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Le rivolte contro la Commissione UE

Il 17 gennaio i portuali europei, soprattutto di Spagna, Francia, Belgio, Grecia e Svezia, hanno scioperato paralizzando i porti. In diecimila hanno manifestato a Strasburgo per chiedere al parlamento europeo di bocciare la proposta della Commissione UE di deregolamentare e liberalizzare il settore con la Port Package II. I dimostranti hanno ricordato ai parlamentari che le manifestazioni dei colleghi americani, contro proposte analoghe, paralizzarono per settimane intere i porti della costa occidentale degli USA.
I parlamentari europei hanno bocciato, con 532 voti contro 120, la proposta liberista della Commissione contro la quale si erano espressi anche i governi di Francia, Germania e Svezia.
Una seconda sconfitta è stata inflitta alla Commissione UE quando il parlamento ha bocciato, di nuovo con una maggioranza del 75%, il bilancio che aveva presentato per il periodo 2007-2012.
Intanto altre proteste si preparano in tutta Europa nel settore dei servizi contro la “Direttiva Bolkestein”, ovviamente anch'essa di stretta fede liberista. I sindacati si ripromettono di portare 100 mila persone a Bruxelles per protestare il 14 febbraio, data di inizio del dibattito sulla direttiva.
Il 20 gennaio Helga Zepp-LaRouche, presidente del Movimento Solidarietà tedesco BüSo, ha accolto questi sviluppi con un appello in cui propone che “le numerosissime rivolte contro Maastricht” - dei portuali, dei lavoratori colpiti dalla delocalizzazione, del personale medico e paramedico, ecc. - trovino il loro obiettivo in “una comune alternativa positiva”: l'abbandono del sistema di Maastricht nel contesto di una riforma del sistema finanziario globale. Scioperi e proteste che costellano sempre di più l'Europa non debbono essere “iniziative isolate”, ma debbono essere tutti indirizzati contro la distruzione sociale-economica provocata dal sistema di Maastricht. Quest'ultimo dev'essere sostituito da un sistema produttivo nazionale di generazione del credito e di riavvio delle capacità produttive dell'industria, sul modello del New Deal che fu varato dal presidente F.D. Roosevelt. In questa prospettiva il trattato di Maastricht e il regime di moneta unica dell'Unione Monetaria Europea debbono essere aboliti e al tempo stesso dev'essere restaurata la sovranità nazionale sulla moneta e sul credito nei paesi membri dell'UE. In tal modo sarà possibile tornare alla piena occupazione, in ottemperanza all'Articolo 20 della Costituzione tedesca che obbliga le attività economiche a servire il bene comune, ha scritto Helga Zepp-LaRouche.

Ripristinare la sovranità economica

Per proteggere la sua economia e la sua popolazione il governo ha l'obbligo di limitare le influenze sovranazionali. Questo è il senso di un commento a piena pagina apparso il 17 gennaio sul quotidiano economico Handelsblatt, scritto dall'economista socialdemocratico Wilhelm Hankel. L'editoriale, intitolato “I compiti dello stato nazionale”, è una replica ad un precedente articolo apparso sullo stesso giornale che criticava la politica economica della Grande Coalizione del 1966-1969, che sotto il ministro dell'Economia Karl Schiller realizzò con successo vasti investimenti statali e creò posti di lavoro: un milione in pochissimo tempo, ricorda Hankel.
I liberisti di oggi, che vogliono escludere lo stato dall'economia, afferma Hankel, immaginano una “politica economica senza lo stato e la macro economia” e sono così paragonabili “ad Amleto, senza essere principi danesi”. Se è vero che la globalizzazione e le entità sovranazionali come la Commissione UE e la Banca Centrale Europea sono incompatibili con “i programmi di crescita nazionale e di creazione di posti di lavoro alla Erhard e Schiller”, questo vuol dire che “è il compito della politica” correggere questo problema e “ridimensionare le influenze sovranazionali”.
Karl Schiller fu sostenitore di una politica monetaria comune in Europa, ma al tempo stesso fu rigorosamente contrario all'introduzione di una moneta comune, ben sapendo che questa avrebbe avuto conseguenze devastanti per l'economia. Oggi, con l'euro e le altre strutture sovranazionali, l'Europa sta distruggendo i principali motori della sua crescita, a cominciare dall'economia tedesca. Nell'UE e nell'UME i conflitti si fanno sempre più acuti mentre la gente si vede deprivare delle proprie protezioni sociali, sacrificate inesorabilmente alla “imprevedibilità dei mercati”. In conclusione: oggi è possibile varare una politica di investimenti statali che creino posti di lavoro come lo fu all'epoca di Karl Scihller. Ma questo esige l'eliminazione della “stupidità” della moneta unica.


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