ECONOMIA

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

ECONOMIA

Manifestazione del Movimento Solidarietà tedesco (BüSo) a Lipsia il 9 agosto.
Nel riquadro, Helga Zepp-LaRouche parla ai manifestanti.

Inizia la battaglia decisiva per la piena occupazione in Europa

Dichiarazione di Paolo Raimondi.
Presidente del Movimento Solidarietà


Nell’Europa dominata dal patto di stabilità del Trattato di Maastricht la parola d’ordine di tutti i governi, siano essi di destra o di sinistra, è austerità, tagli al bilancio e stringere una cinghia che ha già usato tutte le tacche a disposizione. In Italia Berlusconi ha appena annunciato 24 miliardi di euro di tagli per il prossimo bilancio; ma se si aggiungono le manovre straordinarie degli ultimi tre anni si arriva all’impressionante livello di 80 miliardi di euro di austerità.

Ma è forse in Germania dove la mannaia sta colpendo più forte, tanto da spingere centinaia di migliaia di persone a scendere in piazza per protestare. Qui è stata introdotta una riforma del sistema sociale e di disoccupazione che farà scuola nel resto dell’Europa. Si chiama “Riforma Hartz IV” ed entrerà in vigore il prossimo primo gennaio. In Germania vi sono ufficialmente 4,3 milioni di disoccupati (si stima che siano realmente intorno agli 8 milioni) e di persone iscritte nelle liste dell’assistenza sociale. Fino ad oggi l’assegno di disoccupazione è intorno al 60% dell’ultimo stipendio medio; una cifra che dopo 12 mesi, per chi ha meno di 55 anni, diventa del 50% e lo stesso vale dopo 18 mesi per chi ha più di 55 anni. Dopo altri 24 mesi si diventa socialmente assistiti con un assegno mensile inferiore ai 650 euro.

La riforma Hartz IV dice che da adesso i disoccupati, dopo 12 mesi di disoccupazione, riceveranno un massimo di 345 euro al mese ma prima, se posseggono beni, un appartamento e risparmi, dovranno utilizzarli completamente; dovranno accettare qualsiasi tipo di lavoro offerto a prescindere dalla qualificazione o dal luogo geografico del posto di lavoro; e solo dopo avere dimostrato che non è loro la colpa di non aver un lavoro, potranno usufruire dell’assegno di 345 euro. Si calcola che di conseguenza anche 1,5 milioni di bambini e giovani fino ai 18 anni saranno colpiti da questa povertà programmata. Questa è la conseguenza di anni di totale liberalizzazione e privatizzazione che hanno minato le strutture portanti dell’economia produttiva agroindustriale, e non solo in Germania.

La depressione economica globale oggi è molto peggiore di quella del 1929. Allora in Germania il banchiere centrale, Hjalmar Schacht, impose una politica di feroce austerità che creò le condizioni di instabilità politica e sociale che vennero abilmente sfruttate dal partito nazista. Dopo la presa del potere di Hitler, Hjalmar Schacht guidò dal 1933 al 1939 la politica economica del terzo Reich.
Siamo entrati nell’occhio del ciclone del collasso sistemico dell’economia e della finanza a livello mondiale. L’instabilità estrema nella regione mediorientale, gli allerta terroristici permanenti e le operazioni speculative hanno fatto salire a livelli record il prezzo del petrolio e prefigurano una reazione a catena in termini di inflazione e di collasso dell’economia reale. Tutti questi fenomeni sono però solo i sintomi del collasso del sistema fianziario mondiale. Naturalmente anche i centri finanziari internazionali ne sono consapevoli. Costoro stanno spingendo i governi e altre forze politiche ed economiche a imporre vasti programmi di austerità nei confronti della popolazione e delle forze produttive.

