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Ancora sull'"imperialismo liberale" di Cooper

1 luglio - In un precedente articolo [l’imperialismo liberale e l’unione europea] abbiamo presentato il principale propagandista britannico del cosiddetto "imperialismo liberale", e cioè Robert Cooper, personaggio che occupa una posizione strategica ai vertici della struttura europea. Ex consigliere di politica estera di Blair, Cooper è dal maggio 2002 direttore generale degli affari esteri e politico-militari del Consiglio Europeo, e principale consigliere di Javier Solana.
Sei mesi prima della nomina, Cooper aveva acquisito notorietà internazionale catalizzando una campagna a favore di un "nuovo imperialismo". Egli scrisse un lungo articolo per il mensile Prospect, intitolato "L'impero prossimo venturo", in cui affermò che "sembrano esserci tutte le condizioni per un nuovo imperialismo". Enumerando i vari imperi esistiti dall'antichità ad oggi, e scrivendo che "tutto ciò suggerisce che la storia del mondo sia la storia degli imperi", Cooper asserì che "la non esistenza di imperi... non ha precedenti storici. L'interrogativo è se ciò possa durare. Ci sono ragioni sia teoriche che pratiche per ritenere di no". Apprezzando il ruolo del FMI come nucleo centrale dell'"imperialismo della globalizzazione", Cooper raccomandò che l'EU si evolvesse in una nuova struttura chiamata "impero cooperativo" sul modello dell'antica Roma.
Il 7 aprile 2002 Cooper ripeté gli stessi concetti in un articolo per il grande pubblico, sull'Observer, intitolato "Il nuovo imperialismo liberale", in cui caldeggiò il ritorno a strutture imperiali e neocoloniali da XIX secolo. Un mese dopo, fu nominato all'alta carica in seno all'UE che attualmente ricopre. Ciò dimostra non solo una strategia imperiale britannica per il continente europeo, ma anche l'influenza di reti sinarchiste sovrannazionali, associate a gruppi come il Bilderberg, nella struttura della UE.
E' questione di massima priorità allontanare Robert Cooper dalle finzioni che attualmente ricopre. La sua professione di fede neo-imperialista contraddice totalmente quanto è scritto nel preambolo del trattato dell'Unione Europea, adottato al vertice di Bruxelles il 19 giugno scorso, dove si afferma che l'UE si ispira ai valori "culturali, religiosi e umanistici dell'Europa, da cui si sono sviluppati i valori universali dei diritti inviolabili e inalienabili della persona umana, la democrazia, l'eguaglianza, la libertà e lo stato di diritto". Il preambolo afferma altresì che l'Europa "intende continuare lungo il sentiero della civiltà, del progresso e della prosperità per il bene di tutti i suoi abitanti, compresi i deboli e i diseredati" e desidera "lottare per la pace, la giustizia e la solidarietà nel mondo".