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Una svolta nel paradigma culturale in America

Intervistato il 7 settembre dall’emittente radiofonica dello stato del Winsconsin, la KUWS, il fondatore dell’EIR Lyndon LaRouche ha chiaramente denunciato negligenze, abusi e incompetenze sfoggiati dall’amministrazione Bush-Cheney prima, durante e dopo l’uragano Katrina. Esse sono tante e tali, ha spiegato lo statista, da mettere in moto una profonda “svolta nel paradigma culturale” nel suo paese. LaRouche ha detto tra l’altro:
“La condotta fallimentare dell’amministrazione e dello stesso presidente Bush non mi sorprende. Essa è il frutto di una svolta ideologica a cui assistiamo da tempo, ma che è avvenuta specialmente sotto questo presidente. In altre parole, la filosofia e l’ideologia di questo presidente e della sua amministrazione sono tali per cui loro semplicemente decidono di accantonare e ignorare tutto ciò che pertiene al pubblico interesse ... Da quando è al potere, nel 2001, Bush non fa che smantellare la protezione civile, la Federal Emergency Management Agency (FEMA). Poi, dopo l’11 settembre, ha continuato a fare errori madornali con la Homeland Defense, che ha creato sulla base di pura ideologia, invece di rafforzare quelle istituzioni che lo meritavano, a seguito da quella esprienza. E’ stata così smantellata la capacità di far fronte a crisi di questo tipo [Katrina]...
“Non è soltanto negligenza, anche se ce n’è stata troppa. Quello che in realtà è avvenuto è uno scontro improvviso della filosofia dell’amministrazione con la realtà ... Si verificherà così quella che si chiama una “svolta del paradigma culturale”, in cui gli Stati Uniti abbandoneranno la filosofia rappresentata dall’Amministrazione Bush, che ha ormai fatto il suo corso, e si farà ritorno all’orientamento di Franklin D. Roosevelt, quando l’America si preoccupava della gente: la sanità, la sicurezza del paese, e il General Welfare torneranno ad essere preoccupazioni primarie. E’ un’esigenza che non si sente solo negli Stati Uniti ma anche in Europa, e una spinta in tal senso prende vigore nel Senato ed altrove nelle istituzioni.
“Non abbiamo dunque a che fare con uno scandalo, anche se di scandali ce ne sono a bizzeffe, se si vuole, ma occorre piuttosto affrontare la sfida di cambiare quella che è stata la filosofia rappresentata dall’amministrazione di George H.W. Bush. Tale filosofia ha raggiunto il colmo di ciò che si può tollerare e occorre dunque tornare verso gli indirizzi rooseveltiani, altrimenti siamo fritti”.

Ramificazioni internazionali

Analisti di politica strategica, in Inghilterra e nell’Europa continentale, consultati dall’EIR sulle prospettive degli USA dopo Katrina, convengono sul fatto che negli Stati Uniti si sta mettendo in moto una profonda trasformazione della vita politica “con conseguenze internazionali di vasta portata”, come ha detto uno di questi esperti.
O il governo e il congresso si limiteranno a cercare di mettere qualche pezza, oppure occorrerrà un effettivo sforzo di dimensioni nazionali come quello indicato da LaRouche, ha notato un esperto di Londra che ha poi aggiunto: “Ho visto la proposta del sen. Reid che chiede investimenti per 150 miliardi di dollari in un Piano Marshall, non solo per gli aiuti, ma per una ricostruzione di vasta portata. A rischio non c’è solo lo status di superpotenza degli Stati Uniti, ma la loro stessa identità nazionale”. L’indebolimento adesso è tale che questo esperto ha persino messo in dubbio l’effettiva capacità degli USA di una “corsa in avanti” per attaccare l’Iran. “Nell’establishment britannico è diffusa la sensazione che l’amministrazione Bush sia danneggiata al punto da non essere in grado di riprendersi” ha aggiunto l’esperto, che ha continuato, “qualcuno già pensa al dopo Bush, Blair è contento di essere impegnato in Cina e in India questa settimana. Gli effetti si sentono anche nel resto d’Europa tanto che la quasi certezza che Angela Merkel vincerà le prossime elezioni in Germania sta diminuendo mentre si fa sentire con maggiore probabilità lo spettro di una grande coalizione SPD-CDU. A ciò si aggiunge la prospettiva di un cambiamento in Francia, come conseguenza della malattia di Chirac”.
I mezzi d’informazione inglesi hanno subito notato come cambia il vento in America. Il Times di Londra ha scritto il 7 settembre che “l’America è sull’orlo di un esperimento sociale così grande che non è stato mai visto dall’epoca della Grande Depressione”. Il giornalista, Gearard Baker cita anche l’editorialista del New York Times David Brooks secondo il quale Katrina rappresenta il “punto di rottura”, dopo il quale gli Stati Uniti forse torneranno ad un “governo intervenzionista”, nelle questioni economiche. Sul Guardian Jonathan Freedland ha fatto notare che un processo di cambiamento è appena iniziato e cita Adrian Wooldridge dell’Economist secondo il quale “i grandi sconfitti nel campo repubblicano saranno i neo-cons. La sfrontatezza di credere che l’America possa ristrutturare il mondo, creando la democrazia in territorio ostile, quando non riesce a mantenere in ordine nemmeno una città americana è un hubris che ha subito una grossa batosta”.

