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Ledeen tiene a battesimo i neocons italiani

 

di Paolo Raimondi, Roma, 26 ottobre 2004
La presentazione del libro di Michael Ledeen «Il 'Principe’ dei neocons. Un Machiavelli per il XXI secolo» organizzato il 25 ottobre dall’associazione culturale Sforza e Maria Pia Ruspoli presso il palazzo di questa famiglia dell’oligarchia romana, è stata celebrata come la nascita del Partito Neocons Italiano. All’incontro hanno partecipato alcuni rappresentanti delle famiglie della cosiddetta “nobiltà nera” insieme ad uno stuolo di intellettuali ed editori della “destra rivoluzionaria”, i seguaci dei Marinetti e dei D’Annunzio, per intenderci.
Ledeen, membro dell’American Enterprise Institute, è uno dei maggiori rappresentanti dei neoconservatori americani, che hanno fatto dell’idea della guerra preventiva e dello scontro di civiltà la loro bandiera. Come insegna il credo dei neoconservatori, poiché gli uomini sono malvagi e corrotti, gli eletti come Ledeen, i nuovi principi rinascimentali, si sentono investiti di virtù per imporre “l’ordine e l’organizzazione”. Ledeen, salutato da tutti gli intervenuti come colui che con la sua ‘Intervista sul fascismo’ con lo storico Renzo De Felice iniziò nel 1975 il cosiddetto sdoganamento di Mussolini e del ventennio, non ha mai nascosto la sua simpatia per il “fascismo universale”, che è stato anche il titolo di un suo libro.
Intervenendo al convegno, che aveva più una pretesa “intellettuale” che esplicitamente politica, Luciano Lucarini, direttore della casa editrice Pagine, ha annunciato la pubblicazione di una serie di tomi dei principali neoconservatori americani, a cominciare da Ledeen, e d'altri autori della destra internazionale per vincere la battaglia culturale in Italia e “per fare da destra quello che la casa editrice Einaudi ha fatto nel dopoguerra per la sinistra”. Aldo de Lello, direttore della rivista Imperi, ha senza indugi salutato i neoconservatori come coloro che hanno rotto definitivamente la teoria della stabilità internazionale, tanto cara nel periodo della guerra fredda, giacché il pericolo per la sicurezza dell’occidente viene proprio da un eccesso di stabilità che, per esempio, nel Medio Oriente ha fatto crescere i germi terroristici. Per i neoconservatori, la sicurezza dell’occidente si difende oggi attraverso l’esportazione della democrazia, naturalmente anche con la forza e con la guerra.
Significativo è stato l’intervento di Ferdinando Adornato (FI), Presidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera e direttore di Liberal, che si è vantato d’essere grande amico di Ledeen e, dopo aver filosoficamente presentato le sue differenze con i neoconservatori ha, forse con più aggressività degli altri, concluso con un saluto alla politica di esportazione di libertà e democrazia di George Bush e ricordato che la guerra preventiva è ”prevista dalla Carta dell’ONU per un paese che si sente sotto attacco”. Adornato ha anche esplicitamente fatto notare di essere presente in veste ufficiale di Presidente della Commissione Cultura e quindi di avallare simili iniziative culturali.
Per Marcello Veneziani, consigliere CDA Rai e politologo di destra, il neo conservatorismo americano non convince. Veneziani vorrebbe che si evitasse ancora una volta di “scimmiottare” un altro modello importato dall’America, dove è il mercato ad avere il primato sulla cultura e sulla politica.
Il Ministro per le Comunicazioni Maurizio Gasparri (AN), pur ammettendo che i neoconservatori possono essere “distanti dalla destra in Italia” ha sottolineato che comunque sono intervenuti anche per noi e che ”l’uso della forza a volte serve per esportare i diritti”.
Michael Ledeen ha concluso la manifestazione disquisendo anche del Machiavelli giocatore di carte, cui si sente vicino in quanto esperto del gioco di bridge, che lui accomuna ad una sorta di preparazione alla strategia politica e militare. Per lui il mantenimento del potere è il fine dei moderni neoconservatori, come lo era per i principi del passato. L’esempio che propone oggi è quello dell’esercito americano della Seconda Guerra Mondiale e del dopoguerra anche con “dittature temporanee, virtuose, libertarie”. Per concludere, Ledeen ha sferrato la classica bordata neoconservatrice contro “l’Europa di Zapatero”, con Francia e Germania in prima fila, che non vuole spendere per la difesa e che non vuole combattere. E ha ammonito: ”Noi siamo stati attaccati, noi abbiamo diritto all’autodifesa, noi siamo in guerra, e l’Europa non ci deve ostacolare”.
Durante gli interventi alcuni hanno fatto riferimento al ruolo primario di Leo Strauss, professore dell’Università di Chicago, nel forgiare sia l’ideologia sia i “principi” neoconservatori, naturalmente soffermandosi solamente sugli aspetti puramente accademici. Ma Leo Strauss non è solo questo: egli rappresenta il legame esplicito e la continuità con le idee e gli insegnamenti di Carl Schmitt, il “giurista principe” di Hitler (colui che elaborò le giustificazioni giuridiche per le “leggi speciali” dittatoriali dopo l’incendio del Reichstag del gennaio 1933), e del filosofo nazista Martin Heidegger. Non si deve ripetere l’errore fatto nel secolo passato di prendere sottogamba questi sviluppi come manifestazioni semplicemente culturali o intellettuali. Il neoconservatorismo americano ed internazionale è politica attiva di scontro di civiltà e di guerra perpetua da molti anni e non semplice amabile disquisizione salottiera.


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