Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

 

Il nostro “tsunami” si chiama Katrina!,

di Lyndon H. LaRouche, Jr.
31 agosto 2005

L'orrore suscitato dalla catastrofe umana verificatasi come conseguenza della negligenza dell'accoppiata Bush-Cheney nelle settimane precedenti e successive alla catastrofe naturale dello “tsunami americano” chiamato Katrina, ha già prodotto uno shock politico superiore, per implicazioni umane e materiali, a quello successivo agli eventi dell'11 settembre 2001. Gli strascichi di ciò che promette essere, nei giorni a venire, un tragico insieme di conseguenze umanitarie, fisiche e politico-psicologiche avranno, cumulativamente, la massima incidenza sul futuro del governo degli Stati Uniti d'America, e coinvolgeranno anche altri governi nel resto del mondo.

Già il 2 agosto era stato dato un allarme generale sulla prospettiva di uragani che avrebbero potuto colpire le coste meridionali degli Stati Uniti. Quel preavviso avrebbe dovuto essere seguito da un ordine del Presidente degli Stati Uniti d'America, impartito alla Guardia Nazionale, all'ente per le emergenze FEMA e ad altre istituzioni, per preparare un piano operativo di azioni precauzionali, preventive e di emergenza, in modo da gestire tutte le ovvie contingenze di un uragano della forza 4 o 5 come il famoso “Camilla” del 1969. Ora vediamo chiaramente che quei preparativi urgenti non furono intrapresi.

La catastrofe umana s'è avverata principalmente perché l'amministrazione Bush-Cheney ha deciso di permettere che quella che poteva essere una semplice catastrofe naturale si trasformasse in una catastrofe umana di dimensioni sconvolgenti. Il Presidente sfortunatamente era in quella che pare proprio una vacanza permanente; il Vice-Presidente, sfortunatamente, no.

La procedura tipica che il Presidente avrebbe dovuto seguire, il 2 agosto 2005, o durante il briefing mattutino del giorno successivo, sarebbe stata quella di incaricare un generale a tre o quattro stellette, con un ordine presidenziale, della direzione di una task force d'emergenza composta principalmente dal Genio Militare e dalla Guardia Nazionale, in collaborazione con la FEMA, per stabilire un piano d'azione immediato per affrontare il peggio nelle regioni costiere tra la Florida e i Caraibi, tra agosto e settembre.

In particolare, l'impiego degli elicotteri blackhawk della Guardia Nazionale, che erano stati spediti in Iraq, avrebbe dovuto far parte di tale piano, come punto essenziale - di routine - di una tale contingenza. Il fatto che le operazioni di Cheney e di Rumsfeld abbiano spogliato gli Stati sulla costa caraibica della maggior parte di questi mezzi necessari, avrebbe dovuto essere affrontato da un'azione correttiva inclusa nel piano suddetto, già il 2 o il 3 agosto.

Non c'è niente di nuovo nel pensiero strategico della civiltà europea, a proposito delle sfide di questo tipo. Platone, nel suo «Timeo», trattò con precisione la differenza e i rapporti che intercorrono tra le catastrofi naturali e quelle provocate dall'uomo. La negligenza dell'esecutivo Bush-Cheney, dal 2 agosto in poi, è la colpa immediata cui dobbiamo riferirci, ora, per distinguere le vaste conseguenze criminali di una catastrofe umana dagli effetti mortali di una catastrofe naturale.

Il risultato della negligenza dell'attuale Presidente, a meno che non intervengano nel frattempo delle misure di soccorso al limite del miracoloso, è che il conto delle vittime immediate o successive di questa catastrofe potrebbe salire molto presto oltre le 100 mila. Così, il teatrino ora inscenato dell'amministrazione Bush-Cheney, mentre gli squali nuotano tra i cadaveri galleggianti nelle strade di New Orleans, attesta il disinteresse a trattare l'imminente catastrofe umana. Le squadre di soccorso che avrebbero dovuto essere dispiegate nella zona già qualche giorno prima del cataclisma, erano invece concentrate come unità della Guardia Nazionale, assieme agli elicotteri adeguati a prestare soccorso, in Iraq.

Tuttavia, la colpevolezza di una mente assente quale quella del Presidente Bush e di una mente iperattiva come quella del Vice-Presidente Cheney, impegnato a sostituire la mente in vacanza perpetua del presidente, sta soltanto nel recente contributo alla serie di catastrofi, sia economiche che d'altro tipo, che ora interessano le coste dell'Alabama, del Mississippi e della Louisiana. Proprio adesso, una porzione importante degli Stati Uniti è in procinto di essere distrutta, colpendo con le conseguenze dirette milioni di americani.

