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[Executive Intelligence Review, 2 febbaio 2007]


Smontiamo le leggende sull'energia nucleare

di Marsha Freeman

Mentre il Congresso degli Stati Uniti discute di politica energetica, l'EIR fornisce questa sintetica rassegna delle risposte alle più frequenti obiezioni sollevate nei confronti dell'unica possibile soluzione alla scarsità di energia negli USA e nel mondo, l'energia nucleare.

Domanda: Le centrali nucleari non sono pericolose per la salute umana?

Risposta: In realtà non c'è mai stato nessun incidente negli Stati Uniti che abbia messo in pericolo la salute o il benessere della popolazione. Il peggiore incidente americano, quello alla centrale di Three Mile Island, Pennsylvania, nel 1979, non ha ferito nessuno.

D: E l'incidente alla centrale di Cernobyl, in Ucraina, nel 1986?

R: La gravità di quell'incidente fu una conseguenza della carente progettazione del reattore e dell'inadeguata preparazione del personale dell'impianto. Negli USA, la vigilanza da parte della Commissione per la Regolamentazione del Nucleare fornisce gli standard per la progettazione dei reattori e la procedura di installazione, cosa che ha contribuito ai nostri eccellenti risultati nella sicurezza delle centrali nucleari.

La nuova generazione di impianti nucleari, che già vengono costruiti in altre nazioni, comprende sistemi di sicurezza passiva, che semplicemente spengono la centrale qualora ci sia un errore da parte di un operatore o un guasto nelle apparecchiature.

Per fare un paragone, nel 2006, più di 5.000 minatori sono morti in Cina nella produzione del miliardo abbondante di tonnellate di carbone che alimenta quell'economia. Anche la salute della popolazione delle città cinesi è messa in pericolo dall'inquinamento causato dalla combustione di carburante fossile.

Per quanto riguarda la vulnerabilità ad attacchi “terroristici”, non c'è nessuna infrastruttura pubblica che sia protetta meglio delle centrali nucleari. Non c'è nessuno scenario nel quale un rilascio di radiazioni (il cui effetto a basso dosaggio è, in ogni caso, del tutto esagerato), possa danneggiare la salute pubblica in maniera significativa.

D: Che ne facciamo delle scorie delle centrali nucleari?

R: Non esistono “rifiuti o scorie nucleari”. Questi sono i termini usati a livello popolare da parte degli ideologhi anti-nuclearisti per spaventare il pubblico e i suoi rappresentanti eletti. Più del 95% dei prodotti di fissione che si creano negli impianti nucleari commerciali possono essere riprocessati e riciclati. Il combustibile esausto proveniente da una tipica centrale nucleare da 1.000 megawatt, che abbia operato per più di 40 anni, può produrre energia pari a 130 milioni di barili di petrolio, o 37 milioni di tonnellate di carbone.

Riprocessandoli, l'uranio 235 e il plutonio fissili vengono separati dai prodotti di fissione di alto livello. Il plutonio può essere usato per ottenere un combustibile attualmente utilizzato per produrre energia elettrica in 35 reattori nucleari europei. L'uranio fissile presente nel combustibile esausto può a sua volta essere utilizzato. Dal restante 3% di prodotti radioattivi di alto livello, possono essere estratti importanti isotopi per uso medico o altro.

D: E lo stallo in cui si trova la sepoltura di combustibile radioattivo esausto nel deposito geologico di Yucca Mountain nel Nevada?

R: Questo è un programma irrazionale, risultato del successo della lobby antinucleare per la non-proliferazione negli anni settanta. La Partnership Globale per l'Energia Nucleare del Ministero per l'Energia propone di spendere miliardi di dollari e più di un decennio in ricerca e sviluppo, per sviluppare nuove tecnologie per il riprocessamento che siano “a prova di proliferazione,” dietro il paravento della prevenzione della diffusione di armi nucleari ed al plutonio, e seppellire nel frattempo il combustibile esausto a Yucca Mountain. Questo ritardo non è necessario. Oggi Inghilterra, Francia, Russia, India, Giappone e Cina riprocessano il combustibile nucleare esausto ed oggi si può usare quella tecnologia qui negli USA per eliminare il problema delle “scorie nucleari”, nel breve periodo.

D: Ma se gli USA procederanno con il riprocessamento, rendere questa tecnologia disponibile non aumenta il rischio che altre nazioni sviluppino armi nucleari?

R: Nessuna nazione ha mai sviluppato un'arma nucleare da una centrale per uso civile. Se una nazione ha intenzione di sviluppare armi nucleari, deve ottenere la tecnologia specifica per farlo. Israele è un esempio di nazione che non ha centrali nucleari civili, ma ha sviluppato armi nucleari.

L'argomento della non-proliferazione, cioè che il controllo della tecnologia ridurrà il rischio della proliferazione di armi, è un falso storicamente dimostrabile. Le nazioni prendono decisioni in base ai propri bisogni militari e di sicurezza, non in base a quali tecnologie siano disponibili.

D: L'energia nucleare non è più costosa di quella da combustibili fossili o “alternativi”?

R: La netta ascesa dei costi per la costruzione di centrali nucleari tra la fine degli anni settanta e gli anni ottanta fu il risultato di azioni politiche, non economiche. Alcuni impianti progettati per costare meno di un miliardo di dollari hanno finito per costare dieci volte tanto, a causa del fatto che è stata data via libera agli “ambientalisti” anti-nucleari e ai ricorsi legali, usando argomenti speciosi ed ideologici, al fine di ritardare la costruzione di impianti per anni, qualche volta per decenni. Laddove non c'è stata interferenza politica, nuovi impianti nucleari sono stati costruiti in 38 mesi, secondo le previsioni e rimanendo nel budget iniziale, come in Giappone.

Mentre c'è bisogno di un minore investimento iniziale di capitale per costruire una centrale a gas piuttosto che una nucleare, il costo operativo nei trenta anni e più di vita della centrale a gas vira decisamente in favore dell'energia nucleare. Paragonata al carbone poi, l'economia complessiva non risulta appesantita dal trasporto di milioni di tonnellate di combustibile.

Nel 2002, di fronte ad una domanda crescente e dopo un'attenta analisi economica, la Tennessee Valley Authority decise che era più economico spendere 1,8 miliardi di dollari per recuperare la propria centrale nucleare di Browns Ferry, che era chiusa dal 1986, piuttosto che costruire un'unità alimentata a gas.

Le cosiddette energie rinnovabili, come il solare e l'eolico, non solo sono inefficienti poiché la loro energia è molto dispersa, ma esse sono così inaffidabili che devono essere disponibili forniture energetiche di supporto (fossili o nucleari) per quando non c'è il sole o il vento. Quindi, non solo i consumatori si sobbarcano la spesa per l'inefficienza, ma l'intera rete elettrica paga il costo di dover fornire capacità ridondante in stand-by per assicurare l'affidabilità di rete.

Negli anni settanta si stabilì che le fonti energetiche alternative, “soft”, sarebbero state competitive rispetto a quelle fossili o nucleari, qualora i costi energetici avessero raggiunto un prezzo equivalente di 100 dollari al barile di petrolio. Allo scopo di mettere queste fonti anti-economiche in funzione prima di allora, furono prese decisioni politiche per spendere 20 miliardi di dollari di sussidi federali all'energia alternativa, mentre la spesa federale per tecnologie nucleari avanzate ha subito una brusca frenata. È stata questa irrazionale politica di investimenti che ha reso l'energia nucleare “costosa.”

D: Come può essere finanziato l'alto costo per nuovi impianti nucleari?

R: Deve esserci un cambiamento di paradigma in politica economica, dove l'approccio complessivo di Lyndon Larouche alla riorganizzazione fiscale e il ripensamento del bilancio federale sulla base dei necessari investimenti di capitale siano le linee guida.

Fornire elettricità affidabile ed economica, così come riconosciuto dal Presidente Franklin Roosevelt più di 50 anni fa, non è un lusso, ma una necessità. Per questo motivo, negli anni trenta, l'industria delle “utilities” elettriche fu regolamentata dal governo federale e dagli stati, allo scopo di proteggere i consumatori dalla manipolazione finanziaria e dalla frode, e per assicurare che ci fosse energia economica disponibile per ogni casa, fattoria o fabbrica.