In Germania in particolare

Nella campagna elettorale la capolista del BüSo Helga Zepp-LaRouche sostiene dalla fine di agosto che con Merkel come Cancelliere la Germania rischia di fare la fine dell’America di Bush, del quale la capolista della CDU/CSU è grande ammiratrice.
Il tema è stato poi ripreso dal Cancelliere Schroeder, nel duello elettorale del 4 settembre con la Merkel. Schroeder ha spiegato che nelle emergenze naturali in Germania non si sono verificati disastri paragonabili a quello di New Orleans e per questo è necessario uno “stato forte” che è l’esatto opposto della linea sostenuta dalla Merkel.
I sondaggi del 7 settembre indicavano una netta ripresa della SPD e in particolare dello stesso Schroeder che ha guadagnato 6 punti mentre la Merkel ne ha persi 7. La settimana prima i media davano ormai per certa una vittoria di una coalizione CDU/CSU e i liberali della FDP. Persino il presidente della CDU nella Renania-Palatinato Christoph Boehr ha dovuto ammettere che questa prospetiva ormai è svanita, aggiungendo che “la popolazione è preoccupata per la medicina che la CDU gli vuole somministrare”, riferendosi alla feroce politica fiscale di Kirchhoff di cui abbiamo riferito nell’ultimo numero.
Anche il Frankfurter Allgemeine Zeitung, grande sostenitore della Merkel, ha ammesso il 9 settembre che l’abbraccio tra la Merkel l’amministrazione Bush si è rivelato “politicamente mortale” per la candidata della CDU. Lo sdegno per la catastrofe Katrina non si limita all’ampio elettorato, in cui la percentuale degli indecisi è elevatissima, ma contagia gli stessi sostenitori della CDU. “In Germania nessun politico potrebbe restare in carica dopo essersi comportato come Bush” nella vicenda Katrina, ha detto Andreas Rennen, ministro dper gli affari sociali nel governo della CDU nello stato del Baden-Würtenberg.

