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La questione iraniana domina l’incontro di Monaco sulla politica di sicurezza

La conferenza sulla politica di sicurezza svoltasi tra il 2 e 5 febbraio a Monaco di Baviera è stata nettamente dominata dalla crisi iraniana. Vi hanno preso parte la cancelliere Angela Merkel, 35 ministri degli esteri e della difesa (dagli USA Donald Rumsfeld, i suoi precedessori William Cohen e William Perry e quattro senatori). La delegazione iraniana è stata guidata dal vice ministro degli Esteri Abbas Aragchi e dal vice responsabile dei negoziati sul nucleare presso la AIEA Javed Vaedi.

Rumsfeld e i senatori Joseph Lieberman e John McCain si sono esibiti in tirate al vetriolo contro l’Iran. Molti presenti hanno ricordato come nella stessa sede, nel 2002, prima della guerra in Iraq, McCain avesse inscenato uno spettacolo molto simile.

“Principale promotore del terrorismo mondiale, il regime iraniano – ha detto McCain - si definisce con l’ostilità che nutre nei confronti degli Stati Uniti e di Israele. … Teheran ha ripetutamente fatto ricorso alla violenza per minare il processo di pace in Medio Oriente e i governi amici degli Stati Uniti, ed ha patrocinato almeno un attacco diretto contro gli Stati Uniti. La continua ricerca di Teheran di dotarsi di armi nucleari semplicemente pone un rischio inaccettabile alla comunità internazionale. Protetto da un deterrente nucleare, l’Iran si sentirebbe libero di promuovere attacchi terroristici contro ogni presunto nemico. L’atteggiamento sprezzante verso il Trattato di Non Proliferazione nucleare potrebbe rendere quest’ultimo obsoleto, e potrebbe indurre Turchia, Egitto, Israele, Arabia Saudita ed altri a riconsiderare i propri assetti di difesa e i propri arsenali. Ed il mondo dovrebbe vivere, a tempo indefinito, con la possibilità che Teheran possa cedere materiali o armi nucleari a qualche rete terroristica sua alleata. L’Iran dispone già di missili balistici capaci di raggiungere le principali capitali europee. La minaccia all’Europa, agli Stati Uniti e ad altri paesi è chiara … Ogni opzione possibile deve restare sul tavolo. C’è una cosa sola peggiore dell’opzione militare e questa è un Iran che dispone di armi nucleari”.

McCain ha lanciato anche un monito a Russia e Cina affinché cooperino contro l’Iran nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, altrimenti gli USA “cercheranno partner disposti ad imporre queste sanzioni al di fuori del quadro dell’ONU. I paesi europei che hanno forti legami economici con l’Iran e una posizione di leadership nel nucleare avranno una responsabilità speciale in questo contesto”.

Infine McCain se l’è presa personalmente con il presidente Putin: “Tutto ciò a cui oggi assistiamo indica come il governo russo abbia scelto la sua strada, e questa non è la nostra. Il Cremlino predilige la ricerca dell’autocrazia internamente e all’estero, preferisce bloccare l’azione concertata contro gli stati canaglia, indebolire i suoi avversari democratici. Questa è una mentalità da sovietici e non da post Guerra Fredda. Sotto Mr. Putin la Russia oggi non è né una democrazia né una delle principali economie mondiali, e mi chiedo seriamente se i leader del G8 debbano davvero partecipare al Summit di San Pietroburgo”.

Misure da stato di polizia esportate in Europa?

Inviati americani stanno girando l’Europa per piazzare “un nuovo dialogo USA-Europa sulla difesa del territorio”, che all’atto pratico significa estendere all’Europa ed alla NATO le misure da stato di polizia adottate da Bush e Cheney dopo l’11 settembre.

L’associazione tedesca per i rapporti con l’estero (DGAP) ha organizzato il 31 gennaio a Berlino un incontro in cui ad un certo punto hanno preso banco i rappresentanti del “Center for Transatlantic Studies” della John Hopkins University, i quali hanno duramente redarguito gli europei per la loro “devastante convinzione che l’Europa sia in qualche modo immune da grandi attacchi terroristici”, e per non voler prendere sul serio la perpetua “guerra al terrorismo” di Bush. I toni sono diventati davvero minacciosi quando Daniel Hamilton, Heiko Borchart e Gerd Foehrendbach hanno detto che l’atteggiamento esitante degli europei potrebbe cambiare di colpo, quando si troveranno di fronte ad un “mega attacco” terroristico in Europa, “che non è una questione di se, ma solo di quando”. Una formulazione identica era stata impiegata dal ministro degli Interni tedesco Wolfgang Schaeubele in una intervista del 29 gennaio a Welt am Sonntag.

Si sottolinea insomma la necessità di un piano per uniformare a tutto campo le istituzioni e le procedure di sicurezza tra USA ed Europa, in modo da permettere alle forze di polizia e di sicurezza di operare liberamente ciascuna nel territorio dell’altra, tra USA e Europa. La difesa del territorio dovrebbe diventare la principale occupazione delle forze armate della NATO, e di questo si dovrebbe discutere al prossimo summit che la NATO ha in programma in autunno a Riga.

 


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