Oggi in Germania si sta combattendo una battaglia contro i programmi di austerità che va oltre i suoi confini. Se passeranno questi programmi diventaranno un modello per il resto dell’Europa e giustificheranno misure ancor più dure in economie più deboli. Il 16 settembre in Sassonia si terranno le elezioni regionali. Questo stato nell’Est della Germania si è da poco, dal 1989, liberato dal giogo della dittatura comunista per finire subito stritolato dal liberismo selvaggio e dalla speculazione. La disoccupazione ufficiale è del 17,4% (quella nazionale è dell’8,1%). Ma nelle città la disoccupazione sale a livelli tra il 20 e il 30%. La popolazione che aveva coraggiosamente marciato ogni lunedì pomeriggio, nelle dimostrazioni non violente per i diritti civili che hanno portato alla caduta del Muro di Berlino, quindici anni dopo si trovano ancora una volta minacciate nella loro esistenza.

Oggi il nostro Movimento per i Diritti Civili Solidarietà, di cui è capolista Helga Zepp-LaRouche, sta prendendo la guida della richiesta popolare di sviluppo e rispetto sociale. Nella campagna elettorale in Sassonia, già da luglio siamo stati i primi a organizzare le dimostrazioni pacifiche del lunedì, proponendo un programma di piena occupazione produttiva e scuotendo così il mondo politico dal torpore. Nelle ultime settimane di agosto queste manifestazioni hanno visto scendere in piazza più di 100 mila persone e si sono diffuse a ben 180 città tedesche.

Esponenti del governo tedesco hanno criticato le dimostrazioni dicendo che sono di imbarazzo per chi ha fatto le battaglie del 1989. In realtà questi politici hanno tradito le aspettative di libertà e di sviluppo della rivoluzione del 1989. Allora, ai nostri programmi di crescita economica e di sviluppo integrato delle economie e delle grandi infrastrutture nel paesi europei dell’est e dell’ovest, si rispose con la speculazione dei Soros e con l’illusione dei mercati finanziari che avrebbero creato ovunque un “paese del bengodi” con guadagni facili e subito.

Commentando l'attuale situazione tedesca, lo statista ed economista americano Lyndon LaRouche ha detto che per dar vita a seri programmi di ripresa economica basta rifarsi a dei precedenti della storia, l’ultimo in ordine di tempo è quello della ricostruzione del dopoguerra. Ma per far questo il governo della Germania e degli altri paesi europei si trovano di fronte a tre grosse difficoltà: 1) la globalizzazione, che dovrebbe essere ripudiata in maniera radicale, e non solo in Europa, 2) la politica folle di Maastricht concepita sin dall’inizio per impedire una politica di investimenti per la ripresa, 3) un concerto di potentati bancari che fa pesare il proprio ricatto sui politici affinché stiano in riga. Si tratta di forze finanziarie sinarchiste che sono le eredi di coloro che imposero all’Europa i regimi fascisti del periodo 1922-1945. LaRouche depreca il fatto che i politici tedeschi, in particolare, non vengono allo scoperto a denunciare il fatto che essi hanno le mani legate ma si prestano al ruolo di capri espiatori di una politica imposta da ambienti sovrannazionali. Un tracollo della Germania ora significa una destabilizzazione completa dell’Europa e del resto del mondo. Per cui, prima che la Germania diventi uno “stato fallito”, secondo i teoremi molto cari ai centri di potere ultraliberisti, occorre una mobilitazione internazionale di forze in grado di decretare che gli “stati falliti” sono quelli che impongono le regole della globalizzazione e di Maastricht.

Le decisioni a cui occorre arrivare sono elementari: 1) porre fine alla tirannia del “patto di stabilità” nell’Unione Europea, restituendo agli stati la propria sovranità in materia di emissione del credito a lungo termine, che è indispensabile per mettere in moto una ripresa, 2) impiegare questo meccanismo del credito a lungo termine come base su cui negoziare accordi commerciali con il settore in via di sviluppo, in particolare nell’Est asiatico, 3) fare leva sulle circostanze di emergenza della crisi per ripristinare le regole del ‘fair trade’ con degli accordi negoziati tra le nazioni che si rendono conto dell’urgenza di uscire dal tunnel della depressione economica; 4) lanciare così l’ammodernamento delle infrastrutture economiche di base come stimolo essenziale dell’economia nazionale, ad avvantaggiarsi del quale saranno in primo luogo le forze del lavoro e i ceti medi imprenditoriali.
Tutto questo rientra in un più ambizioso programma di crescita reale e di grande infrastrutture dell’intero continente eurasiatico, che mira a creare dei corridoi di sviluppo lungo le linee della Transiberiana e delle antiche Vie della Seta che colleghino l’Europa con la Russia e le grandi nazioni densamente popolate come Cina e India. Corridoi integrati di reti di comunicazione, trasporti veloci, energia, ad alta tecnologia e con processi scientifici d’avanguardia.

