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CRISI DELL'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA

Lyndon LaRouche e William Ford si batteranno insieme?

Il 22 novembre Bill Ford Junior, amministratore delegato della omonima casa automobilistica americana, ha pronunciato un discorso al National Press Club proponendo la riconversione dell'industria automobilistica degli Stati Uniti. Il nipote del fondatore della Ford Motors ha proposto al Congresso incentivi fiscali e facilitazioni per la riconversione degli impianti garantendo così il posto di lavoro ai dipendenti. Ford ha detto al proposito: “L'innovazione è ciò che ha reso le manifatture americane oggetto di invidia nel mondo ... L'innovazione è ciò che ha fatto della Ford un leader: dal modello T alla catena di montaggio, dai 5 dollari al giorno di salario al motore V8 con testata piatta, ... all'airbag per il passeggero anteriore”. Ford ha rievocato attentamente il processo di riconversione dell'auto durante la seconda guerra mondiale. L'innovazione, ha detto, “è anche ciò che ci aiutò a svolgere un ruolo nell'Arsenale della Democrazia di Detroit. Come saprete, la Ford applicò le sue capacità industriali nelle realizzazione dei bombardieri B-24 Liberator, nei nostri impianti di Willow Run”.
Rivolgendosi agli industriali della Business Roundtable, che aveva organizzato l'incontro, Ford ha spiegato che occorre “una nuova dinamica nell'innovazione americana: la collaborazione tra governo ed industria”, invece di un'industria che faccia tutto da sola. In tal senso ha portato l'esempio positivo dei “sussidi alla produzione automobilistica” del Giappone.
Ha quindi polemizzato: “Ci sono coloro che scuotono la testa, e dicono che l'industria manifatturiera americana appartiene al passato e che occorre puntare esclusivamente sui servizi. Dicono che va bene essere una società di consumatori e lasciare la produzione ad altri nel mondo. Dicono che l'unica cosa che conta è ottenere i beni di cui abbiamo bisogno al prezzo più basso possibile - e infischiarsene dei danni collaterali.
“Ebbene, la cosa non mi convince davvero.
“Sono piuttosto dell'idea che con gli investimenti giusti, l'America e il nostro settore manifatturiero possono vincere. Possono mantenerere la posizione di leadership nel mondo.”
Ford ha quindi elencato “sei misure di cooperazione tra industria e governo che l'America può adottare”. In particolare la seconda e la terza di queste misure riguardano la riconversione:
**“Proporre al Congresso di considerare degli incentivi fiscali per aiutare l'industria dell'auto a riconvertire impianti esistenti ma obsoleti in impianti ad alta tecnologia.
**“Proporre investimenti nei lavoratori americani che costruiscono prodotti con tecnologia avanzata, attraverso programmi di qualificazione e incentivi per l'aggiornamento professionale dei lavoratori, contribuendo così ad avanzare verso il futuro mantenendo al contempo la capacità occupazionale americana”.


Lettera aperta di Lyndon LaRouche a Bill Ford, presidente della Ford Motor Company

Riorganizzazione dell'Industria Automobilistica

Egregio Presidente Ford,

Voglio non soltanto esprimere il mio accorato consenso alla sua dichiarazione del 22 novembre 2005, resa al National Press Club, ma anche indicare le misure di emergenza che sono nel contempo attuabili e necessarie. Il nostro governo deve considerarle al pari di ogni altra misura essenziale; deve intraprenderle al fine di prevenire l'allarmante catastrofe che incombe sul futuro economico degli Stati Uniti d'America, i quali oggi rimangono, nonostante tutto, il fulcro di qualunque ripresa economica mondiale, e la speranza per un mondo che la crisi ha trasformato, complessivamente, in un relitto.
I punti di vista da me espressi sono gli stessi che promuovo, in discussione con i membri del Congresso e con altre valenti figure delle nostre istituzioni, sia direttamente su questo tema che su temi ad esso correlati. Il fatto di renderli pubblici, con questa lettera aperta a Lei indirizzata, dovrebbe essere d'aiuto per quei degni rappresentanti al Congresso che condividono la mia preoccupazione e la Sua preoccupazione per questi temi.
A causa della deriva intellettuale che colpì i nostri circoli più influenti dal 1964 al 1981, abbiamo visto la macchina produttiva più imponente che il mondo avesse mai visto, ridursi alle rovine di una “economia di servizi” modellata secondo l'utopia post-industriale. Questo processo diviene più comprensibile grazie ai grafici animati, preparati dai miei collaboratori, che rappresentano l'andamento, anno dopo anno, provincia per provincia, dell'impoverimento delle caratteristiche fisiche della nostra economia nazionale.
Come implicitamente inteso nella Sua dichiarazione, l'industria automobilistica degli Stati Uniti è essenzialmente il componente di spicco dell'intera capacità produttiva della nostra repubblica integrante il principio della macchina utensile, che trova nel settore aerospaziale un complemento importante. Se noi smembrassimo questa capacità specifica, diventeremmo rapidamente una sorta di resto archeologico, tra quelli che nel terzo mondo attestano l'esistenza di fastose civiltà del passato. La devastazione economica distruggerebbe ogni fascia e ogni sezione delle nostra comunità nazionale, colpita sia direttamente che indirettamente da tale rovinosa occorrenza.
Questa industria, tuttavia, non è fatta di automobili; essa produce automobili tra le altre cose. Può produrre quasi ogni cosa di cui potremmo avere bisogno, in termini di infrastrutture: gli elementi di una nuova rete di trasporti di massa, inclusi i treni a levitazione magnetica; gli elementi più essenziali di nuove centrali di produzione di energia elettrica; gli elementi più importanti che sono richiesti nella ricostruzione del logoro sistema di gestione e trasporto delle acque. In sostanza, la pianificazione competente di un'economia moderna dipende per metà dalle infrastrutture di base. Questo definisce il rapporto che ci distingue dai settori industriali altamente vulnerabili delle economia nazionali asiatiche, come la Cina e l'India odierne, nelle quali il reddito nazionale, dati gli attuali livelli dei prezzi d'esportazione, è insufficiente a soddisfare i bisogni primari dei loro nuclei famigliari appartenenti a quell'80% della popolazione a reddito inferiore.
Ora, il processo di trasformazione della nostra nazione da prima potenza agro-industriale a consunta “economia del terzo settore”, ha raggiunto il punto che corrisponde alla bancarotta nazionale. Soltanto quei poteri di sovranità nazionale previsti dal nostro sistema costituzionale ci permettono di evitare tale bancarotta; ma, questo processo non può essere tollerato oltremodo, a fronte delle tendenze registrate. Abbiamo bisogno di una operazione di generale riorganizzazione del sistema finanziario, ora associato al fallimento del sistema della Federal Reserve, considerando che quasi ogni altra nazione vive nello stesso caos, se non in peggiori condizioni. Abbiamo bisogno di un metodo per mobilitare la ripresa generale, facendo riferimento a ciò che in passato funzionò in analoghe situazioni, per fare di noi, ancora una volta, la massima potenza economica mondiale: mi riferisco a programmi come quelli elaborati da Harry Hopkins e Harold Ickes, sotto la Presidenza di Franklin D. Roosevelt.
Lo stimolo che si richiede in questa riorganizzazione dell'economia nazionale e del sistema finanziario, è dato dalla concentrazione dell'azione governativa sul tema delle infrastrutture di base, unita al richiamo al settore privato per mezzo di contratti e di crediti a beneficio di coloro che sosterranno tali programmi di competenza sia statale che federale. L'urgenza, che vale la sicurezza nazionale, di razionalizzare il sistema nazionale di trasporti avio-ferroviari, al fine di servire in modo funzionale alla riunificazione del territorio, è semplicemente un esempio adeguato della maniera in cui la potenza produttiva del settore automobilistico possa essere diversificata nelle applicazioni, per giungere ad un pieno uso del principio delle macchine utensili, nel contesto di una ridefinizione della divisione del lavoro a fronte del prodotto netto dell'industria.
Tutto ciò richiede un rimedio “centrale”, costruito attorno ad un Atto del Congresso che preveda: il perdurato orientamento di un parte del potenziale industriale in funzione del mantenimento della potenza produttiva corrispondente al principio della macchina utensile; la continuazione dei presenti livelli di occupazione delle varie comunità, al fine di mantenere intatto il potenziale industriale stesso. Questo, mentre si impone una diversificazione della produzione in modi che siano consistenti con l'interesse nazionale e che rappresentino un adattamento alla riduzione del mercato interno degli autoveicoli a firma americana.
Abbiamo mandato in rovina la nostra nazione e la sua economia per oltre quarant'anni, arrivando a ciò che un eufemismo chiama “economia dei servizi”: ma, noi rimaniamo, nonostante tutti i fallimenti, la nazione dalla cui leadership esemplare dipende - politicamente - il resto del mondo, se questo vorrà proteggersi dalla minaccia di un crac dell'intero sistema monetario e finanziario globale.
Lei ha suonato la nota corretta, parlando in musica della storia economica recente. Abbiamo bisogno di azioni appropriate. Non si tratta semplicemente di un'opzione: questa è, al momento, la sola strada disponibile per la nostra economia nazionale. Il Senato americano e le istituzioni ad esso correlate avranno bisogno di sostegno, perché le misure legiferate possano essere realizzate con il giusto orientamento a beneficio della nazione. È giunto il momento di estendere i confini entro i quali viene attualmente mantenuto il dialogo sulla sostanza implicita in questi temi.
Anche ciò richiede un atto del Congresso, probabilmente promulgato a partire da un'iniziativa di una commissione importante del Senato, per creare un'autorità incaricata di sostenere la riorganizzazione anzidetta del settore automobilistico.
Con tale atto, le industrie esistenti e l'indotto ad esse associato, che fa uso delle macchine utensili, godrebbero delle agevolazioni federali vòlte a riorientare la produzione senza perdere alcun elemento produttivo essenziale. Diventerebbe necessaria un'entità speciale, creata con legge federale, per fornire le coperture protettive a tutto questo, mentre si creerebbero i programmi di espansione della categorie economiche, oltre gli angusti confini della “missione” della maggior parte delle industrie presenti, sia nei trasporti che in altri campi applicativi.
Lei e i suoi collaboratori avete la necessaria esperienza per definire le proposte rilevanti, confrontando le principali possibilità di diversificazione del mercato per le forme tecnologiche di produzione basate sul potenziale racchiuso attualmente nella macchina utensile.
Questi mandati federali dovrebbero esprimere l'intenzione di ristabilire sì il ruolo di economia nazionale egemone, ma per incoraggiare e assistere efficientemente la altre nazioni che volessero emularci per il meglio. La scienza e il suo partner naturale, la tecnologia della macchina utensile, devono tornare ad essere il metro di misura della prestazione industriale americana. Questa deve essere la missione implicita nelle misure federali che puntassero alla riforma del settore.

Cordiali saluti,
Lyndon H. LaRouche, Jr.

Ripresa economica mondiale e ripresa economica del settore automobilistico

Lyndon H. LaRouche, Jr.
24 novembre 2005

A proposito della mia lettera al Presidente Bill Ford, ci sono molte altre considerazioni da fare oltre a quanto ho a lui scritto. Ciò che ho detto è valido in quel contesto, ma il successo sul lungo periodo di ciò che propongo dipende dall'adozione di altre misure, che hanno implicazioni più vaste, a sostegno di quanto ho riassunto in quella lettera. Identifico qui alcune di queste azioni:

1. La diversificazione delle capacità dell'industria automobilistica, alla quale ho accennato, implica l'adozione di una politica generale di sviluppo integrato dei sistemi di trasporto aereo, ferroviario e magneto-ferroviaro interno, e di navigazione interna e esterna.

2. Essa richiede la ricostruzione della rete elettrica nazionale, in cui un ruolo primario spetta ai reattori a fissione nucleare ad alta temperatura e raffreddati a gas (grosso modo del tipo che fu sviluppato a Juelich in Germania), e con la trasformazione dei sistemi propulsivi degli aerei e dei veicoli, in cui i carburanti derivati del petrolio siano sostituiti dall'idrogeno.

3. Si affretta così un ritorno a privilegiare obiettivi ad alta produttività fisica, pro-capite e per chilometro quadrato, per ogni contea degli USA

4. Si esige un ritorno ad una politica di “fair trade”, una equità sia negli scambi interni sia nella regolamentazione delle tariffe import-export, delle quote di commercio con l'estero e delle fariffe per il trasporto dei passeggeri e delle merci.

5. Questo implica un insieme di riforme d'emergenza e di riforme graduali del sistema finanziario e monetario internazionale che abbia come base:
a. un ritorno ad un sistema di cambi fissi tra le valute nazionali oculatamente regolamentato;
b. un'inversione della politica liberista del “free trade” per tornare al “fair trade” globale, una equità basata sul credito a lungo termine e a basso costo per la formazione o l'ampliamento del capitale fisico, per cicli di investimento e di deprezzamento fisico della durata di 25 o 50 anni, sia negli affari domestici che in quelli internazionali.

6. Un'attenzione speciale deve essere riservata al rapporto cruciale che esiste tra la produzione fisica netta e lo standard dei consumi familiari, procapite e per chilometro quadrato, valutato per l'intera popolazione e l’intero territorio della nazione. Questo significa che le nazioni con un valore superiore (in senso relativo) di questo rapporto, dovranno alimentare il processo di adeguamento tecnologico delle economie nazionali che le seguono, e che la nazioni più avanzate dovranno specializzarsi nelle esportazioni, e nelle attività correlate, verso le nazioni svantaggiate, al fine di elevare i loro livelli di vita e di produzione fisica pro capite e per chilometro quadrato. Questo obiettivo sarà garantito soprattutto dall'emissione di credito a lungo termine a vantaggio dell'economia fisica produttiva, con tassi di interesse inferiori al 2 %.

7. Poiché quasi tutti i principali sistemi bancari nazionali sono già in bancarotta e poiché il sistema finanziario e monetario mondiale è ugualmente senza speranze, fermi restando i tentativi di perpetuare le politiche vigenti, la questione cruciale immediata è come mantenere in funzione delle istituzioni bancarie essenziali, anche nel loro stato di bancarotta, garantendone l'onorevole solvibilità su un periodo ragionevolmente lungo, mentre si ignorano le vane pretese accampate dai settori della speculazione finanziaria, come quelli dei derivati finanziari, poiché, in questo caso, si tratta soltanto di debiti di gioco non riscuotibili.

PRIMA DISCUSSIONE DEGLI ARGOMENTI

Alcuni elementi cruciali di questa lista possono incontrare obiezioni nette e polemiche; ma, le obiezioni devono essere poste ad un livello di priorità inferiore rispetto alla necessità di evitare le minacce insite nell'imminente crisi fallimentare dell'intero sistema finanziario mondiale.
Essenzialmente, questo significa ciò che era già implicito nell'architettura dell'originario sistema di Bretton Woods: la sostituzione del modello neo-veneziano della Compagnia delle Indie Orientali Britannica, che prevede un'egemonia mondiale da parte di un'oligarchia finanziaria, con un modello del capitale e del credito che si rifaccia al Sistema Americano di Economia Politica. Il modello del “liberismo e economia dei servizi” ha dimostrato solennemente tutta la sua fallimentarità, mentre il modello di Bretton Woods è stato un successo. La riorganizzazione fallimentare non deve essere altro che la rimozione del tumore, a favore di un tessuto sano.
La grande questione strategica per il mondo oggi, è se avremo lo stomaco di entrare davvero nell'Inferno costituito da un sistema in cui i governi, qualora sia permesso loro di vivere, sono semplici lacchè delle oligarchie finanziarie internazionali, o se il sistema finanziario internazionale e i sistemi di credito ad esso associati saranno espressione di equità e dell'accordo durevole tra stati nazionali perfettamente sovrani, per un arco di almeno due generazioni. Il modello finanziario oligarchico emerso nel periodo 1964-1967, con il primo governo britannico di Harold Wilson, è stato una catastrofe, mentre il sistema precedente, pianificato a Bretton Woods, nonostante gli errori impostigli nella pratica, fu un relativo trionfo. La conclusione dovrebbe essere ovvia, a questo punto.

SECONDA DISCUSSIONE DEGLI ARGOMENTI

Ovviamente, nel realizzare tutti gli aspetti essenziali delle riforma sopra elencate, occorre considerare se le circostanze politiche sono più o meno mature. Alcuni aspetti possono essere realizzati più o meno immediatamente, con urgenza. Per quanto riguarda gli altri, dobbiamo attendere nuovi sviluppi. Tutti gli elementi sono essenziali, ma, come nel caso di un meccanismo, i suoi componenti possono essere costruiti separatamente. Il tempo per completare tutte le caratteristiche essenziali è limitato da fattori oggettivi, che non possiamo comandare a bacchetta; ma è anche possibile una realizzazione parziale, a patto che si faccia costantemente riferimento al risultato complesssivo desiderato, mano a mano che procediamo nelle riforme successive.
L'elemento essenziale da sottolineare è la necessità di costruire la fiducia in un approccio del genere. Salvando il settore delle macchine utensili, da cui dipende la vita dell'intera economia, si crea il sostegno e la fiducia che occorono per compiere quegli altri necessari passi connessi, come questo è illustrato dall'esperienza della presidenza di Franklin D. Roosevelt.


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