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Moniti di un crac immobiliare mondiale

Da diversi mesi il nostro movimento denuncia l'insostenibilità della bolla immobiliare che le banche centrali hanno alimentato con emissioni colossali di liquidità, e che rischia di diventare così il probabile detonatore di un tracollo generalizzato dei mercati finanziari globali.

Questa liquidità ha alimentato la crescita esplosiva dei mutui casa negli Stati Uniti, in Inghilterra ed altrove. Adesso è apparsa una serie di articoli sulla stampa internazionale che lanciano l'allarme. Si tratta di articoli che attingono per lo più ad una recente indagine realizzata dall'Economist sui principali mercati immobiliari mondiali.

Nel pubblicare lo studio, lo scorso 16 giugno, l'Economist concludeva:
"La lievitazione dei prezzi degli immobili abitativi in tutto il mondo è la più grande bolla della storia. C'è da prepararsi al dolore economico quando essa scoppierà ... Mai prima il prezzo reale della casa era salito tanto rapidamente, per un periodo così protratto, in così tanti paesi ... L'aumento dei prezzi immobiliari ha contribuito a sostenere l'economia mondiale dopo lo scoppio della bolla delle azioni nel 2000. Che succederà se presto il boom della casa finirà in un crac?".
Secondo lo studio dell'Economist, "il valore complessivo degli immobili residenziali nelle economie sviluppate è aumentato di oltre 30 mila miliardi di dollari negli ultimi cinque anni, superando i 70 mila miliardi, un aumento pari al 100% dell'insieme del PIL di questi paesi. Questo non fa solo impallidire al confronto qualsiasi boom immobiliare, ma è superiore alla bolla di tutte le borse alla fine degli anni Novanta (che registrò un aumento del PIL dell'80% in cinque anni) o della bolla della borsa americana alla fine degli anni Venti (55% del PIL). In altre parole sembra la più grande bolla della storia".

Nel periodo 1997-2005 il prezzo della casa ha fatto registrare aumenti record in Sud Africa (244%), Irlanda (192%), Inghilterra (154%), Spagna (145%) e Australia (114%). Negli USA la casa è aumentata "solo" del 73%, anche se negli ultimi trimestri l'accelerazione è stata notevole, superiore al 20% su base annua. Fino al 1996 i privati contraevano nuovi mutui fino a complessivamente 200 miliardi l'anno. Nel 2004 questa cifra è salita a 900 miliardi. Il volume complessivo dei mutui aperti negli USA ha superato gli 8 mila miliardi di dollari.

L'Economist rileva inoltre che in tutti i mercati immobiliari "il costo della casa ha raggiunto livelli record in rapporto agli affitti" ed ha anche raggiunto "livelli record in rapporto ai redditi". Un grande pericolo è rappresentato dalla percentuale degli acquirenti che fanno un "investimento" negli immobili. Per tenere in piedi le bolle degli immobili residenziali i privati vengono attirati a contrarre più di un mutuo con dei tassi d'interesse temporaneamente molto bassi e con tecniche di finanziamento "innovative". Aumentano negli USA i mutui offerti senza alcun versamento anticipato o col pagamento degli interessi solo a estinzione del credito, o addirittura con il solo pagamento degli interessi perché si acquista case per rivenderle. Secondo la National Association of Realtors, nel 2004 il 42% di coloro che per la prima volta hanno acquistato un immobile non hanno versato alcun anticipo. Inoltre, il 50% dei nuovi mutui non hanno più interessi fissi ma sono "ipoteche a tassi variabili". Tutto ciò crea una situazione in cui la gente non acquista le case per viverci ma per rivenderle pochi mesi dopo ad un prezzo significativamente maggiorato. Basterebbe già un congelamento dei prezzi per creare un crac in questo settore.

Uno scoppio della bolla immobiliare avrebbe ripercussioni enormi nei mercati finanziari, tali da superare di gran lunga quelle del crac della "New Economy" che ha mandato in fumo 15 mila miliardi di dollari in tre anni.


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