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La crisi delle macchine utensili USA

Dal 2000 negli Stati Uniti hanno chiuso 4000 imprese del settore delle macchine utensili, pari ad un terzo del totale, comportando l'eliminazione di 100 mila posti di lavoro qualificati, riferisce la National Tooling and Machinist Association (NTMA). Confermando l'analisi di Lyndon LaRouche sulla "riduzione incredibile" dell'economia fisica USA, il Detroit News del 12 luglio ha dedicato un servizio speciale al settore delle macchine utensili che "svanisce rapidamente", "ucciso" dalla globalizzazione e dalla deindustrializzazione a cui si aggiunge la pressione a ridurre i costi, proveniente dal settore dell'auto.
"Una volta assi portanti del settore manifatturiero nazionale", continua il giornale, le piccole imprese delle macchine utensili "diventano il simbolo di un'era che scompare rapidamente". Le imprese del settore "temono che sia la morte della tradizione del ventesimo secolo americano, in cui addetti specializzati con tanta esperienza creavano le attrezzature meccaniche precise usate per la produzione di massa di ogni sorta di cose, dai chips dei computer ai componenti dei mezzi di trasporto". Negli Stati Uniti restano meno di 10.000 officine, note come "tool and die".
Nel passato questo settore era rispettato al punto che i suoi addetti furono esentati dalla leva nell'ultimo conflitto mondiale. Gli ordinativi per queste officine sono caduti del 64% nel periodo 1997-2003, spiega Matthew Coffey, presidente della NTMA, come conseguenza dell'adozione di follie liberistiche come i trattati NAFTA e GATT.
In Michigan, ad esempio, dal 1997 sono scomparsi più di 16000 posti di lavoro in queste officine, secondo i dati del Dipartimento del Lavoro.