Le negligenze di Bush sono criminali

La Casa Bianca è sommersa dalle critiche per la negligenza criminale con cui ha affrontato l’emergenza per l’urgano Katrina. Dopo il diffusissimo appello di LaRouche, intitolato “Il nostro tsunami si chiama Katrina!”, negli USA i parlamentari e la grande stampa hanno cominciato a mettere in discussione le capacità mentali del presidente, e a proporre il suo allontanamento dall’incarico.
In una lettera del 7 settembre il capogruppo democratico al Congresso, Harry Reid, ha inchiodato a Bush alla sue responsabilità con 13 domande. Dov’era il presidente? Come mai lui ha continuato le sue vacanze? e che rapporto c’è tra questo fatto e il numero delle vittime? La lettera è rivolta alla senatrice Susan Collins che presiede la Commissione per la sicurezza del territorio e affari governativi, la quale risponderà in una prossima. Nella lettera si legge tra l’altro: “Assenza da Washington del presidente e di altri responsabili: quanto tempo ha dedicato il presidente ad affrontare l’emergenza mentre era in vacanza? La sua assenza da Washington ha influito sulla reazione del governo? Quando era ormai evidente che un grande uragano avrebbe colpito la Costa del Golfo, entro qualche giorno, come mai il presidente non è rientrato a Washington dalle vacanze e non ha chiesto di fare altrettanto ai principali esponenti del suo governo? La presenza di quei funzionari a Washington avrebbe avuto un effetto positivo sulla capacità di reagire?”
Reid aggiunge: “Come mai l’amministrazione Bush non ha agito come prescrive il Piano di Risposta Nazionale?”, e spiegag che il piano in questione, messo a punto nel dicembre 2004 per rispondere alle catastrofi, “conferisce espressamente al governo federale la facoltà di scavalcare i regolamenti per le notifiche e le richieste di assitenza per accelerare i soccorsi, e che il processo di coordinazione non deve rallentare o ostacolare la rapidità delle operazioni e l’impiego delle risorse più importanti”.
Il piano approvato per le grandi emergenze nazionali prevede l’immediata coordinazione delle attività di ogni ente ministeriale sotto un “Principal Federal Official”, cioè un esponente di spicco del governo. Gli enti in questione sono soprattutto la protezione civile FEMA e il dipartimento della Difesa ai quali compete la prevenzione, la mobilitazione, l’intervento e il recupero. Se il piano fosse stato effettivamente eseguito come prescritto, la mobilitazione per l’emergenza sarebbe stata sicuramente gestita in maniera più tempestiva, coordinata e centralizzata.
La senatrice Mary Landrieu, che rappresenta lo stato della Louisiana, in un discorso dell’8 settembre ha denunciato il governo per aver ignorato i moniti ed ha messo in ridicolo Bush, il quale ha detto di non essere stato tempestivamente informato. “Ovviamente a Washington c’è già chi punta il dito contro le autorità locali e degli stati ... Esprimo il mio sdegno perché il governo nazionale è venuto meno alla sua responsabilità principale, che è quella di proteggera la vita degli americani...
“Non è vero che in Louisiana non sono stati fatti i preparativi ... Ma quando la tempesta ha colpito e i margini sono crollati i nostri appelli non hanno ricevuto risposta. Con il passare degli anni i nostri disegni di legge sono ingialliti sulle liste d’attesa dell’ordine del giorno. Gli stanziamenti già da tempo richiesti sono stati rimandati di anno in anno ... Il governo federale ... ha fatto una puntata fin troppo azzardata sul fatto che le previsioni ripetute degli innumerevoli esperti altro non erano che semplice retorica ... A Washington hanno gettato i dati e la Louisiana ha perso ...
“Ed è mia intenzione fare chiarezza sul perché la mobilitazione federale, in particolare quella della FEMA, è stata così incompetente da rappresentare un insulto alla popolazione dei nostri stati ... Sappiamo che il capo del Centro nazionale uragani ha reso noto di aver riferito al presidente degli Stati Uniti in merito alla minaccia di Katrina in una videoconferenza il giorno prima che l’uragano si abbattesse sulla costa. Sappiamo che il presidente ha detto ‘non credo che qualcuno abbia anticipato il cedimento degli argini’. Il cedimento degli argini era stato anticipato da tutti quanti ... persino Mr Bill, il pupazzetto di plastilina della trasmissione ‘Saturday Night Live’, ha anticipato il cedimento ... Com’è che Mr. Bill era meglio informato di Mr. Bush?”
Lo stesso giorno il Baltimore Sun e il Los Angeles Times hanno pubblicato un commento di Gordon Adams, che nella Casa Bianca di Clinton si occupò del bilancio per la sicurezza nazionale. Il titolo del commento è: “Dopo il fiasco Katrina per Bush è arrivato il momento di andarsene” e riflette il tono generale di molti articoli di quei giorni. Secondo Adams ci sono “gravi dubbi se è opportuno consentire all’amministrazione Bush di restare in carica ... Abbiamo un presidente che evidentemente è male informato, spompato e miope nelle sue vedute, circondato da faccendieri delle baronie petrolifere, fondamentalisti religiosi balordi ed estremisti di destra e ideologhi ... E’ ora di chiedere il rendiconto a questa banda di trogloditi composta da faccendieri di corridoio, ricchi avvocati, ideologhi, incompetenti e dai loro sottopancia, essi debbono essere cosparsi di pece e di piume e allontanati con garbo e soprattutto attenzione da Washington affinché tornino, clava in spalla, alle loro caverne”.

