Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

 

 

LaRouche dal vivo su internet

Il 7 aprile 2005 Lyndon LaRouche ha parlato ad un incontro pubblico a Washington (foto), trasmesso in diretta su internet e disponibile come registrazione sul sito www.larouchepac.com. Di seguito qualche stralcio del suo discorso:
"Attualmente, negli USA e nel resto del mondo, ci sono ambienti che riecheggiano ciò che il presidente Clinton disse nel settembre 1998, dopo il crollo delle piramidi speculative sui bond russi: il mondo ha bisogno di una nuova architettura finanziaria che sostituisca l'attuale sistema del FMI.
"Quello che è accaduto ieri al Parlamento Italiano, dove è stata approvata una risoluzione per la convocazione di una nuova conferenza di Bretton Woods, a seguito di un intenso dibattito, è qualcosa che molta gente nel resto del mondo sta seriamente considerando: occorre una nuova architettura finanziaria. Con quella attuale non è possibile andare avanti. Ciò che non è chiaro però, per questa gente, è come debba essere quella nuova, e le idee che circolano al proposito spesso sono solo superficiali. Inoltre, quello che ancora manca è un consenso sul che fare.(...)" (nel corso della discussione, LaRouche ha fatto nuovamente riferimento alla mozione votata dal Parlamento italiano, e a come diversi parlamentari abbiano fatto riferimento a Giovanni Paolo II: "Ecco un esempio di immortalità. La storia vivente incorporata in un'associazione risponde agli eventi circostanti").
"Oggi sono in molti ad essere convinti che l'attuale disastro, il crollo o disintegrazione del sistema finanziario in corso, iniziò nel 2001 con l'inaugurazione del presidente attualmente in carica, George W. Bush junior. In tal modo però non si ammette che ciò che è avvenuto altro non sia che la continuazione di un processo di distruzione dell'economia degli Stati Uniti, ad opera del suo governo e con il consenso -- più o meno esplicito -- della maggioranza della popolazione.
Si tratta di una distruzione che si protrae da almeno tre decenni, che si palesò quando gli USA s'impegnarono nella guerra del Vietnam e che divenne acuta con l'affermazione al potere di un governo di estrema destra -- che aveva intenzioni fasciste -- come quello del presidente Richard M. Nixon. Da allora, specialmente dopo i fatti dell'agosto 1971, gli Stati Uniti si sono distrutti, non a piccoli passi ma a grandi salti (...)
Il problema che oggi dobbiamo affrontare non è solo quello di correggere gli errori di questo presidente, ma di indurre la gente, almeno una maggioranza, e una maggioranza di persone influenti tra i democratici e i repubblicani negli Stati Uniti, a riconoscere di essere stati complici nel crimine che ha distrutto il paese, la sua economia, ed inoltre nella distruzione della sicurezza della civiltà più complessivamente, giacché oggi ci troviamo davvero sull'orlo di una nuova epoca buia (...)
Facemmo già un'esperienza del genere uscendo dalla Grande Depressione, sotto Franklin Roosevelt, negli anni Trenta e Quaranta. Si tratta di precedenti che molti, in particolare nel partito democratico, sono pronti ad accettare (...) si tratta di precedenti che in linea di principio possono funzionare di nuovo, ma non sono abbastanza adeguati quando si considera il fatto che negli ultimi tre decenni l'economia USA è stata erosa, in una misura che possiamo stimare oltre il 50%. I danni inflitti all'economia nell'ultimo periodo sono maggiori di quelli di allora.
Per mettere in moto la ripresa, Roosevelt poté attingere a delle risorse che ancora c'erano, a delle aziende agricole e a delle fabbriche che ancora c'erano, sebbene fossero chiuse o sul punto di chiudere, e poté impiegare della manodopera produttiva che era stata specializzata negli anni Venti. (...)
