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I Banchieri e le manifestazioni del lunedì

Il 20 agosto un affermato analista finanziario della City di Londra ha riferito all'EIR che "l'establishment finanziario adesso teme la rivolta che serpeggia in un importante paese del G-7 [Germania] contro l'austerità e implicitamente contro la globalizzazione". "Questo è il motivo per cui si sta facendo il possibile per evitare di dare spazio sui mezzi d'informazione" alle manifestazioni del lunedì. L'analista ha anche notato che la cosa è anche buffa perché solitamente i mezzi d'informazione anglo-americani tendono a dare ampio spazio "a tutto ciò che pare andare per storto in Germania". In effetti lo spazio dedicato dai media anglo-americani alle proteste del lunedì è stato tra poco e niente.
Concordando con le analisi di LaRouche sull’importanza di questi sviluppi tedeschi, l'esperto inglese ha riferito che un suo collega di origine tedesca "pur senza approfondire l'analisi come fate voi, riconosce che c'è qualcosa di qualitativamente nuovo" nell'Est della Germania che potrebbe presto estendersi ad altri paesi, e non solo in Europa.

La Pimco conferma

Andrew Bosomworth, vice presidente della Pimco (il più grosso fondo comune al mondo che tratta obbligazioni, di proprietà della Allianz di Monaco) ha dichiarato che la Germania dovrebbe seppellire la sua "economia sociale di mercato" e sottoporsi ad "alcune riforme sociali, soprattutto nel mercato del lavoro, nel sistema fiscale e di previdenza sociale". Nell'ultimo numero di Europe Watch della Pimco, Bosomworth sostiene che tutti i problemi economici della Germania, disoccupazione compresa, scaturiscono dal suo "sistema di welfare sociale che è insostenibile" e dal fallimento della classe politica nel superare la "Reformstau", ovvero le difficoltà che incontra nel far ingoiare le riforme più brutali. "Il primo difetto è quello dell'economia sociale di mercato", sentenzia Bosomworth. "Diversamente da ciò che si crede, non fu Bismark ma le forze alleate con l'aiuto del Cancelliere Adenauer ad aggiungere il termine sociale all'economia sociale di mercato nella Germania della fine degli anni Quaranta e inizio anni Cinquanta. Per competere con l'economia centralmente pianificata favorevole ai lavoratori che Stalin stava costruendo ad Est, ai lavoratori furono garantiti diritti generalizzati ed un sistema di previdenza sociale dalla culla alla tomba". Ma adesso che il comunismo è finito per sempre, i tedeschi debbono rendersi conto che l'economia sociale di mercato, che in ogni caso non è adeguata "ad affrontare le sfide della globalizzazione", è diventata obsoleta. Bosomworth passa quindi a citare un recente studio della Standard & Poor secondo cui si verificherà "un deterioramento molto significativo della finanza pubblica nel prossimo mezzo secolo ... che comporta un rating a livello di junk bond, se non entrerà in vigore un aggiustamento fiscale di pari peso o se non si riformeranno i sistemi previdenziali e assistenziali".

