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Recensione di «Memoria e Identità» di Giovanni Paolo II

In difesa del cristianesimo

di Lyndon H. LaRouche Jr.

2 aprile 2005

Un'ora fa ho avuto notizia della morte di Papa Giovanni Paolo II. Alcuni giorni fa, quando ho iniziato la stesura di una recensione dell'edizione in lingua inglese del libro del Papa, ho interrotto il lavoro per il triste presentimento che questi fossero gli ultimi giorni della sua vita mortale. Mi sono fermato, in un certo senso, per dare al Papa l'ultima parola.
Nonostante ciò, non ho cambiato nulla di quanto avevo iniziato a scrivere, mi sono limitato a collocarlo in modo appropriato come la mia espressione di cordoglio per la sua perdita, che si unisce al cordoglio di tutti per una perdita comune. Anche quando ancora speravo che potesse riprendersi e proseguire la sua opera, come dimostra il titolo che ho dato a questa recensione, l’intento era di riflettere sul significato del Pontificato di questo Papa per continuare la tradizione apostolica della chiesa cristiana fino al suo pontificato, e ben oltre la sua dipartita.
In questo momento, come temevo anche quando ho iniziato la stesura di questa recensione, è mio dovere parlare francamente, dal punto di vista della mia conoscenza particolare, per la mia posizione negli affari mondiali, di alcuni aspetti che riguardano il ruolo della Chiesa, aspetti che da lungo tempo occupano le mie riflessioni più profonde.
In questo momento, vi è ancora una critica precedente al libro che devo muovere, anche se in questa occasione solenne. Lo faccio perché la mia critica riguarda la speciale continuità dell'altrettanto speciale eredità lasciata da tre pontefici, Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II, tre dei quattro Papi eletti nella drammatica epoca dell'armamento nucleare, sotto la cui minaccia continuiamo a vivere. Il punto che intendo fare, essendo estraneo al corpo formale della Chiesa, ma ugualmente legato ad essa, è una tesi ecumenica riguardante l’eredità lasciata dal loro pontificato ed il ruolo che esso ha e continuerà ad avere per tutta l’umanità oggi. Concentrerò dunque la mia attenzione sui risultati comuni di questi tre pontificati. In questo contesto indicherò l’aspetto problematico contenuto nel libro che ho appena recensito.
Attenendomi alla solennità del momento, limiterò il mio resoconto ad un aspetto particolare, ma rilevante, sul quale le mie qualifiche sono uniche, e rilevanti per parlare della sfida costituita oggi da questo Papa e dai suoi immediati predecessori.
Come vedrete di seguito, la critica che muovo su un aspetto del libro che ho recensito, riguarda l’Illuminismo e l’influsso che alcuni illuministi e potenziali Satana dei tempi moderni ebbero contro le intenzioni rappresentante dall’insegnamento di Gesù Cristo e dei suoi Apostoli.
"Per tutti i cristiani, ebrei e musulmani, l'aspetto assiomatico del dogma illuminista corrisponde al rifiuto categorico dell'idea che l'uomo e la donna siano fatti a immagine e somiglianza del Creatore. La conseguenza di questo fraudolento presupposto assiomatico dell’Illuminismo, così come fu promosso da seguaci dell’empirista Paolo Sarpi quali Thomas Hobbes, Cartesio, John Locke e gli ambienti vicini a Voltaire e Kant, è la negazione dell’esistenza conoscibile di quel potenziale creativo, a immagine del Creatore, che rende gli esseri umani differenti e superiori agli animali.
Tale qualità distintiva dell’individuo umano è il fondamento della concezione socratica e cristiana secondo cui l’immortalità della personalità cognitiva di un individuo sta in quella che i teologi definiscono la “simultanenità della continuità”. Si tratta di quella certezza di immortalità, nel bene o nel male, che hanno perduto personaggi tragici come l’Amleto, o intere nazioni come la Danimarca dell’Amleto di Shakespeare. E’ quell’immortalità, che alcuni chiamano spiritualità, che diede forza ai martiri cristiani dai tempi di Nerone fino a Diocleziano, e che lega gli individui nel corpo della Cristianità facendone una forza le cui intenzioni superano i limiti della mortalità di ciascun cristiano. E’ la qualità che distingue il “fondamentalista cristiano” da operetta comica e le sue fantasie riguardo il mondo, dall’anima immortale dedita ad una missione di bene anche entro i confini della semplice mortalità.
E’ quello che mi ha dato la forza di cui ho avuto spesso bisogno per fare quello che ho fatto, per il bene della giustizia, e per continuare a portarlo avanti senza lasciarmi sviare dalla paura, dalla disapprovazione, o dal timore di correre rischi o subire soprusi, che ho dovuto spesso affrontare come prezzo per la mia coscienza.
