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I rischi di un crac di fine estate

Un eccesso di liquidità emessa dalle banche centrali ha alimentato enormi bolle speculative nei mercati finanziari e prima o poi queste dovranno necessariamente esplodere, forse in una riedizione del crac borsistico del 1987 oppure di quello obbligazionario del 1994. Questo è il giudizio espresso in un nuovo rapporto di Jim O'Neill, economista della Goldman Sachs.
E' "quasi inevitabile" che qualche avvenimento imprevisto nei prossimi mesi innescherà un crac del genere, scrive O'Neill. Quasi tutti i grandi crac degli ultimi decenni si sono verificati alla fine dell'estate o in autunno. Ad innescarlo potrebbe essere un avvenimento politico come una nuova esasperazione di crisi in Medio Oriente, o Iran, o Corea del Nord. Ma c'è anche la possibilità di un tracollo nei mercati emergenti, come ad esempio in Brasile, che potrebbe poi diffondersi al resto del mondo come avvenne nel 1997/1998.
Nella stessa direzione va il rapporto rilasciato il 27 luglio dal "Counterparty Risk Management Policy Group", che è la nuova versione del gruppo formato da JP Morgan e Goldman Sachs nel 1999, a seguito del tracollo di LTCM. Il gruppo, diretto dall'ex presidente della Federal Reserve di New York Gerald Corrigan, il gruppo si è riunito diversi mesi fa, dopo che le azioni GM hanno subito la retrocessione a "junk". Il rapporto prende espressamente posizione contro la regolamentazione, affermando che non occorrono nuove regole. Riferendosi però agli shock finanzari il rapporto afferma: "Molti istituti finanziari, come banche, banche d'investimento, hedge funds e equity funds privati attualmente contano ragguardevoli investimenti in assets che sono molto illiquidi anche in normali condizioni di mercato". Citando "nuove sfide" provenienti dalla rapida crescita nel numero, nel volume complessivo e nella complessità degli hedge funds, il rapporto nota come "una sollecitazione che minaccia un gruppo di fondi potrebbe raggiungere la massa critica e porre ampi rischi per i mercati finanziari ... perché gli hedge funds sono diventati una controparte importantissima delle banche e delle banche d'investimento".
Gli afflussi da ogni parte del mondo di capitale fresco negli hedge funds si sono ridotti del 60% nel secondo trimestre del 2005. Gli afflussi netti sono passati da 25 miliardi a 10,9 miliardi, secondo i dati di Hedge Fund Research. Gli hedge funds che praticano l'"arbitrage convertibile" hanno subito perdite notevoli, pari a 4,15 miliardi di dollari solo nel secondo trimestre. Gli hedge funds che acquistano il debito delle imprese (bonds) e al tempo stesso speculano contro la loro quotazione in borsa hanno perso da gennaio il 15% degli assets.


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