Un processo rivoluzionario che stimola iniziative bipartitiche

Le negligenze e gli abusi evidenti nella condotta dell’amministrazione Bush di fronte alla peggiore catastrofe della storia americana stanno causando quella che LaRouche definisce “una svolta nel paradigma culturale” contro l’evidente follia che regna alla Casa Bianca. Questo emerge nella forma di iniziative bipartitiche, nel Congresso e nel Senato, miranti a soccorrere le vittime dell’uragano e a lanciare un’iniziativa per ricostruire la regione. Le iniziative più importanti in tal senso riflettono le raccomandazioni che Lyndon LaRouche ha lanciato nella trasmissione internet del 3 settembre:
* Il senatore democratico Harry Raid ha proposto il 6 settembre stanziamenti per almeno 150 miliardi di dollari, dopo essersi consultato con la senatrice democratica della Louisiana Mary Landrieu. Anche il senatore repubblicano Judd Gregg, che persiede la Commissione bilancio, ha preso posizione a favore della proposta di Raid affermando che forse occorrerà arrivare a 200 miliardi. Anche altri due repubblicani di spicco come Trent Lott e il capogruppo Bill Frist hanno almeno inizialmente sostenuto la proposta.
* I senatori Reid e Kent Conrad, sostenuti dai congressisti Nancy Pelosi e John Spratt, hanno inviato una lettera alla dirigenza repubblicana raccomandando di mettere una pietra sopra i ddl riguardanti tagli al bilancio e tagli alle tasse (70 miliardi di sgravi fiscali e 35 miliardi di tagli alla sanità, ai buoni pasto e ai presalari). Occorre “sospenderli a tempo indefinito” e “passare subito a considerare piuttosto le leggi di cui la nazione ha bisogno dopo l’uragano Katrina”. Nella lettera, che in un primo momento è stata ben accolta, si afferma: “Questo non è il momento di tagliare i servizi alle persone più vulnerabili e tagliare le tasse a quelli più fortunati finendo per aggiungere così 35 miliardi al deficit”.
* Il sen. Ted Kennedy ha proposto la costituzione di una Authrity per sviluppare nuovamente New Orleans e la Costa del Golfo prendendo a modello la famosa Tennessee Valley Authority del presidente Franklin D. Roosevelt. La proposta prevede investimenti per 150 miliardi per la ricostruzione e l’occupazione della gente nella ricostruzione delle proprie comunità.
* Alla seduta del Senato dell’8 settembre il sen. Reid ha detto: “Occorre ridefinire le priorità. Se c’è una lezione immediata da trarre dagli insuccessi del governo nella settimana passata è che non c’è tempo da perdere. Le famiglie fanno affidamento su di noi e spetta a noi fare tutto il possibile per aiutarle”. Reid ha raccomandato al sen. First di rimandare altre questioni minori all’ordine del giorno per affrontare subito la questione del bilancio della Difesa in modo che si possano vagliare proposte per aiutare sopravvissuti e veterani, riconsiderare il ruolo della FEMA e istituire la “Commissione Katrina” proposta dalla sen. Hillary Clinton. Reid ha quindi detto: “passiamo alla legge sull’energia e l’acqua ... per aiutare a ricostruire le infrastrutture distrutte lungo la Costa del Golfo. Riguarda stanziamenti di miliardi per il genio militare e per il controllo delle alluvioni e dovrebbe essere una priorità per questo Senato”.
* Pete Dominici, il senatore repubblicano che presiede la Commissione energia ed acqua, ha annunciato una seduta della commissione per stanziare subito i fondi al genio militare come proposto da Reid.
* I congressisti democratici Waxman, Oberstar e Thompson hanno inviato una lettera al presidente della Commissione riforme del governo Tom Davis e al presidente della Commissione trasporti e infrastrutture Don Young per raccomandare loro di accettare la responsabilità del riesame dei preparativi e della risposta all’uragano “per capire ciò che è stato sbagliato e perché”. Uno dei primi quesiti posti dalla lettera: “La FEMA ha subito limitazioni e riduzioni dei finanziamenti?”. Davis ha risposto accettando di tenere un’audizione il 12 settembre.
* Il sen. Reid ha rivolto la richiesta di far luce sulle vacanze di Bush anche alla congressista Susan Collins che presiede la Commissione sulle riforme del governo. La Collins ha risposto che la Commissione intende tenere delle audizioni su tale tema ed ha affermato: “Le amministrazioni, ai diversi livelli, sono venute meno all’obbligo di proteggere la popolazione. E’ difficile capire perché, tenuto conto di tutto il denaro che è stato speso per la sicurezza nazionale dall’11 settembre 2001”. “Se il nostro sistema si è dimostrato così incapace quando non c’era nessun nemico, in che modo le amministrazioni federale, statale e locale avrebbero affrontato un attacco terroristico senza preavviso e mirante a provocare più morti e danni possibili?”
* Due senatori repubblicani e due democratici della Commissione Finanze hanno chiesto al presidente della Commissione di rimandare a tempo indeterminato le leggi sui tagli al welfare, in particolare 10 miliardi solo alla sanità dei poveri (Medicaid).
* Trentadue parlamentari hanno presentato un ddl, stilato da democratico Conyers, che prevede dure sanzioni contro il rincaro ingiustificato dei prezzi.
* Il senatore democratico Byron Dorgan ha presentato un ddl per una tassa del 50% per le compagnie petrolifere che esigono prezzi superiori ai 40 dollari il barile.
* Il senato ha approvato con 97 voti contro zero lo stanziamento di 51 miliardi per le zone disastrate.

