ECONOMIA

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

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DICHIARAZIONE DI PAOLO RAIMONDI

UNA "COMMISSIONE PARLAMENTARE PER UNA NUOVA BRETTON WOODS"

Roma, 17 maggio -- L'ultimo Bollettino della Banca per i Regolamenti Internazionali  (BRI)  riportava che il livello delle operazioni finanziarie in derivati Over The Counter  (OTC), quelle che non appaiono nei bilanci, era arrivato alla fine del 2003 alla soglia dei 200.000 miliardi di dollari (197.100 per la precisione), cioè 5 volte il PIL mondiale, con un aumento del 16%  solamente in 6 mesi. E' una bolla sempre più fuori controllo, pronta ad esplodere con una reazione a catena ad ogni turbolenza dei mercati e ad ogni nuova bancarotta finanziaria.
Ma i derivati sono ancora una parola tabù. Non se ne deve parlare, oppure quando lo si fa è semplicemente per spiegare accademicamente che sono strumenti per "spalmare" i rischi o altre innocue amenità.
Durante le recenti audizioni sulle bancarotte della Parmalat, della Cirio e sulla difesa del risparmio minacciato da operazioni finanziarie speculative, come i bond generati negli off shore, la parola "derivato" è stata menzionata una sola volta, durante l'audizione di Lamberto Cardia, presidente della CONSOB, dal Sen. Riccardo Pedrizzi, Presidente della Commissione Finanze del Senato che ha chiesto:" Come vengono censiti i prodotti derivati? Nell'ultimo anno i prodotti derivati nel mondo si sono moltiplicati almeno per 50. Non si sa neanche come vengano classificate nei bilanci questo tipo di scommesse, che non hanno più alcun collegamento con il rapporto commerciale sottostante e come vengano rilevati dalla Banca d'Italia e dalla Consob. Attraverso i prodotti derivati ci potrebbe essere una montagna di debiti che sfuggono completamente alle rilevazioni degli istituti di vigilanza."
La domanda non ha avuto alcuna risposta, ma ha posto la questione fondamentale della bolla speculativa che necessita di una soluzione.
Bisogna aggiungere che i derivati sui tassi di interesse stanno progressivamente dominando il casinò finanziario con il 56% di tutti gli OTC. In una situazione di estrema instabilità e insicurezza intorno alle aspettative di un possibile aumento dei tassi di interesse che già provocano sinistri scricchiolii nelle architetture speculative internazionali legate agli immobili e ai bond, basterebbe un'insolvenza, una bancarotta di un grande operatore per provocare una valanga. Sembrerà una contraddizione, ma in un mercato inondato da liquidità, un crollo sistemico, come è avvenuto per la Parmalat, potrebbe essere provocato proprio da una crisi di liquidità. Anche il governatore Antonio Fazio lo ha ammonito nel suo intervento davanti alla Commissione d'Indagine.
Si sta quindi navigando a vista in un mare pieno di mine dove il problema non sta nell'affondamento di qualche nave bensì in una reazione a catena che manderebbe all'aria l'intero sistema, con conseguenze che ovviamente andrebbero ben oltre i mercati finanziari, per coinvolgere l'intero  sistema economico e sociale.

E' per questa ragione che propongo la creazione di una "Commissione Parlamentare  per una Nuova Bretton Woods", eventualmente come una continuazione più snella della Commissione d'Indagine; cioè un gruppo di studio e di lavoro per definire urgentemente soluzioni globali alla crisi sistemica. Dovrebbe essere una Commissione esplorativa, mobile e non burocratica, che contatti altri parlamenti e istituzioni di altri paesi per sottoporre loro i problemi rappresentati dalla crisi finanziaria sistemica e che inviti in Italia gruppi di parlamentari ed esperti per preparare a livello europeo e internazionale le condizioni per arrivare a formulare con chiarezza e decisione la necessità di convocare una conferenza a livello di capi di stato, di governo e parlamenti, come quella che si tenne a Bretton Woods nel 1944, per ristabilire nuove regole per un nuovo sistema monetario e finanziario internazionale capace di sostenere programmi rooseveltiani di sviluppo delle economie reali e produttive.