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Clinton: in Iran sbagliammo a rovesciare Mossadeq

In un'intervista a Charlie Rose, in occasione dell'incontro di Davos il 27 gennaio, l'ex presidente Clinton ha apertamente criticato la politica dell'amministrazione Bush nei confronti dell'Iran e dell'Iraq. Clinton si è schierato contro un attacco militare fin tanto che esistono opzioni diplomatiche, e, cosa molto importante, ha posto in rilievo il fatto che gli Stati Uniti hanno avuto grandi responsabilità nei problemi in cui attualmente versano i due paesi mediorientali. L'intervista è stata prontamente insabbiata dalla stampa mondiale.
"Spero che una soluzione diplomatica sia ancora possibile. [L'opzione militare] è una follia. In Iran c'è un governo eletto, sostenuto da due terzi della popolazione, che vuole un riavvicinamento con l'occidente", ha detto Clinton, il quale ha spiegato bene che ci sono differenze profonde tra la situazione irachena e quella iraniana. A proposito dell'Iran ha poi fatto questa sorprendente sortita: "Si tratta di una triste storia che cominciò negli anni Cinquanta, quando gli USA deposero Mossadeq, che era stato eletto democraticamente dal parlamento, e riportarono al potere lo scià. Questi fu successivamente rovesciato dall'ayatollah Khomeini il quale ci sospinse nella braccia di un Saddam Hussein. Molte delle cose terribili che Saddam Hussein commise negli anni Ottanta, le fece con il pieno sostegno del governo USA", a motivo della guerra tra Iraq e Iran, ha dichiarato Clinton. "Lo so che un americano che si azzarda a dirlo non si rende popolare, ma credo che sia la verità", ha puntualizzato Clinton, ricordando anche di essersi scusato a nome degli Stati Uniti con Khatami, quando questi fu eletto presidente, per il rovesciamento di Mossadeq. L'ex presidente ha poi auspicato un rapido riavvicinanto con l'Iran ed ha espresso il suo incoraggiamento e sostegno alla trattativa diplomatica che l'Europa ha intavolato Teheran sulla questione del nucleare. Clinton ha anche notato come l'Iran sia "l'unico paese al mondo ... in cui i progressisti hanno raccolto tra i due terzi e il 70% dei voti nelle ultime sei elezioni".
Sul tema della guerra in Iraq, l'ex presidente ha espresso i suoi dubbi sul fatto che Bush debba la rielezione al favore con cui gli americani vedono tale guerra, ma si è detto piuttosto convinto che ci sia stato un margine dell'elettorato, il 4% degli indecisi, che all'ultimo minuto ha inteso sostenere una politica di sicurezza intransigente, come conseguenza dell'11 settembre, e non la guerra in Iraq. A proposito della decisione di scendere in guerra ha detto che "occorreva lasciare che l'ONU e Hans Blix finissero con le ispezioni". Adesso i militari americani sono "inchiodati" in Iraq "e non possiamo intraprendere facilmente altre grandi operazioni militari". A proposito del discorso inaugurale di Bush, Clinton ha detto: "Bisogna aspettare il secondo capitolo ... quello dei contenuti politici".
A proposito di Israele e Palestina, Clinton ha spiegato che mentre il ritiro degli israeliani da Gaza deve procedere, "stiamo tutti col fiato sospeso perché il governo di coalizione di Ariel Sharon non è il governo di Ehud Barak o di Itzak Rabin ... Credo che saremmo arrivati alla pace se Rabin non fosse stato assassinato nel 1995. Colui che lo ha assassinato ha ottenuto ciò che voleva." Adesso "occorre una seconda fase in cui USA, Europa ed altri investano seriamente nei territori palestinesi ... Occorre allestire un canale indipendente per il finanziamento dello sviluppo".


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