Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

 

 

La Germania verso il voto: la candidatura di Helga Zepp-LaRouche

La decisione poco sovrana del presidente tedesco - Zepp-LaRouche sul ritorno al marco tedesco - Il dibattito sulla fine dell'euro - Le grandi banche tedesche versano nei guai?

Il 21 luglio il presidente tedesco Horst Koehler ha pronunciato un discorso alla nazione, in un evidente stato di nervosismo, per annunciare che le elezioni politiche per il rinnovo del Bundestag, si terranno il prossimo 18 settembre. L'indomani Helga Zepp-LaRouche, candidata alla cancelleria del Movimento Solidarietà tedesco (BüSo, Bürgerrechtsbewegung Solidarität) ha rilasciato una dichiarazione elettorale affermando tra l'altro:
"Ciò che Koehler ha detto non suona affatto sovrano, nei contenuti e nell'atteggiamento. Inoltre, il suo tentativo di atteggiarsi al di sopra delle parti non ha convinto. Ha parlato di 'compiti enormi', di 'situazione senza precedenti', di 'situazione grave'; ha implicitamente parlato da esponente dell'Unione democristiana (CDU) che cerca la soluzione nei termini di una politica di austerità sempre peggiore. A tal fine ha anche corso il rischio di vedersi respingere la sua decisione dalla Corte Costituzionale, con grave danno per la carica che ricopre.
"Occorre considerare che prima di diventare Presidente, Horst Koehler è stato al vertice del Fondo Monetario Internazionale. Si può dunque esser certi che egli sia al corrente della drammaticità della situazione in cui versa il sistema finanziario globale, che, a motivo delle perdite degli hedge funds e della bolla immobiliare negli Stati Uniti ed altrove, è sull'orlo di un crac senza precedenti. Ed allo stesso modo egli saprà sicuramente che l'establishment finanziario ha ormai deciso che l'Unione Monetaria Europea non può essere più tenuta insieme, così come è certo che sa in che condizioni precarie versino alcune grandi banche tedesche. Evidentemente è a questa consapevolezza che si devono sia il tono impaurito del presidente che la stessa decisione affrettata, una decisione che potrebbe essere respinta dalla Corte Costituzionale, compromettendo così la fiducia sulle sue capacità di discernimento".
Nella sua analisi la signora LaRouche ha ricordato che tra gli imprenditori tedeschi si è costituito un forte raggruppamento neo-liberale che vorrebbe affidare le leve della politica economica della CDU a Friedrich Merz. Dimessosi dalla vice presidenza del gruppo parlamentare, Merz è entrato nel consiglio di amministrazione dell'hedge fund TCI, distintosi in un recente tentativo di acquisizione della Borsa di Francoforte.
A questo raggruppamento di potere neo-con e neo-liberista appartiene il conte Otto von Lambsdorff, figura di riferimento tedesca della Commissione Trilaterale e della Mont Pelerin Society. Questo dimostra, ha continuato Zepp-LaRouche, "che ci sono interessi finanziari convinti di poter risolvere la crisi riducendo drasticamente i livelli di vita della popolazione per salvare così le banche. Dal punto di vista di questi interessi, Angela Merkel, candidata della CDU, sarebbe solo una figura di transizione".
"Il problema sta nel fatto che tutti i partiti rappresentati nel Bundestag e il nuovo partito pompato dai mezzi d'informazione, il Partito della Sinistra, non sanno come affrontare questa crisi del sistema e la politica di cui ciascuno di essi è promotore conduce invariabilmente ad un nuovo feudalesimo. Pertanto il programma del BüSo per un nuovo sistema finanziario globale, un nuovo sistema di Bretton Woods e un New Deal nella tradizione di Franklin D. Roosevelt, è l'unica risposta positiva ... Propongo un nostro abbandono del Trattato di Maastricht e dell'Unione Monetaria Europea e un ritorno al marco tedesco, giacché per quel trattato abbiamo rinunciato alla nostra sovranità sulla nostra politica economica ed è urgente che ce ne riappropriamo". Su un punto convengo con quanto il presidente Koehler ha detto nel suo discorso televisivo: 'spetta alla sovranità democratica decidere'!".

