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S'infrange il tabù nucleare in Germania

La disputa tra Russia ed Ucraina sul gas, con i rischi che essa comporta per le forniture del gas russo in Europa, ha riacceso in Europa il dibattito sull'energia nucleare. Mentre in Italia il ministro Scaiola ha ribadito posizioni già note a favore del nucleare, in Germania si è infranto il tabù culminato in un accordo per l'uscita completa dal nucleare sottoscritto dal governo e dall'industria nel 2000 e riconfermato dalla nuova coalizione CDU/CSU-SPD.
Recentemente, cinque governatori degli stati hanno chiesto che si mantengano in funzione gli impianti attualmente operanti e in regola, visto che almeno tre dovrebbero essere staccati dalla rete già nel 2009, senza rimpiazzo. La richiesta è stata ribadita al Congresso della CSU bavarese. Il governatore dello stato dell'Assia Roland Koch è stato il primo a chiedere che si discuta la realizzazione di nuovi impianti nucleari, e si prevede che presto altri dirigenti della CDU seguiranno il suo esempio.
Che il vento stia cambiando è indicato anche da un ampio servizio dedicato il 6 gennaio dal Frankfurter Allgemeine Zeitung allo “Stellarator”, un progetto di realizzabilità della fusione nucleare a cui si lavora nel centro di Waldelstein VII a Greiswald. Gli scienziati hanno detto chiaro e tondo al giornale che i reattori a fusione debbono essere realizzati commercialmente già entro il 2050 se si vogliono seriamente affrontare i problemi energetici mondiali.
Sul fronte della fissione, il presidente francese Chirac ha annunciato per il 2007 l'inizio dei lavori ad un reattore EPR di terza generazione. Si tratta del progetto di cui fa parte anche l'ENEL. Ha aggiunto che si lavorerà intanto “ad un nuovo reattore a sicurezza intrinseca” che dovrebbe essere pronto nel 2020. Dai commenti di Chirac si può desumere che faccia riferimento alla tecnologia HTR.


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