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Sul fronte del Cheneygate:

Il Congresso USA mette di nuovo Cheney alle corde

Tre parlamentari democratici hanno chiesto al Vicepresidente Dick Cheney di testimoniare al Congresso. Nella lettera, di seguito riportata, gli onorevoli John Conyers, Henry Waxman e Maurice Hinchey spiegano perché:
Caro sig. Vicepresidente:
A seguito di varie inchieste pubbliche, il presidente Gerald R. Ford si presentò a Capitol Hill, il 17 ottobre 1974, per spiegare ... perché aveva concesso il perdono al presidente Richard M. Nixon. A quell'epoca Lei era vice capo di gabinetto del presidente Ford e successivamente divenne capo di gabinetto. Tenendo conto di tale precedente, rispettosamente le chiediamo di rendersi disponibile per spiegare al Congresso circostanze e motivi che hanno condotto il suo ufficio, e lei personalmente, a svolgere un ruolo nel rendere pubblico che Valerie Wilson era un'agente della Central Intelligence Agency (CIA).
La settimana scorsa il suo ex capo di gabinetto I. Lewis "Scooter" Libby è stato incriminato per falsa testimonianza e ostruzione delle indagini condotte dall'inquirente speciale Patrick Fitzgerald sulla fuga di notizie riguardanti l'identità di Valerie Wilson. Secondo l'accusa, lei ed elementi del suo ufficio avete discusso di Valerie Wilson e della sua attività svolta nella CIA. In effetti, nell'accusa si sostiene che lei personalmente ha informato Mr. Libby che Valerie Wilson lavorava alla Divisione Controproliferazione, e che lei lo aveva appreso dalla CIA.
È molto importante per l'integrità della nostra repubblica democratica che la verità completa su questo tema sia resa disponibile al popolo americano. Purtroppo, dubbi e interrogativi continueranno a moltiplicarsi fino a quando il paese non conoscerà per intero la storia dietro la rivelazione dell'identità di Valerie Wilson. Ci sono grossi interrogativi sul conto del ruolo da lei svolto ...
* Come mai lei e altri nel suo ufficio avete indagato sull'attività di Valerie Wilson presso la CIA?
* È stato lei ad autorizzare Mr. Libby a rivelare l'identità di Valerie Wilson ai mezzi d'informazione? Lei era al corrente di ciò che lui stava facendo?
* All'epoca della rivelazione, il marito di Valerie Wilson, l'ex ambasciatore Joseph Wilson, stava ponendo in discussione pubblicamente la pretesa dell'amministrazione secondo cui l'Iraq voleva ottenere uranio dal Niger, che è stata usata come giustificazione principale della guerra. Era lei convinto, a quell'epoca, che quella pretesa corrispondesse al vero? Quand'è che ha appreso, per la prima volta, che le storie dell'uranio erano false? Fu la rivelazione dell'identità di Valerie Wilson un tentativo di screditare suo marito e ciò che lui stava sostenendo a proposito della falsità delle storie dell'uranio?
* Quando lei ha appreso della divulgazione di notizie riservate, si è accertato se i responsabili di questo fatto appartenevano al suo staff? Se lo ha fatto, quali risultati ha ottenuto da quell'indagine? Ritenne opportuno che i responsabili della fuga di notizie mantenessero la facoltà di accedere alle informazioni riservate?
Vogliamo pertanto raccomandarle di seguire l'esempio del suo ex superiore, il presidente Ford, e testimoniare al Congresso. Apertura e trasparenza sono il modo migliore per ripristinare la fiducia del pubblico nel fatto che la Casa Bianca opera eticamente, efficientemente e nel rispetto delle regole che proteggono la sicurezza nazionale.

I senatori democratici esigono chiarimenti a porte chiuse sugli abusi dell'intelligence

Il panico si è diffuso negli ambienti neo-con di Washington, lo scorso 1 novembre, quando i senatori democratici, sulla scia dell'incriminazione di Libby, hanno reclamato iniziative d'emergenza affinché la Commissione Intelligence mantenga la promessa del presidente repubblicano della commissione di pubblicare la "Fase II" di un rapporto sull'abuso dell'intelligence prima della guerra in Iraq, con particolare riguardo agli ambienti della Casa Bianca e dell'amministrazione.
L'iniziativa è stata in primo luogo promossa dai senatori Harry Reid, Jay Rockefeller e Chuck Shumer, che in una conferenza stampa hanno sostenuto che la condotta di Libby e del suo superiore, Cheney, è imperdonabile al punto che i democratici si vedono costretti a chiedere, "ogni giorno", che si tenga una seduta a porte chiuse fino a quando i repubblicani non manterranno la promessa di completare un'inchiesta dettagliata sulla condotta dell'amministrazione e pubblicare la "Fase II" del rapporto.
I democratici hanno così deciso di fare ricorso ad una procedura singolare ed insolita, la Rule 21, in base alla quale qualsiasi esponente del Senato ha diritto di indire una seduta a porte chiuse su un argomento, basta che abbia il consenso di altri senatori a tal fine. La seduta a porte chiuse si può concludere, per tornare alla procedura normale, solo se c'è un voto di maggioranza. In pratica i democratici minacciano di ricorrere continuamente a questa forma di procedura coercitiva se le indagini per produrre il rapporto della "Fase II" non procedono con la speditezza, ma anche con l'accuratezza ritenute a questo punto doverose.
Il 1 novembre il sen. Reid ha fatto ricorso alla Rule 21 e, a conclusione della consultazione segreta, ha solo potuto dire che "si tratta di una vittoria per il popolo americano"; in pratica la Commissione Intelligence sarà costretta a lavorare sodo per rilasciare al più presto il nuovo rapporto.
Sempre il 1 novembre, il sen. Jay Rockefeller ha affermato che oltre a completare a tappe forzate la "Fase II", è anche necessario riaprire tutta l'indagine perché, secondo nuove rivelazioni, Libby e Cheney avrebbero tenuto nascoste informazioni al Congresso e persino alla Commissione speciale sulle armi di distruzione di massa che fu "personalmente selezionata" da Bush e e Cheney.

Nuove incriminazioni in vista?

Un ex funzionario della CIA che preferisce l'anonimato ha confidato all'EIR di aspettarsi l'incriminazione di Karl Rove entro poco tempo. Per quanto riguarda Libby, ritiene un patteggiamento molto improbabile e quindi quasi sicuramente si terrà un processo. Infatti, per qualsiasi patteggiamento, la condizione posta da Patrick Fitzgerald è che Libby riferisca sul conto delle responsabilità di Cheney nella vicenda, ma questo è davvero improbabile. Dunque, se si andrà al processo è molto probabile che Fitzgerald convochi Cheney, se non altro a deporre come testimone, ma sempre sotto giuramento. Su questa linea si è anche espresso John Dean, consigliere legale del presidente all'epoca del Watergate che oggi scrive su FindLaw.com.
L'esperto della CIA fa rilevare come nell'incriminazione di Libby, Fitzgerald abbia notato che fu Cheney a rivelare a Libby che Valerie Plame Wilson lavorava al Centro Controproliferazione della CIA. Ogni funzionario di rango, come Cheney e Libby, sa benissimo che il Centro di Controproliferazione è parte della Direzione Operazioni, e che quindi la signora Wilson era un agente segreto della CIA.

Chi è David Addington?

Il vice presidente Dick Cheney ha deciso di nominare al posto lasciato vacante da Libby, al vertice del suo staff, il suo consigliere legale David Addington. Il personaggio è noto come il più acceso sostenitore dei pieni poteri dell'esecutivo, ma anche per essere riuscito a tenere nascosta la documentazione delle consultazioni di Cheney con la Enron, quando la Task Force sull'energia guidata dal Vicepresidente preparò il suo rapporto.
Addington lavorò alla CIA tra il 1981 e il 1984. Passò poi, fino al 1987, alla consulenza per le Commissioni Esteri e Intelligence del Congresso, dove entrò in contatto con Cheney e dovette occuparsi delle indagini e degli insabbiamenti dello scandalo Iran/Contra. Nei due anni successivi fu assistente del Presidente Reagan e nel 1989 entrò al servizio di Dick Cheney, allora segretario alla Difesa. Ebbe un ufficio a fianco del suo come assistente speciale e poi diventò avvocato generale del Pentagono, fino al 1992. In tale incarico si guadagnò il soprannome di "gatekeeper", controllore per conto di Cheney.
Negli anni di Clinton continuò a collaborare con Cheney e nel gennaio 2001 fu tra i primi, insieme a Libby, ad essere convocati dal nuovo vice presidente.
Dana Milbank del Washington Post scrisse sul suo conto, nell'ottobre 2004: "Persino in una Casa Bianca famosa per la filosofia conservatrice, Addington è noto come un ideologo che propone una filosofia oscura chiamata esecutivo unitario, che promuove un presidente con poteri straordinari". La sostanza della teoria si riscontra nei "memorandum sulle torture", che Addington ha scritto personalmente o ha influenzato, dove si afferma che né il Congresso né i tribunali "possono legare le mani al presidente" che è impegnato nella guerra al terrorismo (Addington avrebbe sostenuto la stessa cosa negli anni Ottanta, quando avrebbe affermato che il Congresso non può legare le mani al Presidente proibendo gli aiuti ai Contras).
Chi conosce un po' di storia avrà senz'altro l'impressione del déjà vu. Infatti, nella sostanza, si tratta della stessa filosofia legale di Carl Schmitt, il "giurista della corona" del Terzo Reich, secondo il quale il Führer, nel momento di crisi, crea la legge ed è lui stesso la legge. Schmitt sostenne che il Fürher non è sottoposto alla legge o alla giustizia, ma la sua azione è "l'apice della giustizia".


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