ECONOMIA

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

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Un attacco al Trattato di Westfalia

5 marzo 2004 – Nel mese di marzo sono stati lanciati numerosi attacchi contro il Trattato di Westfalia del 1648, che concluse le guerre di religione che imperversarono tra il 1618 ed il 1648 istituendo il generale contesto giuridico e politico dell'era moderna nella civiltà occidentale. La polemica pubblica è indice di una resistenza interna ai circoli anglo-americani alla creazione di un ordine mondiale neo-imperiale.
Il 6 marzo, in un discorso elettorale, il primo ministro britannico Tony Blair ha difeso la nozione dell'intervento militare preventivo dichiarando: "Prima dell'11 settembre cercavo già una diversa filosofia dei rapporti internazionali che non fosse quella tradizionale che ha dominato dal Trattato di Westfalia del 1648, e cioè le questioni interne di una nazione sono affari suoi e non si può interferire a meno che esse non costituiscano una minaccia o infrangano un trattato, o non facciano scattare gli obblighi di un'alleanza".
Il 27 marzo il conte Otto von Lambsdorff, presidente della sezione europea della Commissione Trilaterale, ha scritto un commento a piena pagina sul Neue Zuercher Zeitung in cui il trattato del 1648 è criticato come un ostacolo all'intervento negli affari interni degli "stati dittatoriali", tra i quali lui annovera la Cina. Lambsdorff si schiera contro il concetto di sovranità definito nel Trattato quale base del protezionismo e della rete di protezione sociale e quale ostacolo al liberismo ed alle "società aperte", fattore che rappresenta una "minaccia alla pace".
Il 29 marzo l'ex segretario di Stato George Shultz, eminenza grigia del partito repubblicano USA e della cordata neo-con al governo con Bush, e figura centrale nella liquidazione del sistema di Bretton Woods nel 1971, ha firmato un commento sul Wall Street Journal in cui definisce il Trattato di Westfalia il principale fattore di rafforzamento della sovranità dello stato e di impedimento nell'intervento contro gli "stati canaglia".
In passato, anche l'ex segretario di Stato Henry Kissinger aveva preso posizione contro il trattato, dichiarandolo un ostacolo nell'affrontare le crisi della regione mediorientale.
Secondo un esperto di strategia queste prese di posizione "pongono in rilievo le questioni fondamentali che si affrontano oggi; il conflitto principale che dilania l'occidente trova le sue radici in quel trattato del 1648 elaborato tra Osnabrueck e Muenster. Ha garantito la sovranità delle nazioni e l'inviolabilità dei trattati internazionali. Le idee furono riaffermate nella conferenza di San Francisco in cui furono fondate le Nazioni Unite, in cui fu sancito anche il principio della 'sicurezza collettiva' attraverso la costituzione del Consiglio di Sicurezza. Franklin D. Roosevelt favorì tutto questo. Ma adesso questi principi sono stati distrutti dagli USA e dall'Inghilterra, con la guerra in Iraq ed iniziative collegate. Questo viene ammesso sempre più pubblicamente, come abbiamo potuto vedere con il recente discorso di Tony Blair".
Helga Zepp-LaRouche, presidente dello Schiller Institut e capolista del Movimento Solidarietà tedesco (BüSo) nelle elezioni europee, ha rilasciato una dichiarazione intitolata "I principi della pace di Westfalia debbono essere difesi ad ogni costo". Il trattato rappresenta "un progresso storico mondiale di prim'ordine", e "ha fornito, sin da allora, le basi per tutto lo sviluppo del diritto internazionale ... ha stabilito che la base per la politica estera non dev'essere la rappresaglia ma l'interesse reciproco da sviluppare in comune, e che le offese compiute durante le guerre debbono essere perdonate 'perché si vuole stabilire la pace' ... Questo principio rappresenta oggi l'unica possibilità di trovare una soluzione alle terribili crisi belliche che scuotono il pianeta ... Chiunque propone di eliminare i principi di Westfalia sa che sta scherzando con il fuoco di una guerra mondiale". "In Europa soprattutto -- ha concluso Helga Zepp-LaRouche -- dove abbiamo sofferto i danni maggiori delle due guerre mondiali, i leader parlamentari e politici debbono avere il coraggio di denunciare queste politiche guerrafondaie per quello che sono".