L’aspetto deleterio, tuttavia, è che solo un gruppo minuscolo tra coloro che si professano cristiani è dotato di questo tipo di forza spirituale intima. A causa di questa carenza nel progresso dei nostri concittadini, il bene del genere umano, la speranza di un buon esito della storia attuale delle nazioni e dell’umanità, è nelle mani di quei pochi pastori che costituiscono una vera leadership, come quell’eroe americano che fu il Rev. Martin Luther King. Il compito di queste persone è di dare la conoscenza e il coraggio resi possibili solo da questo senso di immortalità per fare ciò che è necessario per il futuro dell’umanità.
Questo è fondamentale per gli affari interni della Chiesa cristiana quanto per tutti gli altri aspetti della vita mortale.
Molte persone si definiscono, in virtù del loro abito mentale e delle loro abitudini pratiche, "piccole persone". Piene di paure, sono confinate entro i limiti del senso di mortalità, del senso del piacere e del dolore, entro i limiti di ciò che per loro è un'esistenza mortale breve. Così, rifuggono il mondo reale della simultaneità dell'eternità, per entrare in un mondo-ombra contro le cui illusioni seducenti ci ammonisce l'apostolo Paolo nella Lettera ai Corinti I, 13. Così, per persone talmente piccole, il regno spirituale che è, in verità, la vera fonte della potenza sia in seno che al di sopra dell'universo, è per esse semplicemente un ineffabile "altro mondo", un mondo fantasioso verso il quale immaginano di essere trasportate dopo la morte. Quel mondo è per queste tristi persone qualcosa in cui pietose creature ad esse simili "ricevono da Dio la previdenza sanitaria e i soldi per l'affitto ". È un mondo fantastico, popolato da poveri folli, un mondo inesistente concepito dalle loro immaginazioni torturate e futili, un mondo in cui quella patetica piccolezza della loro fantasia intrappola le loro passioni.
Mentre possiamo desiderare tempi migliori, in cui molti dei nostri simili non siano così patetici, oggi nel mondo reale, oltre il regno delle percezioni sensoriali, il benessere dell'umanità deve essere orientato ad un futuro nel quale tali piccolezze d'animo non saranno la realtà prevalente. Se teniamo conto della debolezza morale della maggioranza dell'umanità, abbiamo bisogno di una certa qualità di leadership nella società organizzata. Così, come la repubblica dello stato nazionale moderno, anche la Cristianità necessita di strutture organizzate, nel quale sia espressa una leadership dotata di un sufficiente senso dell'immortalità, un senso sufficiente a guidare l'umanità nella maniera più sicura possibile da una generazione di follie alla futura generazione, sperando che ci possano condurre tutti al punto in cui ciascun individuo avrà un senso efficiente della propria immortalità individuale.
Nel loro tempo i tre Papi di cui ho ammirato l'opera, di cui Giovanni Paolo II è il più recente, hanno fronteggiato le terribili implicazioni dell'era delle armi termonucleari, e l'hanno fatto nei modi necessari e sufficienti a rispettare il magistero della Chiesa. Quanto a me, negli ultimi decenni mi sono trovato a dover ricoprire il ruolo dello statista, cosa che è spesso avvenuta senza alcun preavviso. So che questi Papi non hanno gestito le cose del mondo, né è loro compito farlo, ma senza quello che hanno fatto, è plausibile credere che il mondo non sarebbe sopravvissuto fino ad oggi. In questa luce, è terribile l'emozione che ci coglie pensando all'imminente successore che dovrà continuare la loro missione.
Il pericolo maggiore che ci attende è la possibilità tragica, nel senso classico di questo termine, che l’umanità non riesca a compiere le scelte necessarie per cambiare radicalmente quegli indirizzi politici da cui il proseguimento di una forma civilizzata di esistenza umana dipende, una condizione terribile che potrebbe essere mantenuta per un periodo di tempo indeterminato a venire.
Benché il fascismo risorgente promosso da ambienti finanziari sia la principale minaccia per il pianeta anche oggi, come in passato, la principale fonte di rischio per l’umanità moderna non è mai stata il fascismo in quanto tale, né il comunismo. E’ stato, e lo è ancor oggi, quello che viene spesso lodato come l’influsso diffuso di qualcosa che chiamano “Illuminismo”, che altro non è che la pratica sordida e malvagia del sofismo. Esso è esemplificato dalla negazione, da parte dei seguaci del veneziano Paolo Sarpi, dell’esistenza di quella capacità di scoprire, rispettare ed applicare i principii universali dell’universo del Creatore vivente che erano stati riconosciuti dalla scienza dei pitagorici, da Platone, dal Rinascimento, da Keplero e Leibniz. Questa negazione, o l’evasione agnostica del soggetto dell’anima, espressa assiomaticamente da quello che si definisce Illuminismo, è di fatto la principale fonte del male per il potere politico e di altro genere al mondo d’oggi.
