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Il vertice dell'UE: minato il "Patto"

Il vertice dei 25 capi di governo dell'UE, svoltosi tra il 22 e 23 marzo, si è concluso con un sostegno alla riforma del patto di stabilità dell'UE concordata il 20 marzo dai ministri delle finanze della zona dell'euro. Il "Patto", che rappresenta il fattore primario della depressione in cui versano da anni le economie del continente europeo, non è stato abolito, come meriterebbe, ma si può senz'altro concludere che è stato ammorbidito.
Il suo vero superamento però richiederebbe il varo di un vasto programma di investimenti pubblici, come quelli previsti dal Piano Delors del 1994, dal Piano Tremonti del 2003, o, meglio ancora, dal vasto programma del Ponte di sviluppo eurasiatico proposto dal movimento di LaRouche, che darebbe vita solo in Germania a 10 milioni di nuovi posti di lavoro produttivi. Ma in tale direzione, nell'ultimo vertice dell'UE non ci sono stati neanche degli accenni.
Non di meno, le Conclusioni della Presidenza contengono elementi che riflettono gli sforzi positivi compiuti soprattutto dal Presidente Chirac (in particolare attraverso il suo consigliere economico Jean Louis Beffa) e dal Cancelliere Schroeder. I due leader si trovano a fare i conti con le conseguenze della politica liberista imposta ai rispettivi paesi dalle banche centrali e dalla Commissione dell'UE. Schroeder va incontro al test elettorale del 22 maggio, nello stato del Nordreno Westfalia, da cui dipende la sopravvivenza del governo centrale. Il 29 maggio Chirac affronta il referendum sulla Costituzione dell'UE in Francia. Le due consultazioni potrebbero "punire" i leader in carica per la disoccupazione di massa, la diminuzione del reddito reale e le riforme per l'austerità.
Nelle Conclusioni della Presidenza si sottolinea:

  • l'obiettivo di investimenti pubblici e privati nella ricerca e sviluppo pari al 3% del PIL. Si nota l'importanza del programma spaziale europeo, del reattore ITER per l'energia di fusione nucleare, e si propone la creazione di un Istituto Europeo di Tecnologia.
  • La necessità di una solida base e di una attiva politica industriali
  • La necessità di infrastrutture efficienti, miranti ai progetti prioritari nei settori delle reti dei trasporti e dell'energia. Gli investimenti infrastrutturali promuoveranno la crescita e alimenteranno una maggiore coesione economica, sociale e ambientale
  • Il ruolo centrale dell'impresa piccola e media per la crescita e per l'occupazione, per l'ampliamento delle attività industriali e come fattore chiave per l'innovazione tecnologica.
  • La compatibilità tra il mercato interno dell'UE per i servizi e l'obiettivo di preservare il modello sociale europeo e mantenere il livello attuale di protezione sociale.
  • La necessità di rispettare le prerogative dei governi nazionali nel determinare le politiche strutturali edi bilancio, sottolineando anche che compete alle nazioni decidere in materia fiscale.

Queste dichiarazioni di intenti, insieme alle effettive riforme del patto di stabilità, hanno scatenato le proteste del mondo neo-liberal -- mezzi d'informazione, politici ed esperti -- compresa la Banca Centrale Europea.


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