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Ulteriori sviluppi della situazione politica israeliana


A seguito dell'infermità che ha colpito il primo ministro israeliano Ariel Sharon alla fine di dicembre, che, con molta probabilità porterà alla sua uscita dalla scena politica, diversi possibili scenari si aprono, atteso che le elezioni nel paese si terranno il 28 marzo prossimo.

Nella conferenza via Internet che ha tenuto a Washington l'11 gennaio scorso, l'economista e politico americano Lyndon Larouche ha definito la situazione mediorientale come estremamente instabile e degna della massima attenzione.

Qualora infatti, ha detto Larouche, si dovesse verificare una nomina, per qualsiasi verso, di Benjamin Netanyahu a capo dell'esecutivo israeliano, con molta probabilità si assisterà al lancio di un'aggressione di Israele ai danni della Siria, invasione che fornirà alla cabala di Cheney, per la quale “lavora” da anni Netanyahu, la scusa per far miracolosamente “ritrovare” le presunte armi di distruzione di massa di Saddam Hussein “misteriosamente” scomparse dall'Iraq.

Un'invasione della Siria che calza appieno con le previsioni del piano “Clean Break”, il piano stilato nel 1996 da alcuni passati e presenti collaboratori di Cheney - come Richard Perle e David Wurmser - per Netanyahu e che conteneva direttive per ridisegnare la mappa del Medio Oriente attraverso “Cambi di Regime” che oltre all'Iraq, comprendeva nella lista la Siria, Iran, Arabia Saudita e Egitto.

Questo scenario assume un valore estremamente inquietante a seguito delle minacce di colpo di stato che sono state recentemente formulate nei confronti della Repubblica di Siria da ex elementi di governo.

Non a caso in Israele si sono già levate alcune voci che vorrebbero Bibi Netanyahu primo ministro ad interim fino alle prossime elezioni, essendo egli a capo del partito Likud che, a dispetto delle defezioni di parlamentari nella formazione Kadima, fondata recentemente da Sharon, rimane il partito più grande nell'attuale Knesset.

Ma c'è anche chi dice che Cheney potrà mettere a punto i suoi piani con Ehud Olmert a capo dell'esecutivo.

Sembra comunque che la decisione cruciale spetterà alla Corte Suprema d'Israele.

In ogni caso un'aggressione alla Siria, corredata da un “colpo di scena” che, a posteriori, “giustificasse” agli occhi del pubblico la guerra in Iraq, sarebbe un diversivo per distogliere l'attenzione dai numerosi problemi politici dell'amministrazione Bush/Cheney che stanno portando sempre più alla ribalta la parola “impeachment”.


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