Il male rappresentato dal punto di vista dell’Illuminismo assume spesso la forma di un pseudo-cristianesimo che, negando la creatività umana, pone la fede al di fuori dell’universo in cui regna Dio, in un universo gnostico, come quello di Bernard Mandeville della Società Mont Pelerin e del suo seguace Adam Smith, in cui il vizio regna sul comportamento dell’individuo umano.
Tuttavia, benché la Chiesa Cattolica abbia messo ripetutamente in guardia dall’Illuminismo, vi sono alcuni negli organismi religiosi e vicini ad essi il cui timore del potere rappresentato dalle forze filo-imperialiste della “guerra nucleare preventiva” espresse dagli ambienti del Presidente George W. Bush e del Premier britannico Tony Blair, controllati dall’oligarchia finanziaria, è superiore alla loro coscienza. La gente che ha paura -- paura della povertà, paura della persecuzione -- vorrebbe che le chiese capitolassero di fronte alla temuta e potente autorità ed alla malvagia corruzione di una “iniziativa fondata sulla fede” [con tale nome il governo USA ha varato un programma per cooptare le chiese in un racket dell’assistenza sociale – Ndt], ovvero quel dogma liberista rappresentato oggi dallo spirito filo-satanico dell’Illuminismo. Questa dottrina della capitolazione, descritta nel periodo 1989-1992, come l’utopistica “fine della storia”, ha trasformato in codardi gli odierni Amleti nei governi, nelle chiese e altrove, in larga parte del mondo di oggi.
Ma il male non riuscirà a prevalere semplicemente ricorrendo a tale corruzione. Ho le qualifiche per dimostrare che l’attuale sistema mondiale, da cui dipende il potere finanziario di quel male, è destinato ad un’estinzione quasi immediata, in un modo o nell’altro. Siamo entrati in un periodo in cui tali forme di male finiranno quanto meno per distruggere anche se stesse.
Dunque, la questione che ci attende è: qual è l’alternativa alla sottomissione a tali paure? Vi sono rimedi pratici, fin d’ora, visto che sta già sopravvenendo la crisi finale dell’intero sistema finanziario e monetario. Vi sono soluzioni pratiche, di cui ho eccellente conoscenza; ma la questione è: c’è la volontà di adottare quelle alternative?
Durante gli anni Ottanta, ho avuto il piacere di collaborare con molti ambienti in tutto il mondo, compresi molti cardinali ed altri esponenti della Chiesa Cattolica. Allora, condividevamo la speranza che il governo sovietico adottasse un corso migliore, il che avrebbe evitato la sua auto-distruzione economica altrimenti evidente. Questo punto di vista, incoraggiato dalla decisione del Presidente Ronald Reagan di presentare pubblicamente al governo sovietico, il 23 marzo 1983, la sua Iniziativa di Difesa Strategica, promosse l’ottimismo di una trasformazione pacifica in molti ambienti della Chiesa ed altri ambienti, soprattutto tra il 1982 ed il 1985, ma anche dopo. In seguito, gli sforzi di Papa Giovanni Paolo II per una pace tra le fedi diverse ebbero lo stesso effetto positivo, relativamente più debole, ma cruciale.
Da tutte queste esperienze durante la mia vita, e lezioni paragonabili dalla storia recente, so che non è la paura del male a salvare il genere umano da una nuova grande follia, ma, piuttosto, una visione chiara ed ottimistica dell’alternativa reale che dà speranza. E’ dovere dei veri leader presentare tale rimedio. Da questo punto di vista, i tre Papi recenti a cui mi riferisco furono cruciali nel loro tempo. Che cosa faremo noi adesso, ora che essi ci sono stati portati via?
"Questi, come disse una volta un grande americano, sono tempi che mettono le anime degli uomini a dura prova. Suggerirei che il primo passo sia rendersi conto cognitivamente di avere un'anima. Da questo punto di vista, c'è una differenza strategica cruciale tra coloro che hanno semplicemente imparato a credere di avere un'anima, e coloro che hanno un rapporto cognitivo, danno del tu alla loro anima. Tra questi ultimi, troviamo i leader capaci di cui abbiamo bisogno in tempi di crisi; disgraziatamente sono troppo pochi e, anche tra loro, pochi riescono ad arrivare a posizioni importanti da cui possano esercitare la leadership di cui c'è bisogno. Questo problema ci è stato posto, di nuovo, con la triste notizia della morte di Giovanni Paolo II.
"C'è un potere nell'universo che la capacità creativa della mente umana individuale può conoscere. Ho dedicato gran parte della mia vita a scoprire tale potere, e con successo sufficiente a dimostrare il punto. Coloro che hanno il coraggio di riconoscere tale potere, ed applicarlo, esprimono così la continuità delle degne istituzioni occupate da uomini e donne mortali. Diventare uno di costoro nella società è la natura di ciò che Leibniz definiva "la ricerca della felicità", il principio su cui si fonda la repubblica americana. Quando viene a mancare qualcuno che esercita questa opera di leadership, coloro che restano lo piangono. Il lutto per tali grandi personaggi può essere, di per sé, un atto creativo da parte di coloro che li piangono; così sia adesso."


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