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Gli hedge funds e l'esplosione dei derivati

Mentre nel mondo della finanza circolano stime secondo cui dal 20 al 40 per cento del capitale complessivo degli hedge funds potrebbe essere già andato in fumo, come conseguenza del taglio del rating di GM e di Ford, cominciano a venire a galla le prime ammissioni di perdite colossali da parte degli hedge funds e delle banche:
Il GLG Partners, il più grande hedge fund attivo in Europa, ha reso noto agli investitori di aver registrato a maggio una serie di perdite. Secondo il Financial Times del 14 giugno, GLG ha ammesso che Credit Fund, uno dei suoi 16 hedge funds, ha perso il 14,5% del capitale a maggio. I manager di GLG attribuiscono le perdite al "modello matematico" impiegato per fissare i prezzi dei derivati sul credito. Spiegano che il modello "non è riuscito a prevedere le oscillazioni di mercato seguite ai tagli del rating di General Motors e Ford del mese scorso". Riferita quest'affermazione, il Financial Times commentava: "L'ammissione è significativa, in quanto pare che altre banche e hedge funds abbiano usato modelli simili per il trading, e di conseguenza potrebbero aver subito perdite altrettanto grandi in contrattazioni derivate".
A proposito della situazione generale dei mercati finanziari, nel comunicato di GLG si legge: "Settori della comunità degli hedge funds e un numero considerevole di banche d'investimento hanno subito perdite notevoli nelle operazioni sul credito come conseguenza delle condizioni recentemente instauratesi nel mercato". Naturalmente GLG invita gli investitori a non ritirare i fondi (tanto saranno comunque spariti) perché nel futuro adotterà un modello matematico presumibilmente migliore. L'articolo del Financial Times conclude: "l'impatto reale che finirà per avere l'alterazione dei prezzi del credito avvenuta a maggio non è ancora venuto alla luce".
Anche sul fronte delle grandi banche appaiono i primi segni di perdite significative. Philip Purcell, presidente e amministratore delegato di Morgan Stanley, è stato costretto ad annunciare le proprie dimissioni. Questo è avvenuto non soltanto come conseguenza di scontri interni alla gestione, ma soprattutto a motivo dei dissesti provocati dalle perdite degli hedge funds sull'attività bancaria. Così, Purcell si è sottratto all'imbarazzo di dover riferire di una probabile perdita del 20% dei profitti nel secondo trimestre, direttamente dovuta al drastico aumento dei premi di rischio per le obbligazioni societarie e ad effetti collegati sui derivati sul credito.
Tre giorni più tardi, la Goldman Sachs ha riconosciuto per la prima volta in tre anni una riduzione dei profitti trimestrali. Il reddito dalle operazioni sui bonds, sulle divise e sulle merci è caduto del 22%. L'annuncio non ha destato sorpresa, giacché a Wall Street circolava già da alcuni giorni la voce che Goldman Sachs aveva seguito l'andamento delle contrattazioni degli hedge funds e di conseguenza si è trovata con la guardia scoperta quando è arrivata la botta di GM e Ford. David Viniar, dirigente finanziario di Goldman Sachs, ha cercato di smentire la voce: "Certo che Goldman non trarrà sempre attivi da ogni operazione, ma le voci sul conto di perdite trimestrali su scommesse riguardanti General Motors e Ford sono esagerate". Sempre secondo le voci, anche Deutsche Bank, UBS e JP Morgan-Chase avrebbero accumulato gravi perdite a maggio.

La BRI sul disastro dei derivati

Nell'ultima rassegna trimestrale, la Banca per i regolamenti internazionali (BRI) ammette – con la solita ovatta linguistica dei banchieri – che i mercati finanziari globali versano in una situazione disperata. Il rapporto afferma: "A cominciare dal marzo 2005 i mercati del credito e delle azioni sono caduti come conseguenza del ritiro degli investitori da investimenti ad alto rischio. I mercati del credito hanno registrato la più alta svendita dal 2002, mentre i mercati azionari hanno perso quasi tutti i guadagni fatti nel 2004 ... Situazioni specifiche, di imprese o di settore, in particolare riguardanti il problematico settore dell'auto USA, ricoprono un ruolo importante nella rinuncia ai titoli più rischiosi ... gli spreads del credito hanno continuato ad allargarsi e gli interessi sui titoli di stato a diminuire fino alla metà di maggio come conseguenza del nervosismo provocato dall'aumento del rischio. Un'insolita volatilità nei derivati sui default ha aumentato l'incertezza a maggio".
"I mercati dei derivati sul credito sono stati più problematici di quelli spot. Alcuni hedge funds avrebbero subito perdite notevoli in operazioni riguardanti la General Motors e CDS index tranches. Le conseguenze sistemiche dovute al possibile fallimento di alcune di queste operazioni con una forte leva hanno pesato sui mercati del credito nella prima metà di maggio. I mercati del credito avrebbero anche subito la pressione dei movimenti degli hedge funds verso posizioni più liquide, dove alcuni fondi avrebbero anticipato un aumento delle liquidazioni come risposta alla mediocrità dei rendimenti negli ultimi mesi ... All'inizio di giugno era ancora da chiarire se la svendita nei mercati del credito si fosse conclusa".
In un riquadro a parte, intitolato "I mercati del credito alla prova dello stress: la retrocessione di General Motors e Ford", la BRI riporta tanti dettagli tecnici per mostrare come le retrocessioni abbiano avuto effetti devastanti nei mercati dei derivati, in particolare in quelli sul credito. Poi conclude: "Mentre si accumulano le perdite su questi valori relativi di attività di arbitraggio, gli investitori riequilibrano i portafogli per le proprie coperture, per far fronte a scadenze marginali e ridurre il rischio delle proprie esposizioni. Questo a sua volta ha provocato problemi di liquidità" su altri mercati derivati. "Poiché molti investitori avevano le stesse posizioni, questa concentrazione di attività ha amplificato il processo di leva inversa. La spirale di deterioramento è simile in natura, sebbene non in ampiezza, a ciò che accadde nel 1998, a seguito dell'insolvenza della Russia e il quasi fallimento della Long-Term Capital Management".


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