ECONOMIA

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

ECONOMIA


I mandarini della sicurezza nazionale all'assalto contro Cheney-Bush

Con un'affollata conferenza stampa tenuta il 6 giugno a Washington, un gruppo di ex diplomatici e di alti militari in congedo ha duramente criticato la politica estera e di sicurezza nazionale dell'amministrazione Bush, chiedendo agli americani di punirla alle elezioni di novembre. I 27 appartenenti a questa formazione ad hoc, chiamata "Diplomats and Military Commanders for Change", sono ex generali, ammiragli e ambasciatori che hanno prestato servizio in varie amministrazioni, repubblicane o democratiche, praticamente in tutto l'arco del dopoguerra.
Qualche nome: Chas Freeman, ex ambasciatore in Arabia Saudita; ammiraglio William J. Crowe, ex capo di stato maggiore della difesa, ex presidente del Consiglio del presidente per l'intelligence estero (PFIAB), ex ambasciatore presso la Corte di San Giacomo; generale dei Marines Joseph P. Hoar, ex comandante in capo del Comando Centrale USA; Samuel Lewis, ex ambasciatore in Israele; Jack Matlock, ex ambasciatore in Unione Sovietica; Donald McHenry, ex ambasciatore alle Nazioni Unite; generale Merrill McPeak, ex capo di stato maggiore dell'Air Force; Phyllis Oakley, ex assistente del Segretario di Stato per l'intelligence e la ricerca; Arthur Hartman, ex ambasciatore in Unione Sovietica.
Alla conferenza stampa, l'ambasciatrice Phyllis Oakley ha preso la parola a nome dei colleghi: "Partecipare ad un'iniziativa che molti riterranno politica o addirittura faziosa, per molti di noi è un'esperienza nuova. Come funzionari di carriera abbiamo servito lealmente amministrazioni sia repubblicane che democratiche ... Per molti di noi un passo pubblico di questo tipo è molto difficile da compiere e si tratta di una decisione presa dopo attenta riflessione. ... Per quasi mezzo secolo abbiamo operato con impegno in ogni parte del mondo, spesso in circostanze molto difficili, per costruire pezzo dopo pezzo una struttura di rispetto e di influenza per gli Stati Uniti che ha molto giovato al nostro paese negli ultimi sessant'anni. Oggi vediamo questa struttura crollare sotto un'amministrazione accecata dall'ideologia e da un'indifferenza callosa alla realtà del mondo che la circonda. Mai prima d'ora, così tanti di noi hanno sentito la necessità di un grande cambiamento dell'indirizzo di politica estera ... Tutto ciò che sentiamo da amici all'estero, in ogni continente, ci suggerisce che la mancanza di fiducia verso questa amministrazione a Washington è tanto profonda che per riparare i danni è necessaria una squadra nuova".
Dopo la lettura del breve comunicato, i dodici rappresentanti del gruppo hanno risposto alle numerose domande del pubblico, in uno scambio che si è protratto per almeno un'ora. Le risposte più sorprendenti sono state quelle raccolte dai due corrispondenti dell'EIR.
Ad esempio, Bill Jones ha chiesto di "fare i nomi" di chi sta rovinando la sicurezza e la reputazione degli USA. Gli ha risposto l'ambasciatore William Harrop, ex ambasciatore in Israele, Zaire, Kenya e Guinea, poi Ispettore Generale del Dipartimento di Stato e del Foreign Service. Ha detto che il gruppo ritiene il presidente Bush personalmente responsabile di fare propri i consigli di cinque o sei neoconservatori, ben noti, che hanno indirizzato l'amministrazione verso l'attuale disastro, in particolare in Iraq e nella più ampia regione dell'Asia Sudoccidentale. Ha detto che Bush è un presidente deciso, che ha in mano il timone, e che presta ascolto ai neo-cons "perché lo vuole". Harrop ha poi spiegato che il gruppo non ha collegamenti con John Kerry o con il suo comitato elettorale, ma è in ogni caso fermo nell'idea che l'amministrazione Bush debba sloggiare a novembre.
Jeff Steinberg dell'EIR ha sollevato l'argomento delle torture ad Abu Ghraib ed ha chiesto se il gruppo intende intervenire affinché i responsabili dei crimini di guerra ai vertici dell'amministrazione Bush siano perseguiti a norma di legge. Gli ha risposto Robert Oakley, ex ambasciatore in Pakistan, Somalia e Zaire, secondo il quale la responsabilità legale è secondaria rispetto a quella morale; ovvero, l'amministrazione è colpevole di aver condotto gli USA in un "disastro morale". Ha ricordato che gli USA sono andati in guerra con la scusa di dover cambiare il regime, perché Saddam Hussein era colpevole delle atrocità che venivano commesse in posti come Abu Ghraib. L'invasione, diceva la squadra di Bush, doveva essere "un evento trasformatore" che avrebbe portato i diritti umani, la democrazia ed altri valori in Iraq e nel resto della regione. "Che cosa significa per il mondo musulmano il fatto che gli Stati Uniti commettono gli stessi crimini e le stesse torture in quello stesso Abu Ghraib? Questo è un disastro morale e politico".
L'ambasciatore Robert Keeley (Grecia e Zimbabwe) e il collega H. Allen Holmes (Portogallo, ex assistente del Segretario di Stato per gli affari politico-militari ed ex assitente del Segretario alla Difesa per operazioni speciali) hanno direttamente criticato il mito di Bush e Cheney secondo cui "il mondo è cambiato irreversibilmente dopo l'11 settembre 2001". Ambedue hanno detto che è una scusa per consentire al presidente di continuare ad ignorare la legge internazionale e fare tutto ciò che desidera. Holmes ha criticato l'abbandono del fronte afghano, per aprire quello iracheno (da cui non proveniva nessuna minaccia diretta). Risultato: sia l'Afghanistan che l'Iraq sono nel caos completo.
Altri esponenti del gruppo hanno detto che non ci sono piani immediati per fare una vasta campagna di massa sulla necessità di un cambio di regime a Washington, ma è evidente che la loro iniziativa, già in questa forma, avrà conseguenze enormi.