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Africa: la "terza via" di Gordon Brown

Il Primo Ministro britannico Tony Blair e soprattutto il Cancelliere dello Schacchiere Gordon Brown promuovono una politica per la riorganizzazione del debito del settore in via di sviluppo e un piano Marshall per gli investimenti in Africa. Dietro gli slogan questa politica è la solita ricetta di globalizzazione, liberismo, e più potere per il FMI e la Banca Mondiale.

La proposta è l'opposto di quella avanzata da Lyndon LaRouche, che sostiene la necessità di riconoscere la bancarotta del sistema vigente e quindi passare a ricostruire un sistema finanziario nuovo che punta alla produzione. La proposta di Brown punta al salvataggio del sistema vigente e di conseguenza a distruggere la capacità del settore in via di sviluppo di creare delle economie effettivamente sovrane e produttive. Brown pone un forte accento sulla "maggiore trasparenza", in teoria per far fronte al prezzo del petrolio che continua ad aumentare tra oscillazioni imprevedibili. Ovviamente la "trasparenza" non risolve i problemi ma, come LaRouche ha proposto il 12 gennaio a Berlino, occorre un accordo internazionale tra le nazioni interessate a garantire all'economia mondiale le forniture delle principali materie prime. Il piano di "riorganizzazione" del debito di Brown, presentato ai ministri finanziari all'incontro del G-7 del 4-5 febbraio è stato respinto dall'amministrazione Bush, com'era prevedibile. Ma Brown tornerà alla carica presentandosi come "alternativa" all'ordine del giorno dei neo-cons. Che sia un gioco delle parti?

Il piano di Brown consiste essenzialmente nella proposta di alleviare il fardello debitorio di alcuni paesi africani più qualche altro aggiustamento nelle condizioni alle quali gli altri paesi in via di sviluppo debbono pagare il loro debito al FMI ed alla Banca Mondiale. Per finanziare tutta questa operazione e per aumentare di 50 miliardi di dollari l'anno gli aiuti ai paesi poveri, Brown propone di creare una "struttura finanziaria internazionale", IFF, autorizzata a piazzare obbligazioni sul mercati finanziari internazionali. L'Inghilterra e gli altri paesi del G7 insistono però che i governi delle nazioni in via di sviluppo debbono impegnarsi sulla via della "liberalizzazione" e nella privatizzazione come prerequisito per ottenere qualsiasi forma di aiuto.


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