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La bolla dei derivati è sempre più gonfia


Negli Stati Uniti ci si aspetta che le aziende, attraverso i piani pensionistici, e altre istituzioni, “investiranno” qualcosa come 300 miliardi di dollari da qui al 2008 in hedge funds, i fondi speculativi che operano principalmente in derivati; un salto niente male rispetto ai 5 miliardi investiti da queste entità nei dieci anni passati, secondo uno studio della Bank of New York e della Casey, Quirk & Associates.

Alcuni fondi pensione sostengono di investire in derivati allo scopo di aumentare le entrate, a fronte delle fluttuazioni di mercato.

Poiché la legge USA prevede che, se il 25% o più dei capitali gestiti da un'istituzione finanziaria sono fondi previdenziali, essa rientra tra i fondi pensionisti, e dovrà quindi attenersi alle relative misure prudenziali nelle scelte d'investimento, al parlamento americano sono stati presentati disegni di legge che intendono innalzare tale soglia al 50%, applicando tale norma esclusivamente ai fondi pensione aziendali.

Allo stesso tempo però, ci sono anche proposte legislative di senso opposto, come quella presentata dal sen. Ted Kennedy volta a creare protezione per le pensioni.

Al 30 settembre 2005, secondo le statistiche ufficiali USA, le banche commerciali americane deterrebbero qualcosa come 99,6 trilioni di dollari in contratti derivati, con un aumento del 17% su base annua.

Di questo passo si stima che le banche commerciali USA, per la fine del 2005, hanno accumulato forse 100 trilioni di dollari in derivati.

In questo contesto può apparire significativa la recente notizia apparsa sul sito della Federal Reserve che annuncia che la banca centrale USA non pubblicherà più le statistiche periodiche sulla consistenza della massa monetaria aggregata M3 (che comprende anche gli aggregati finanziari). Evidentemente Ben Bernanke, nuovo designato governatore delle FED, fanatico sostenitore del monetarismo alla Friedman e dei suoi “elicotteri” da cui gettare contante in caso di crisi (metafora usata per “inondare il mercato di liquidità”), si è già messo a lavoro, come hanno detto alcuni esponenti bancari tedeschi di alto livello alla rivista americana EIR.


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