Noi invece dobbiamo fare i conti con la degenerazione che è stata prodotta nella popolazione statunitense dall'influsso del Congress for Cultural Freedom, soprattutto negli anni Cinquanta. Producemmo la 'sindrome dei colletti bianchi' (...) e la gente cominciò a trasferirsi nei sobborghi, abbandonando le città, nelle nuove attività che sorgevano fuori dai grandi centri abitati (...)
Producemmo così una generazione, detta dei baby-boomer, che in larga misura ha perso la fibra morale che ci consentì di uscire dalla depressione, con la ripresa guidata da Franklin Roosevelt, e di combattere il fascismo: senza gli Stati Uniti e senza Roosevelt negli anni Quaranta si sarebbe affermato un impero mondiale nazista (...)
Quello che accadde nel dopoguerra, alla bella gente dei sobborghi, che aveva un bel lavoro nelle linde fabbriche, e che diceva un sacco di bugie per non sporcarsi [in pieno maccartismo -- Ndr], è che nel momento in cui scoppiò la crisi missilistica di Cuba e fu poi assassinato Kennedy, questa bella gente moralmente crollò. E da questo conseguì la grande svolta del paradigma culturale nota come "il sessantotto".
Ci ritrovammo con una generazione che aveva abbandonato la realtà: diceva di odiare l'industria, l'agricoltura, i colletti blu, la cultura, ecc. Dissero che avrebbero fatto una nuova cultura (...) E questo rese possibile la svolta anti-industriale e gli altri cambiamenti culturali che produssero l'inaugurazione del Presidente Nixon, con l'annesso rischio del fascismo.
Il rischio del fascismo però non era tanto costituito da Nixon (...) Ad architettare il fascismo era altra gente, che è ancora in giro. Nixon è morto, ma George Pratt Shultz è ancora in giro. E' stato lui a mettere a punto l'amministrazione Bush, a raccogliere Condoleezza Rice dalla terra e affidarle l'organizzazione dei "Vulcani". Fu lui a incaricare Dick Cheney di organizzare una nuova amministrazione Bush, con Bush junior. (...)
La distruzione dell'economia USA avvenne in due fasi (...): la prima riguardava la distruzione della politica strutturale. Come primo passo fu distrutto il sistema monetario internazionale, il 15-16 agosto 1971. Gli USA rinunciarono agli impegni che si erano assunti a Bretton Woods quando distrussero quel sistema. L'anno successivo, alla Conferenza delle Azzorre, George Shultz dette battaglia contro Georges Pompidou, il presidente francese che opponeva resistenza (...) gli Stati Uniti prevalsero e imposero un accordo internazionale sullo stesso FMI che distrusse il sistema. In altre parole, gli Stati Uniti tradirono il sistema nell'agosto 1971 (...)
La seconda fase cominciò quando Henry Kissinger fu sostituito al National Security Council dal suo fratello gemello: Zbigniew Brzezinski (...) Sotto Carter quest'ultimo orchestrò quella che fu apertamente chiamata 'la disintegrazione controllata dell'economia USA'. Si trattava della dottrina della Commissione Trilaterale, allora creata da Brzezinski, che sotto Carter divenne il nuovo governo (...). La politica seguita da Brzezinski fu la 'deregulation', ovvero la distruzione della struttura dell'economia USA (...) prima fu colpita l'agricoltura, poi i trasporti, quelli su strada prima e poi quelli aerei, poi l'industria e via di seguito (...)
Nella primavera-estate del 1987 previdi quello che sarebbe poi successo. Ci trovavamo sull'orlo di un tracollo generale del mercato dei titoli di borsa, che si verificò puntualmente, proprio come avevo previsto. Come risposta a questo, Paul Volcker, che aveva presieduto fino a quel momento alla distruzione dell'economia dalla presidenza della Federal Reserve, fu sostituito da Alan Greenspan, perché quest'ultimo era molto più folle (...) inventò il gioco d'azzardo, le scommesse, in sostituzione dell'economia reale. A queste scommesse dette il nome di 'operazioni finanziarie derivate' (...); in tal modo è stato creato un debito basato su questi 'derivati finanziari' e sugli hedge funds (...) Questo gioco d'azzardo è utilizzato per l'attuale processo di distruzione completa del sistema mondiale, ed è per questo che ci troviamo sull'orlo di uno sfascio generale sia del sistema monetario-finanziario che dell'economia fisica. Una reazione a catena potrebbe partire in qualsiasi momento (...)
