Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

 

 

Caso Plame: le nubi del Watergate

Il Senate Democratic Policy Committee, centro istituzionale di ricerca politica dei democratici negli USA, ha tenuto il 22 luglio 2005 audizioni intitolate: "Conseguenze per la sicurezza nazionale del rivelare l'identità degli agenti segreti". Si è trattato di un evento straordinario inteso a chiarire le vaste implicazioni di sicurezza e politiche del caso Plame. Le audizioni hanno posto in rilievo anche la scorrettezza della Casa Bianca e dello stesso presidente, il cui rifiuto di condurre indagini serie e punire i responsabili ha decisamente aggravato la situazione.
Le audizioni sono state presiedute dal sen. Byron Dorgan e dall'on. Henry Waxman il quale, aprendo la seduta, ha asserito che bruciare la copertura della Plame non è stato solamente un atto di "tradimento indifendibile" nei di lei confronti, e "un affronto indifendibile verso coloro che lavorano sul fronte della difesa dell'America", ma anche "una falla indifendibile nella sicurezza nazionale". Waxman, che votò a favore della guerra in Iraq perché credette alle menzogne sulle armi di distruzione di massa, ha sostenuto che la questione di questa fuga di notizie è legata inestricabilmente a quella della menzogna come metodo. "Oggi - ha detto - sappiamo la verità: io fui ingannato, come lo furono gli americani e come lo fu il marito di Valerie Plame, l'ambasciatore Joe Wilson, che ha contribuito a far luce su ciò che allora veramente accadde".
Waxman ha spiegato: "Fino ad oggi la Casa Bianca non ha presentato uno straccio di prova sull'accordo tra Iraq e Niger per l'acquisto dell'uranio", cosa che era stata presentata come "la prova" di una minaccia nucleare posta dall'Iraq. "Invece c'è da credere che i consiglieri del presidente abbiano dato vita ad una campagna denigratoria ... disponiamo soltanto di informazioni parziali su ciò che accadde nelle ore e nei giorni successivi [all'articolo in cui Wilson riferiva l'esito della sua missione in Niger] ... ma sappiamo che a bordo dell'Air Force One circolò un promemoria segreto del Dipartimento di Stato in cui si menzionava Valerie [Plame] Wilson; sappiamo che Karl Rove, il consigliere più vicino al presidente, parlò dell'identità della signora Wilson con il giornalista Robert Novak e con Matthew Cooper del Times; che anche Scooter Libby, capo dello staff del vice presidente, parlò con almeno un giornalista sul conto della signora Wilson". Waxman elenca almeno undici indiscrezioni del genere confermate dalla Casa Bianca.
All'audizione sono stati ascoltati l'ex analista della CIA Larry Johnson, l'ex funzionario della DIA Patrick Lang, l'ex ufficiale della CIA Jim Marcinkowiski, e David MacMichael. Gli esperti hanno spiegato come funziona il lavoro degli agenti segreti, "undercover", e grazie a questo loro contributo i politici hanno potuto valutare appieno il danno arrecato bruciando la copertura della Plame.

La Casa Bianca cerca di correre ai ripari

I documenti sui presunti acquisti di uranio in Niger da parte del regime di Saddam comparvero nel 2001 in Italia e su tale base il vice presidente Cheney ordinò ai servizi di indagare sulla questione. Di conseguenza all'ambasciatore Joseph Wilson fu chiesto di recarsi a fare i suoi accertamenti nel Niger, nel febbraio 2002.
Oggi i mezzi d'informazione che cercano di chiarire i diversi aspetti e dimensioni di questa frode debbono fare i conti con le manovre dissuasive provenienti dalla Casa Bianca, per cui i contorni della vicenda non appaiono ancora abbastanza netti.
Secondo un'inchiesta del parlamento italiano nel caso dello "yellow cake" del Niger, le mani in pasta (è proprio il caso di dirlo) ce l'hanno avute soprattutto Michael Ledeen, Dewey Clarridge, Ahmed Chalabi e Francis Brookes.
Ledeen figurava come "consulente" sui libri paga del SISMI all'inizio degli anni Ottanta, nel periodo in cui il SISMI era controllato dalla P2. Nel dicembre 2001, quando i documenti sullo "yellow cake" apparvero sulle scrivanie del SISMI, Ledeen era a Roma. Era arrivato in compagnia di personaggi del Pentagono come Lawrence Franklin (poi incriminato per aver trafugato documenti segreti ai funzionari d'ambasciata israeliana attraverso l'AIPAC) per incontrare truffatori della risma di Manucher Ghorbanifar, famoso per lo scandalo Iran-Contra. Ma che altro venne a fare Ledeen a Roma?
Gli altri nomi che figurano nel rapporto - Clarridge, Chalabi e Brookes - portano dritto al Congresso nazionale iracheno INC (all'epoca Clarridge e Brookes erano i consiglieri di questa formazione di maneggioni allora spacciata come una sorta di governo iracheno in esilio). Alla fine del 2001 lo zar dell'antiterrorismo USA, il gen. Wayne Downing, propose che Clarridge, con il quale aveva lavorato per anni con l'INC, diventasse il suo vice. Brookes proveniva dal Rendon Group, impresa di public relations alla quale il Pentagono avevano affidato una campagna promozionale per Chalabi e l'INC.
La domanda da porsi dunque è la seguente: qual è il ruolo dell'amministrazione Bush-Cheney nella frode dell'uranio del Niger? Ha semplicemente sfruttato dei documenti falsi, perché faceva comodo, oppure è stata lei a volere quella contraffazione? L'interrogativo si colloca nel contesto della Casa Bianca che corre da un mezzo d'informazione all'altro nel tentativo di tappare la bocca ai giornalisti investigativi. Un esempio: la rubrica giornalistica "60 Minutes" della CBS l'anno scorso è stata costretta a censurare all'ultimo minuto una buona parte di un servizio sul "yellow cake", pochi minuti prima di andare in onda. Come mai? Il suo affermato giornalista Dan Rather aveva messo il piede in fallo in un resoconto sul servizio militare di Bush e la rete televisiva si trovava dunque sulle difensive e dovette accettare il diktat.

Il caso Plame porta anche a Bolton?

Tra le tracce seguite dal procuratore Patrick Fitzgerald, ce n'è una che conduce a John Bolton. All'inizio della prima amministrazione Bush, Bolton volle come suo collaboratore nel dipartimento di Stato il funzionario della CIA Fred Fleitz. I due avevano già lavorato insieme all'epoca di Reagan e quando Bolton fu nominato responsabile per i negoziati sugli armamenti, Fleitz lavorava per l'unità della CIA che indagava sulle armi di distruzione di massa, la WIMPAC. Fleitz quindi funse da ufficiale di coordinamento, arrivando poi a ricoprire l'incarico di capo dello staff di Bolton.
Secondo alcune fonti sarebbe stato Fleitz a dare a Bolton il nome della Plame, e Bolton avrebbe girato l'informazione a Libby, nell'Ufficio della vicepresidenza.


[inizio pagina]

MoviSol.org

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

Newsletter

Il CD di Solidarietà

© Copyright

MoviSol.org

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà