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L'amministrazione Bush paragonata al regime nazista

La condotta dell'amministrazione Bush è sempre più spesso paragonata al regime di Hitler in Germania. Due delle dichiarazioni più dure in tal senso sono state rilasciate dall'avvocato Scott Horton, funzionario dell'ordine degli avvocati di New York, e da Fritz Stern, ex rettore della Columbia University e specialista di storia del nazismo.
Horton, generalmente considerato il principale punto di riferimento degli avvocati in divisa contrari alla politica dell'amministrazione Bush, ha dato una intervista all'EIR il 13 gennaio in cui traccia il parallelo tra gli argomenti con cui si giustificano gli abusi di potere da parte del presidente oggi e quelli presentati dai giuristi del regime nazista. Secondo Horton, in base ai criteri applicati dai giudici americani nei processi di Norimberga, Donald Rumsfeld e altri esponenti del governo Bush dovrebbero essere processati per crimini di guerra.
Gli argomenti secondo cui in tempo di guerra il Presidente dovrebbe disporre di poteri illimitati, e non sarebbe tenuto al rispetto dei trattati internazionali, ricalcano quelli del giurista della corona nazista Carl Schmitt, in particolare il famoso "Führerprinzip", secondo cui tutto lo stato si fonda sulla volontà del comandante in capo, il Führer.
Horton ha ricordato che ai processi di Norimberga, il feldmaresciallo Wilhelm Keitel giustificò gli ordini da lui emessi sostenendo che i soldati catturati nelle proprie retrovie non fossero da considerare prigionieri di guerra ma "terroristi", e che anche i sovietici, non avendo sottoscritto le Convenzioni di Ginevra, andavano considerati "terroristi", ecc. Questi sono gli stessi argomenti oggi presentati per giustificare le operazioni in Afghanistan e in Iraq. Lo stesso Keitel cercò di scaricare la responsabilità di tanti crimini su poche "mele marce" tra i suoi subordinati. Uno dei motivi per cui Keitel fu condannato a morte, espressamente citato nella sentenza, è che dichiarò "obsoleta" la Convenzione di Ginevra. "Fu giustiziato nel 1946, ma le sue idee ovviamente non sono morte", ha detto Horton.
Horton conclude osservando che la formulazione del famoso memorandum sulle torture, presentato da Gonzales in data 25 gennaio 2005, "sembra essere dominata da un timore specifico: la persecuzione legale per crimini di guerra degli esponenti del governo. Sulla scorta di quanto accaduto sembra proprio che tale timore fosse molto ben fondato". L'intervista appare integralmente nel numero del 28 gennaio 2005 della rivista EIR.
In un discorso pronunciato poco dopo il voto del 2 novembre, Fritz Stern si è detto decisamente preoccupato per la svolta autoritaria in corso negli USA. Ha detto tra l'altro che Hitler "era un brillante manipolatore delle masse che ripeteva, e ne era forse convinto, che la Provvidenza lo aveva scelto come salvatore della Germania, di essere uno strumento della provvidenza, un leader incaricato di compiere una missione divina". "Qualcuno riconobbe allora i pericoli morali di mescolare religione e politica, molti invece si lasciarono sedurre. Fu soprattutto la trasfigurazione pseudo religiosa della politica a garantire il suo successo, in particolare nelle aree protestanti".
Stern, di famiglia ebraica tedesca rifugiatasi negli USA nel 1938, ha voluto diffidare le comunità ebraiche dai rischi rappresentati da Bush e dalla destra religiosa con queste parole riprese il 6 gennaio dal New York Times : "Gli ebrei in Europa Centrale salutarono la rivoluzione russa, ma per loro finì male. La tacita alleanza tra neo-cons e destra cristiana è meno facilmente compresa. Possono dunque immaginare che ne conseguirà altrettanta disillusione". In una intervista del 20 gennaio al Frankfurter Allgemeine Zeitung Stern ha così caratterizzato la situazione degli Stati Uniti: "Un nuovo tipo di autoritarismo; un sistema cristiano-fondamentalista plutocratico, fondato sulla segretezza, l'intimidazione e la menzogna".

 


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