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Der Spiegel ammette l’esistenza di un dibattito sulla Nuova Bretton Woods

Nel primo articolo di una serie dedicata alla crisi finanziaria globale, sotto il titolo "Bilancio del Terrore", il settimanale tedesco Der Spiegel ripercorre i principali episodi della grande speculazione negli ultimi anni: l’attacco di George Soros al Sistema Monetario Europeo e alla sterlina inglese (1992), l’attacco al baht tailandese, e la crisi asiatica del 1997.

Per ovviare a tali inconvenienti, le banche centrali asiatiche, guidate da Giappone e Cina, hanno costituito delle riserve in dollari. L'articolo dice: "Se cominciassero a diversificare loro riserve, il dollaro precipiterebbe in un pozzo senza fondo, e il mondo in una crisi globale". Potrebbe accadere in ogni momento, poiché una minima illazione è sufficiente a creare delle onde di shock, come accadde nella crisi asiatica del 1997.

L'articolo elenca le nazioni che possiedono riserve eccedenti i 100 miliardi di dollari: Giappone (820,5 mld); Cina (642,6 mld); Taiwan (246,6 mld); Corea del Sud (201,3 mld); nazioni europee (176,8 mld); Russia (130,4 mld); India (130,1 mld); Hong Kong (123,9 mld); Singapore (112,5 mld).

Considerati il deficit commerciale americano di 650 miliardi di dollari e il deficit nel bilancio federale che ammonta a 430 miliardi di dollari, la situazione ovviamente insostenibile fa pensare all'analogo periodo storico tra le due guerre mondiali, quando il sistema monetario entrò in una fase caotica che fu risolta solo nel 1944, quando F.D. Roosevelt promosse l'instaurazione del nuovo sistema finanziario di Bretton Woods. Si deve ricordare che Roosevelt respinse l'idea di Keynes di stabilire una unità di conto globale e instituì invece il sistema che è stato in vigore fino al 1971, quando fu smantellato dall’amministrazione Nixon.

Der Spiegel ammette che ora questi temi sono molto dibattuti, ma invece di riconoscere che lo statista americano Lyndon LaRouche è il principale promotore di una "nuova Bretton Woods" si limita ad accennare ad una sorta di cospirazione quando commenta che: "di un nuovo sistema monetario se ne discute molto in privato, ma in pubblico nessuno si esprime."

Il settimanale cita un certo prof. Peter Bofinger, noto per le sue posizioni anti-monetariste ma anche per la scarsa combattività, il quale ammonisce il lettore a stare attento, affinché "non ti accusino di essere matto". Con ciò si arriva a spiegare che questo timore induce i politici a non esporsi; tuttalpiù discutono l'argomento riunendosi privatamente in gruppi di studio. In questa discussione su quella che ora chiamano "la moderna Bretton Woods" – evidentemente terrorizzati dall’espressione "nuova Bretton Woods" coniata da LaRouche – sono state bocciate sia l’idea del gold standard (secondo il sistema britannico, fondamentalmente diverso dalla "riserva aurea" di Bretton Woods) sia quella della moneta mondiale di Mundell. Tutto il resto è ancora da discutere e definire.

L'articolo conclude con un'affermazione dell'ex capo della Bundesbank, Karl-Otto Poehl: "vi sono tutte le ragioni per essere molto spaventati dalla situazione".

L'influenza di LaRouche è evidente.


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