Ciò che accade ora è che il denaro impiegato nelle operazioni speculative degli hedge funds e simili è usato soprattutto per acquisire il controllo delle future forniture delle materie prime nel pianeta. Ad esempio, non c'è nessuna penuria di petrolio (...) e com'è che allora il prezzo sta per arrivare a 60 dollari al barile? (...) il motivo è dovuto alle scommesse con i derivati finanziari e gli hedge funds, che sono un'arma per controllare le forniture future delle principali categorie di materie prime del pianeta! (...)
Un sistema del genere, dominato da queste speculazioni sulle materie prime, non può essere organizzato o tollerato e al tempo stesso pretendere che l'economia funzioni. Di conseguenza ora ci troviamo nella fase in cui, a motivo di questo, rischiamo lo sfascio definitivo.
E' una situazione che potrebbe anche essere risolta, e se io fossi presidente ci riuscirei, con il sostegno delle persone giuste (...) Occorre usare la forza della legge e anteporre il principio del bene comune. Collaborando insieme ad altri paesi, che concordano con lo stesso principio, sarebbe possibile fare guerra agli speculatori e mandarli in bancarotta. Sottoporli a procedura fallimentare (...) Ma fino ad ora nessuno oltre a me, e forse qualcun altro che concorda con me, ha dimostrato la volontà di farlo (...)
Al tempo stesso, come riflesso del processo di collasso, si verificano episodi come la crisi della General Motors, che è tipica delle industrie del settore in varie parti del mondo. Lasciata a se stessa, con il suo fallimento la General Motors metterebbe in moto un tracollo generale dell'economia con una reazione a catena di fallimenti (...) Quello che si cercherà di fare, in ambiente finanziario, non è tentare di riorganizzare la General Motors, ma si cercherà di darle il colpo di grazia. Questo è ciò che intende fare la Federal Reserve (...)
Sono convinto che per liquidare una gestione incompetente vi siano sistemi migliori dello sgozzare l'impresa! La General Motors rappresenta, come del resto tutto il settore dell'auto, la maggiore concentrazione delle macchine utensili negli Stati Uniti. Il problema però è che si producono troppe automobili. Non si riesce oggi a vendere, ai prezzi di mercato, tutte le automobili che occorrerebbe vendere per stabilizzare l'intero settore industriale dell'auto! Al tempo stesso però questo settore rappresenta una capacità molto preziosa, quella delle macchine utensili, che è insostituibile (...)
Allora occorrerà effettuare delle riconversioni nell'economia, cominciando dalle officine della meccanica di precisione, a monte nel settore dell'auto. Qui si concentra la forza lavoro che dispone di una vera specializzazione; se questa gente perde il lavoro, si rischia di perdere anche quella specializzazione, ma da essa dipende un'economia moderna. Senza di essa non è possibile creare nuovi sistemi di trasporto o i macchinari necessari per nuove industrie.
A questa forza lavoro specializzata bisogna rivolgersi per avere nuove ferrovie, a cominciare dalla levitazione magnetica (...) Certo, è meglio avere nuovi sistemi ferroviari, rendendo più efficienti i trasporti del paese (...).