Oltre all'orrore che avrebbe potuto essere evitato, anche nel tempo disponibile al Presidente George W. Bush Jr., dal momento in cui Katrina ebbe lasciato la punta della Florida, pesano decenni di negligenza da parte del governo degli USA e di altri Paesi, una negligenza imposta principalmente da un salto paradigmatico nella cultura degli Stati Uniti, i quali, come conseguenza di ciò, cessarono di essere la prima economia fisica nazionale, per diventare una nazione di baracche e di grandi casinò, che sorgono dove un tempo c'era la massima potenza agro-industriale del mondo. Dopo alcuni decenni di tale cambiamento paradigmatico, iniziato approssimativamente nel 1967-1968, con la trasformazione verso un'economia cosiddetta “di servizi”, abbiamo permesso la distruzione della qualità dell'impiego produttivo e della vita civica, di quello standard di riferimento per l'applicazione dei princìpi costituzionali che asseriscono la promozione del Bene Comune del popolo degli Stati Uniti d'America e della sua posterità.

Con la nostra avida ricerca del lavoro a basso costo e della riduzione delle tasse, abbiamo proceduto alla distruzione delle industrie, della aziende agricole e dell'infrastruttura di base degli Stati Uniti: continuamente, per oltre trent'anni. In questo processo, il cui risultato sono le condizioni da Terzo Mondo attorno ai paradisi del gioco d'azzardo della Louisiana e di altri Stati un tempo orgogliosi, abbiamo accumulato una “dote” di negligenza, che ha permesso ad un evento squisitamente naturale di sprofondare un'intera regione degli Stati Uniti in una situazione simile a quella provocata dal micidiale tsunami che colpì le coste dell'Indonesia, della Tailandia, dello Sri Lanka, del Bangladesh e dell'India. Tali cambiamenti, verificatisi in questo intervallo trentennale, sono andati ad assommarsi alla negligenza estrema esibita dal regime Bush-Cheney, tanto grave da essere degna di impeachment; tale manchevolezza ha prodotto effetti così gravi che rischiano di rivelarsi peggiori di quelli dell'11 settembre 2001.

La catastrofe naturale, come spiega Platone, poté più delle capacità umane di prevenzione, ma la catastrofe più grave è quella provocata dalla condotta innaturale della leadership rappresentata dal Presidente e dal suo palese marionettista, il Vice-Presidente.

Nel frattempo in Europa

Comparando gli eventi di questi giorni negli Stati Uniti con le catastrofi più tipicamente asiatiche, siamo ricondotti a considerare i vantaggi di cui la civiltà europea godette, rispetto alle civiltà asiatiche appunto, poiché essa fondò la moderna repubblica dello stato-nazione sovrano sul principio della suprema legge del Bene Comune. Questo è il principio della promozione del bene comune per noi e per i nostri posteri, così come è enunciato nel preambolo della Costituzione Federale degli Stati Uniti, che è la legge suprema della nostra repubblica. Questo stesso principio è diffusamente presente, anche se con minore autorità, nelle buone nazioni dell'Europa moderna, specialmente grazie al Trattato di Westfalia del 1648.

Questo principio della legge naturale è altrimenti noto come il principio cristiano del bene comune, quale principio insuperato della legge naturale a cui tutti i governi e tutti i popoli dovrebbero sottomettersi. Questo principio è stato il segreto di ogni conquista economica, o di ogni altra conquista correlata, nella promozione dei crescenti livelli di vita e del riconoscimento della libertà presso la civiltà europea, e ovunque sia stata condivisa una forma di ammirazione per lo stesso principio, cioè tanto fra gli Ebrei e i Musulmani, quanto fra i Cristiani.

Al momento, pretende di essere legge suprema l'avidità personale, ciò che talvolta chiamiamo “il valore dell'azionista”, cosa che ha sistematicamente sovvertito la nostra Costituzione Federale, rimpiazzando la dottrina americana del diritto con la dottrina giuridica di Locke, che già apparve nel preambolo della costituzione degli schiavisti Stati Confederati d'America.

Al momento, sia nelle campagne politiche in Germania e in altre parti d'Europa, sia negli Stati Uniti d'America, quel grande principio morale, dal quale ogni meraviglia della civiltà europea moderna ha dipeso, in fatto di diritti umani e di prosperità, è in grave pericolo. La legge della giungla, come dimostrano i pessimi casi dell'Africa e dell'Asia, e anche quelli dell'America Centrale e Meridionale, è in piena azione. La stessa legge dell'istinto rapace, la legge della giungla socio-economica, era al cuore e nell'anima dell'amministrazione Bush-Cheney, anche prima che Bush tentasse di saccheggiare il sistema della previdenza sociale, un sistema fondato sul principio cristiano del bene comune.

Questa questione morale, come riflette la negligenza orribile di Bush e Cheney, rappresenta un pericolo che minaccia l'umanità intera in una situazione in cui la più grande crisi finanziaria delle storia moderna sta colpendo, non solo gli Stati Uniti ma il mondo intero.

 


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