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Opportunità mancata per Villepin

Un grande momento storico ha incontrato un leader di poco conto, questo si può dire del "nuovo piano economico" del primo ministro francese Dominique de Villepin, presentato al parlamento l'8 giugno. Dopo il solenne "no" alla costituzione europea, Villepin non ha saputo cogliere l'occasione per annunciare dei cambiamenti fondamentali della politica economica che opprime la Francia dall'epoca di Francois Mitterrand, iniziata nel 1983.

Dopo la vittoria del No, il movimento di LaRouche in Francia organizza una mobilitazione popolare a favore delle grandi infrastrutture eurasiatiche.
Qualche ambiente vicino al presidente Jacques Chirac aveva proposto di scavalcare il 'patto di stabilità' e varare grandi progetti infrastrutturali per creare nuovi posti di lavoro produttivi. Ad esempio, il presidente dell'Assemblea Nazionale Jean Luis Debré e il parlamentare Patrick Ollier hanno lanciato appelli affinché siano ignorati i dogmi di Maastricht e si avviino grandi investimenti pubblici.
Il "Piano di battaglia contro la disoccupazione" presentato da Villepin invece si ripromette di creare posti di lavoro nei servizi e nelle micro-imprese (1-9 dipendenti). Le misure speciali contro la disoccupazione giovanile, che ha raggiunto il 20%, non prospettano dei posti di lavoro per la creazione di ricchezza, ma solo palliativi. La creazione di una "Agenzia per l'innovazione industriale", pubblica-privata, in teoria è utile ma in pratica dispone di soli 500 milioni di euro. Il finanziamento complessivo per la nuova occupazione si calcola sui 4,5 miliardi di euro, che dovrebbero provenire dal sistema fiscale vigente, dalle privatizzazioni e dall'eliminazione di alcuni privilegi fiscali.
Sul nuovo primo ministro sono probabilmente state esercitate enormi pressioni, sia politiche che di "altra natura", che lo hanno costretto a restare nel confini della "disciplina fiscale" tracciati dagli interessi privati dell'oligarchia finanziaria. Secondo i quotidiani Le Monde e Liberation il presidente della Commissione Finanze del Senato Philippe Marini e il suo omologo all'Assemblea Nazionale Pierre Mehaignerie si sarebbero impegnati in vaste operazioni di ricatto. I due avrebbero incontrato Villepin per "convincerlo" che ogni tentativo di aggirare il "Patto di Stabilità", "sfonderebbe la diga ed avrebbe conseguenze politiche". In altri termini essi avrebbero orchestrato un voto di sfiducia contro il governo atterrandolo alla partenza. Dopo questo incontro, un Villepin che ha manifestato molto più coraggio opponendosi alla guerra contro l'Iraq che contro la burocrazia finanziaria dell'UE, ha accettato di diluire la sua politica economica in tante misure modeste e sostenute dallo stato per la creazione di posticini quasi inutili. Anche esponenti di governo come il ministro dell'Economia Thierry Breton hanno respinto qualsasi proposta "non ortodossa" di investimenti pubblici.


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