Per concepire una riconversione economica, la cosa migliore da fare è partire dal vertice, dai quadri più specializzati della forza lavoro, e affidare loro i progetti ad alta tecnologia di cui sono capaci, facendo in modo che nel progetto vengano assorbite anche maestranze semi-specializzate o poco specializzate affinché si riqualifichino durante la realizzazione del progetto. Così facemmo con la Tennessee Valley Authority, sotto Roosevelt (...) si può fare lo stesso oggi in altre parti degli Stati Uniti. Altrettanto si può fare in Eurasia. Nello sviluppo congiunto tra America del Nord e del Sud (...). Sono regioni che contano grandi risorse, popolazioni numerose e crescenti, grandi potenzialità, ma occorre un programma trainante che abbia il massimo contenuto tecnologico e scientifico (...) Occorrono grandi programmi di sviluppo infrastrutturale in cui diversi paesi cooperino nello sviluppo regionale (...)
Questo ci porta ad un'altra domanda: come finanziare tutto ciò? (...) Il sistema delle banche centrali, compreso il sistema della Federal Reserve, opera come se fosse al di sopra dei governi e finquando i governi lo accetteranno, in effetti quelle banche saranno al di sopra dei governi (...)
Ma come governo noi siamo responsabili delle condizioni in cui la popolazione si viene a trovare, alle condizioni che le vengono imposte. La civiltà moderna esige che il bene comune abbia la precedenza, non solo nella nostra nazione, ma anche cooperando con le altre nazioni per il bene comune dell'umanità.
Stiamo rischiando una rovina che può essere evitata. È possibile creare, immediatamente, gli strumenti di credito con cui sottrarre l'economia mondiale all'attuale caos (...) Il sistema finanzario che ci controlla è fallito, in maniera irreversibile. L'unica ragione per cui ancora esiste è che esso abusa dei poteri del governo, che s'impone sul governo stesso impedendogli di dichiararlo fallito.
Pertanto, se un governo, soprattutto quello degli Stati Uniti, dichiara che il sistema è fallito, che cosa succede? In quanto sistema finanziario, esso non ha un'autorità costituzionale, come invece ce l'ha un governo: è solo un'impresa privata! E cosa si fa con un'impresa privata quando se ne constata il fallimento? Spetta al governo sottoporla alla riorganizzazione fallimentare (...)
A queste condizioni quindi si sottopone il sistema a riorganizzazione fallimentare. Occorre quindi prendere l'economia, travolta dalla bancarotta finanziaria, e rimetterla in ordine in maniera che possa crescere.
Come farlo? Spostiamo per un attimo l'attenzione dal capitale finanziario, in quanto tale, al capitale fisico. Si nota subito la differenza, si vede che non c'è una corrispondenza univoca. Ad esempio, per costruire una centrale elettrica, di cui si può prevedere una durata in funzione di trent'anni, si emette un credito venticinquennale (...) Il governo emette allora un credito a tasso d'interesse semplice del 2%. Tanti di questi crediti quante sono le centrali che si decide di costruire (...)
Su tale base è possibile creare i posti di lavoro che servono per costruire la centale, un'opera che probabilmente durerà cinque anni (...) allora in cinque anni occuperemo tanti lavoratori e si faranno gli acquisti necessari per produrre un impianto che durerà trent'anni e continuerà a produrre un reddito fisico per la popolazione per tutto questo periodo. Lo finanzieremo in 25 anni, con un credito. Su questo principio si costruisce una ripresa (...)
Spetta al governo organizzare il credito, in base alla propria autorità, ed è sua responsabilità garantirlo. Con tale garanzia, organizzando le cose in questo modo, l'economia può essere fatta crescere in rapporto alla capacità e specializzazione disponibili per l'impresa (...). Per quanto riguarda l'America, questo significa tornare verso il sistema della banca nazionale, che è ciò a cui mirava Roosevelt: ricostituire un sistema bancario hamiltoniano (...)
Occorre riconoscere gli errori fatti, e soprattutto la loro natura. Occorre riconoscere questo, come popolazione, come governo, per il periodo degli ultimi quarant'anni (...) e occorre piantarla di pretendere che tutto ciò che abbiamo fatto fino al gennaio 2001, invece, andava bene. E' stato tutto quello che abbiamo fatto prima di Bush che ci ha dato come conseguenza Bush!


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