbe messo a repentaglio da una rottura dell'Euro, o anche da una parziale cancellazione del debito.

Qualsiasi Piano B che non contempli il ripristino della separazione bancaria secondo lo standard Glass-Steagall, per proteggere le categorie produttive del debito e lasciare il resto in balia del mercato, non funzionerà. Qualsiasi Piano B che miri a salvare l'Euro invece delle economie nazionali è una proposta folle.

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