La deregulation dell'industria delle utilities USA, cominciata all'inizio degli anni novanta, ha quasi distrutto un sistema di energia elettrica che era invidiato da tutto il mondo. Le aziende di utilities devono avere accesso a credito a lungo termine e a basso tasso d'interesse, dell'assicurazione da parte dei regolatori del governo e dei policy-makers, che il sabotaggio “ambientalista” e il ritardo non verrà tollerato; e che un grande sforzo verrà intrapreso per ricostruire l'industria manifatturiera nucleare (che realizza le centrali e i loro componenti, ndt), che è quasi scomparsa. Questi punti debbono essere affrontati da parte della politica nazionale, indipendentemente dai finanzieri di Wall Street, ma dirigendo le risorse nelle infrastrutture attraverso la politica fiscale.

D: Ma la crisi energetica immediata è data dalla nostra dipendenza dal petrolio. Come fa l'energia nucleare ad alleviare il problema?

R: In due modi. Nel lungo periodo, l'unico sostituto intelligente e rinnovabile per i combustibili liquidi a base di petrolio è l'idrogeno. Quando i reattori a fissione nucleare di ultima generazione ad alta temperatura (che sono in fase di sviluppo in Cina e Sud-Africa), che dividono l'acqua nei suoi elementi costitutivi, entreranno in funzione, metteranno a disposizione l'idrogeno come carburante per il trasporto versatile ed universalmente disponibile.

Nel breve periodo, il consumo di petrolio potrebbe essere drasticamente ridotto attraverso investimenti su vasta scala nei trasporti di massa e nelle ferrovie. Il nostro decrepito sistema ferroviario a nafta dovrebbe essere elettrificato. Metà delle merci trasportate su gomma negli USA dovrebbe essere tolto dalle strade e messo su rotaia. Milioni di miglia, ore, di pendolari alla guida di automobili dovrebbero essere eliminati attraverso il trasporto pubblico. Un programma aggressivo per costruire treni pendolari convenzionali, e sistemi di levitazione magnetica (maglev) per il trasporto inter-city, sostituirebbero il trasporto minuto e inquinante a base di combustibili fossili, con l'energia nucleare *.

D: Ma non è vero che c'è una vasta opposizione a nuove centrali nucleari e che i cittadini non vogliono che gli si costruiscano impianti “nel cortile di casa”?

R: E' vero l'opposto. Negli ultimi due anni, da quando le utilities hanno indicato che chiederanno licenze alla Commisione per la Regolamentazione del Nucleare per costruire nuove centrali nucleari, le comunità hanno cominciato a competere le une con le altre, per offrire pacchetti attrattivi alle aziende, per cercare di incoraggiarle a costruire nel loro “cortile di casa”.

L'anno scorso alcune comunità in Lousiana, Oswego (New York) e Fort Gibson (Mississippi), hanno approvato risoluzioni per sostenere l'aggiunta di nuovi reattori nucleari ai siti nucleari già esistenti. Gli stati di Georgia, Utah, South Carolina e South Dakota hanno approvato risoluzioni a sostegno della costruzione di nuove centrali nucleari.

A Calvert Cliffs, ad un tiro di schippo da Washington, D.C., i Commissari dell'Ufficio della Contea, lo scorso agosto, hanno votato di offrire 300 milioni di dollari in minori tasse alla Constellation Energy Group per aggiungere un terzo reattore alla centrale nucleare locale. L'impianto di Calvert Cliffs è il maggiore datore di lavoro in quella contea del Maryland e i 16 milioni di dollari che esso paga di tasse ogni anno contribuiscono per il 9% alle entrate fiscali totali della contea.

Nel settembre 2006 la Bisconti Research Inc. ha pubblicato i risultati di un sondaggio telefonico, su un campione di 1.000 adulti rappresentativo della popolazione nazionale, sull'energia nucleare. Il sondaggio ha rivelato che quasi il 70% degli intervistati erano favorevoli all'energia nucleare e che il 68% di coloro che vivono nei pressi di un impianto operativo erano favorevoli alla costruzione di un nuovo reattore sul sito esistente.

* Benché la rete ferroviaria italiana sia più elettrificata di quella statunitense, l'approccio a spostare il traffico dalla gomma alla rotaia, ammodernare il traffico pendolare e introdurre la tecnogia maglev e dell'idrogeno va applicato anche nel nostro paese (Nota della redazione)


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