I maneggi golpisti di Cheney

Di fronte alle iniziative dei parlamentari e all’indignazione popolare contro la Casa Bianca, Dick Cheney e i suoi pretoriani sono passati al contrattacco. Il capo della Sicurezza del territorio Michael Chertoff, si dice su richiesta della Casa Bianca, ha proibito la diffusione delle foto dei morti nell’uragano. Prima di recarsi a visitare le zone disastrate, l’8 settembre, Cheney ha incontrato i capogruppo repubblicani Bill Frist e Dennis Hastert, che inizialmente si erano detti d’accordo alla costituzione di una commissione effettivamente indipendente, per costringerli a fare marcia indietro e a proporre una “commissione bicamerale bipartitica”, sotto il controllo dei repubblicani, per indagare le mancanze dell’amministrazione repubblicana nella gestione dell’emergenza.
A tanta sfrontatezza hanno reagito i capogruppi democratici Harry Reid e Nancy Pelosi che hanno detto chiaro e tondo che nessun democratico sarà da essi nominato a far parte di una tale commissione farsa. Oltre a definire “orwelliana” una commissione del genere, Reid ha lamentato il fatto che i repubblicani nominano chi vogliono a capo delle commissioni, in barba alla tradizione di fare le nomine tenendo conto degli anni di servizio parlamentare, ed estromettono automaticamente chiunque voti contro la linea di partito.
“Le commissioni hanno un loro ruolo da svolgere, le indagini competono alla loro struttura. Questo è il senso della supervisione. Abbiamo visto che cosa accade quando un’amministrazione indaga su se stessa ... Occorre una commissione indipendente bipartitica che accerti che cosa non ha funzionato nel modo in cui il governo ha affrontato Katrina”. Ha poi spiegato che se anche la commissione sull’11 settembre non ha funzionato perfettamente “certamente è meglio di tutte le goffaggini alle quali abbiamo assistito nelle ultime 24 ore a proposito di questa cosiddetta commissione bipartitica. E’ orwelliana e non bipartitica”.
Il dissenso alla proposta di Cheney si è levata anche dagli scranni repubblicani. Sei senatori repubblicani hanno preso posizione asserendo che la proposta minaccia di esautorare la competenza di cinque commissioni senatoriali e pertanto essi si opporranno alla sua costituzioni”. 


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