In altre parole, dobbiamo varare, sull’esempio di Franklin Delano Roosevelt nel 1933, un moderno New Deal che combini un rilancio dei settori produttivi con una riorganizzazione dell’interno sistema monetario e finanziario internazionale. E’ la proposta di Lyndon LaRouche per una “Nuova Bretton Woods” che, oltre a mettere fuori gioco le finanza speculativa e le bolle finanziarie, rimetterà in moto un sistema virtuoso di credito che sostenga i grandi investimenti nelle infrastutture e in quella ripresa economica reale creatrice di nuovi posti di lavoro qualificati.

Per questo in Italia occorre rilanciare un grande piano di sviluppo delle infrastrutture e del Mezzogiorno, dove si trova la massa dei disoccupati, dando priorità all’ammodernamento delle infrastrutture di trasporto, energia, acqua e comunicazione. I piani per l’ammodernamento dei trasporti ferroviari, con l’alta velocità, il raddoppio delle principali autostrade, il ponte sullo stretto di Messina, l’adeguamento dei principali porti per il transito dell’export europeo verso il settore in via di sviluppo, che procedono a rilento a causa della politica di bilancio, vanno accelerati stanziando subito tutti i crediti necessari. L’altra priorità riguarda l’energia nucleare. Non può esservi nessuna ripresa senza energia e con una dipendenza dal petrolio e dall’estero che pesa enormemente sulle nostre capacità produttive. Chi ha tolto il nucleare all’Italia ha giocato la carta della “paura irrazionale” del “rischio nucleare”. Oggi ci sono reattori a sicurezza intrinseca (HTR e EPR) che sono a prova di catastrofe. Se il mondo si muove decisamente verso la ricostruzione presto sarà disponibile l’energia di fusione nucleare di gran lunga meno costosa e intrinsecamente sicura.

In Germania Helga Zepp-LaRouche diffonde un programma in cui chiede che l’ente di ricostruzione del dopoguerra, la KFW, ottenga dal parlamento facoltà di emettere ogni anno 100 miliardi di euro esclusivamente diretti a programmi produttivi di questo tipo. In Italia occorre emettere un volume proporzionalmente analogo di credito allo stesso scopo (a chi pare un’enormità vada a vedere quanto costano crac come quelli di Parmalat al contribuente medio). L’alternativa a ciò è un rapido crollo dei livelli di vita di gran parte della popolazione, che è già stata duramente provata negli ultimi anni.

Il Movimento per i Diritti Civili Solidarietà si è dato questo nome in quanto sapevamo che gli effetti di questa crisi avrebbero nuovamente messo in risalto la difesa dei diritti civili fondamentali, il diritto alla vita, al voto, al lavoro e a una vita realizzata, e il principio di solidarietà necessario per far fronte a queste sfide. E’ quello che anche Lyndon laRouche sta facendo nel Partito democratico degli Stati Uniti, per convincere il candidato presidenziale John Kerry a seguire la tradizione di Roosevelt e del bene comune e rispondere ai bisogni crescenti di quel “80% dimenticato” dell’America.

E’ il momento di prendere il destino nelle nostre mani. Ti chiediamo di sostenere questa nostra battaglia internazionale. Non si può rimanere semplici spettatori di un dramma che si sta compiendo davanti ai nostri occhi e che ci coinvolge direttamente.