Duro monito di Citigroup

Sembra che la principale banca mondiale, la Citigroup, abbia deciso di mandare un segnale al governo tedesco per fargli capire che deve restare in riga, nonostante le manifestazioni del lunedì.
Il 2 agosto, il primo lunedì in cui le manifestazioni hanno raccolto adesioni molto vaste, la sezione londinese della banca ha iniziato una manovra molto minacciosa contro l'eurozona. Secondo il Daily Telegraph i bond traders di Londra erano andati al lavoro convinti che si trattasse di una delle giornate più calme dell'anno, per via dell'inizio delle vacanze. Improvvisamente però si sono dovuti ricredere: "L'attacco che si è fatto sentire non arrivava da Al-Qaeda ma dalla più grande banca mondiale". In due minuti, a partire dalle 10,28 ora di Londra, la Citigroup ha iniziato una svendita senza precedenti di titoli di stato dell'eurozona. Impiegando 100 strumenti finanziari diversi e 13 sistemi di trading, per lo più attraverso la "bonds exchange" EuroMTS di Londra, sono state vendute obbligazioni dell'Eurozona pari a 11 miliardi di Euro.
Non era mai successo che attraverso l'EuroMTS fosse contrattato un volume tale in un tempo così breve e senza alcun preavviso. La piattaforma di contrattazione EuroMTS è un sistema privato di 55 grandi banche e gestisce circa il 70% di tutto il trading mondiale in titoli di stato dell'Eurozona. "I traders semiaddormentati si sono dovuti precipitare disperatamente a cercare di coprire le proprie posizioni vendendo i futures", riferisce il Telegraph. "La mossa di Citigroup ha innescato il panico". I traders si sono ritrovati in mezzo ad una "carneficina". I prezzi dei titoli di stato sono precipitati mandando alle stelle gli interessi sui bonds.
Alla Citigroup finora hanno respinto ogni richiesta di spiegazione su quella manovra. Alla fine del 2 agosto la banca ha riacquistato parte dei bonds a prezzo più basso. Ma si stima che il profitto non abbia superato i 25 milioni, cosa che non spiega la mossa senza precedenti. L'authority finanziaria britannica (FSA) ha deciso di aprire un'inchiesta ufficiale sull'"insolita attività di trading" del 2 agosto. Si tratta della prima inchiesta della FSA su titoli di stato. Anche gli enti di vigilanza tedesco e francese hanno aperto una loro indagine.
Che si sia trattato di una manovra per dare un monito al governo tedesco affinché si attenga inflessibilmente alle "riforme strutturali" è un'ipotesi che è stata giudicata "degna di considerazione" da un analista londinese che ne ha parlato con l'EIR, sebbene sia vero che Citigroup in passato abbia condotto manovre simili sui titoli del Tesoro USA. "Debbo ammettere che qualcosa del genere non era mai accaduto in Europa. In effetti, dato il contesto attuale, si tratta di un'operazione strana, perché un profitto di 25 milioni è poca cosa per la Citicorp che ha messo in moto una destabilizzazione così vasta del mercato dei titoli di stato in Europa".

Che cos'è la EuroMTS

Per svendere gli 11 miliardi di titoli di stato europeo, lo scorso 2 agosto, la Citigroup si è servita di EuroMTS, la principale piattaforma di trading elettronico di titoli di stato europei.
La MTS fu fondata da un gruppo di "bambini prodigio" italiani sotto la guida di Mario Draghi, fino al 2003 direttore generale del Tesoro. Nel 1992 Draghi si recò a bordo del panfilo "Britannia" di Elisabetta II d'Inghilterra per quel famigerato incontro dei grandi della finanza in cui fu messa a punto una strategia di privatizzazioni e deregolamentazioni per l'Italia puntualmente seguita negli anni successivi.
Tra i fondatori di EuroMTS spicca Alberto Giovannini che, insieme a Draghi fu tra i principali alunni di Ruediger Dornbush e di Robert Mundell a Chicago. Questo gruppo considera il proprio guru ideologico Mundell, l'inventore dell'euro.
Giovannini è stato il manager di LTCM, il famoso hedge fund che, arrivato sull'orlo del crac, stava per trascinare nella bancarotta l'intero sistema finanziario mondiale nel 1998, come ammise pubblicamente solo pochi mesi dopo Michel Camdessus, allora a capo del Fondo Monetario Internazionale.
Allora come oggi, Giovannini presiedeva un gruppo che fa consulenza finanziaria alla Commissione Europea, il "Giovannini Group", che allora si occupò di vari aspetti della transizione dalle monete nazionali all'euro, in particolare della creazione di un mercato integrato di azioni e obbligazioni.
Il progetto di EuroMTS era quello di rendere i titoli di stato "liquidi come moneta" impegnando le banche che trattano titoli di stato dell'eurozona ad un prezzo fisso di acquisto e di vendita che le obbligasse ad accettare un'offerta da qualsiasi partner di mercato. La prima piattaforma MTS fu fondata in Italia e fu presto affiancata da una piattaforma "sorella" a Londra, chiamata EuroMTS. Le due piattaforme poi si fusero nel 2002. Date le dimensioni del debito pubblico italiano già trattato da MTS, EuroMTS divenne facilmente la piattaforma dominante sul mercato dei titoli di stato europei.
I sospetti che la manovra del 2 agosto fosse di natura politica e che EuroMTS non abbia svolto un ruolo "neutro" nascono da un precedente. Secondo una lettera finanziaria austriaca, la Albertinaplatz Financial Consultants, furono le manipolazioni dei titoli di stato europei allora condotti dalla LTCM di Giovannini a consentire all'Italia di rientrare nell'Eurozona. Tra il 1994 ed il 1997 la LTCM rastrellò molti titoli italiani, prendendo long positions per 40 miliardi di dollari, e costringendo in tal modo ogni altro operatore sul mercato dei titoli a fare lo stesso. Quest'operazione in derivati produsse la convergenza tra il rendimento dei titoli di stato italiani e quelli tedeschi che occorreva affinché l'Italia potesse entrare nell'euro.