Zepp-LaRouche sul ritorno al marco tedesco

Tornando sulla proposta di reintrodurre il marco tedesco, Helga Zepp-LaRouche ha spiegato che il movimento di LaRouche si è opposto fin dall'inizio all'introduzione dell'euro, perché era evidente che si trattava di un espediente per indebolire la Germania a seguito del successo della riunificazione.
Il Trattato di Maastricht, il Trattato di Amsterdam, il Patto di Stabilità, l'Unione Monetaria Europea e la Banca Centrale Europea "non sono compatibili con la Costituzione tedesca, né con gli interessi della Germania o di qualsiasi altra nazione sovrana in Europa, semplicemente perché invalidano le garanzie costituzionali dei diritti civili e della libertà, e minano le costituzioni nazionali". Il voto della Francia e dell'Olanda contro la Costituzione non è stato soltanto una protesta contro i governi di quei paesi, ma la manifestazione del disaccordo con il concetto di fondo di Maastricht.
Inoltre, ha continuato la capolista del BüSo, l'euro ha portato all'impoverimento i paesi più ricchi che costituiscono il nucleo centrale dell'Europa, mentre nei paesi periferici ha dato vita a dei boom finanziari di natura effimera, provocando contemporaneamente una forte inflazione e bolle speculative, soprattutto nel settore immobiliare. Adesso ci sono dieci paesi dell'Europa orientale in attesa di essere ammessi nell'eurozona ed è stima ormai comune che a quel punto l'UME finirebbe comunque per scoppiare "perché gli squilibri sono in ogni caso eccessivi".
Le uniche a trarre vantaggio dal sistema dell'euro sono le grandi banche e corporations. Adesso possono infatti muovere liberalmente i propri capitali e sfruttano i vantaggi di poter liberalmente investire dove costa meno, rovinando di conseguenza la piccola e media industria, i ceti medi e l'economia sociale di mercato. "L'euro non fa che costringere le imprese a condurre una guerra economica contro le proprie economie nazionali con la delocalizzazione. Le imprese delocalizzano non perché piace, ma sono costrette a farlo per sopravvivere, sono costrette ad andare dove i costi sono inferiori. Debbono investire dove forza lavoro, tasse e oneri sociali sono i più bassi".
Con la BCE che ha imposto un tasso d'interesse uguale in tutta l'eurozona, i paesi più industrializzati hanno perso un importante vantaggio, quello dei tassi d'interesse competitivi. I paesi più industrializzati e con i più alti standard remunerativi come la Germania, ma anche il Benelux e la Francia, hanno perso anche il vantaggio competitivo di una moneta nazionale stabile. Prima, a motivo della stabilità della moneta e dell'alta produttività, molti investitori non consideravano "alti salari, oneri sociali e tasse" un grosso svantaggio.
"Fin tanto che c'è l'euro e l'Unione Monetaria Europea, non si può fare niente per risollevare l'economia depressa e rimediare alla disoccupazione di massa, visto che per seguire una politica di investimenti sani occorre avere una moneta nazionale che consenta di poter cambiare i tassi d'interesse e la politica che li regola, per difendere l'economia dagli effetti indesiderati della globalizzazione".
"Pertanto, solo ripristinando la sovranità nazionale sulla moneta nazionale e trattando l'euro come semplice unità di conto, come lo fu l'ECU nel Sistema Monetario Europeo (SME), sarà possibile risolvere i problemi. E l'Europa, allora, potrà crescere economicamente, perché si creerà una situazione in cui l'integrazione economica alimenterà l'integrazione politica, ma questo solo sulla base dell'auto-determinazione e della responsabilità nazionale".

Il dibattito sulla fine dell'euro
La più grande banca d'Europa, la HSBC (Hong Kong and Shangai Banking Corporation), ha notato nell'ultimo rapporto che non solo la Germania, ma anche l'Olanda e l'Italia hanno ragioni sempre più forti "per lasciare l'area dell'euro".
La banca fa notare che sull'economia tedesca grava in particolare la politica dei tassi d'interesse comuni, uno svantaggio che vanifica tutti gli altri vantaggi. Una volta lasciato l'euro, la Germania potrebbe avviare una politica di investimenti pubblici e di riduzione delle tasse, fa notare lo studio, intitolato "European Meltdown?", redatto dalla centrale londinese della banca.
L'edizione del 19 luglio di Financial Times Deutschland sfoggiava un editoriale intitolato "Scenario per una uscita dall'euro". Fino ad ora, notava Lukas Zeise, "solo i separatisti della destra italiana" o "professori esotici" hanno proposto l'uscita dall'euro. Ma improvvisamente "seri economisti nelle banche", in particolare nella City di Londra, sollevano degli interrogativi molto gravi sulla sostenibilità dell'UME.
Il primo economista per l'Europa della Morgan Stanley, Joachim Fels, in un incontro pubblico del 20 luglio a Francoforte ha stimato al 30% le possibilità di una uscita dall'euro. Se l'euro continua a restare, ha spiegato, si verificheranno ben presto delle crisi economiche acute nell'area euro, con i deficit pubblici che arrivano alle stelle. Sarebbero allora necessarie delle "riforme" molto più drastiche di quelle degli ultimi anni. L'"esperimento pilota" si conduce in Italia. Roma dovrà seguire Berlino nella riduzione dei salari perché questo è il modo "in cui i paesi si sono aggiustati nell'unione monetaria". Una politica del genere probabilmente devasterebbe l'economia interna italiana, ma questo "è il prezzo inevitabile dell'aggiustamento". Al tempo stesso, la ECB finirà sotto pressioni enormi. Di conseguenza ci sono il 30% delle probabilità che i paesi che in passato hanno avuto una moneta forte lasceranno l'euro per ricostituire una propria unità monetaria.
Come impedire alla Germania di tornare al marco tedesco creando un sistema euro composto solo dal "nocciolo duro" è l'argomento attualmente discusso dalle élite francesi. La dichiarazione del governatore della Banca di Francia Christian Noyer, secondo cui ogni paese può "naturalmente" lasciare l'euro, se lo desidera, dovrebbe essere interpretata in tal senso.

Le grandi banche tedesche versano nei guai?

Che le grandi banche tedesche versino in "grossi guai" è una voce che circola a Londra e si ritiene anche che questo sarebbe il motivo principale che spinge i politici tedeschi a costituire una Grande Coalizione. Gli esperti del settore puntano il dito sui "nuovi problemi" della Hypo-Vereinsbank (HVB), la terza banca tedesca che si è fusa con l'italiana Unicredito. Da ciò che si sa della fusione si desume che si tratti piuttosto di una "acquisizione".
La Commerzbank sarebbe sotto inchiesta per operazioni di riciclaggio, da quanto ha ammesso la magistratura svizzera al Neue Zuericher Zeitung del 23 luglio e altre testate hanno confermato nei giorni successivi.


[inizio pagina]

MoviSol.org

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

Newsletter

Il CD di Solidarietà

© Copyright

MoviSol.org

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà