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I problemi dell'euro

Il 30 novembre il nuovo ministro delle Finanze tedesco Peer Steinbrueck ha dato un quadro decisamente fosco delle prospettive dell'UE se la Germania non si atterrà ai “criteri di Maastricht”.
Steinbrueck ha raccomandato al parlamento tedesco di rispettare i criteri e non rischiare una “terza crisi”, dopo quella dei referendum falliti sulla Costituzione europea e il fallimento prevedibile di un accordo budgetario al summit del 15 dicembre.
Se Steinbrueck sia davvero convinto che la Germania possa rientrare nei criteri di Maastricht entro il 2007 è davvero una domanda difficile, considerando il fatto che nessuno dei principali membri dell'UE vi riesce, né nel 2005 né nel 2006. Ma più attenzione merita il fatto che lui abbia detto che, in caso contrario, si rischia “una crisi grave dell'euro” e del suo sistema monetario.
Intanto la disparità dello sviluppo economico nell'eurozona si fa sempre più evidente e dannosa. Mentre all'interno la Germania versa in una depressione, nei paesi come la Spagna, il Portogallo, l'Irlanda e la Grecia, si afferma la crescita spettacolare di bolle speculative ed esplosioni del debito privato.
Nell'ultimo Word Economic Outlook l'OECD elenca Inghilterra, Irlanda e Spagna come i pasi con la maggiore bolla immobiliare in rapporto all'economia. A conclusioni analoghe è giunto anche l'Economist, con uno studio che elencava cinque paesi in cui il prezzo del mattone è maggiormente aumentato, tra il 1997 e il 2005: Sud Africa (244%), Irlanda (192%), Inghilterra (154%), Spagna (145%) e Australia (114%).
Nel Financial Stability Report 2005, la banca centrale irlandese notava che “una improvvisa caduta dei prezzi degli immobili residenziali, accompagnata da un aumento delle insolvenze dei mutuatari”, rappresenta il rischio maggiore al sistema bancario del paese. L'aumento del debito privato in Irlanda sembra ormai fuori controllo. “Il rapporto tra il debito dei privati e il PIL è aumentato dal 115% del 2003 al 134% alla fine del 2004, e con il permanere della tendenza attuale protrebbe raggiungere il 160% alla fine del 2005”. Nel rapporto si sottolinea che la crescita del debito sta effettivamente accelerando.


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