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GM vende GMAC, si esaspera la crisi dell’auto

11 aprile 2006 – Presa alla gola dalla mancanza di fondi per far fronte alle conseguenze della politica di ridimensionamento delle sue capacità produttive, il 3 aprile la General Motors ha venduto il 51% della sua finanziaria GMAC ad un consorzio guidato dal colossale hedge fund Cerberus Capital Partners.
A contratto concluso le tre grandi agenzie di rating si sono premurate di dire subito che non avrebbero migliorato la valutazione dei bond di GMAC, che è a livello di “junk”. Nell’annunciare la vendita, invece, GM aveva reso noto che proprio questo era lo scopo: fari risalire le sue obbligazioni dal livello di “spazzatura”. La stampa americana riderisce che la transazione vale 14 miliardi di dollari, ma fatte le cessioni e il pareggio di conti previste dal contratto, a GM non restano che 7,5 miliardi per il pacchetto di maggioranza di GMAC, la finanziaria che fruttava a GM qualcosa intorno ai 2,5 miliardi di dividendi l’anno.
Cerberus è uno squalo delle private equity (investe cioè soprattutto nelle società non quotate) mentre GM avrebbe preferito vendere ad una grande banca o un finanziaria più istituzionale. Di conseguenza sia le azioni che le obbligazioni di GM hanno subito una spinta al ribasso dall’annuncio della vendita, tanto che i bond trentennali di GM hanno perso circa il 30%.
Tra le condizioni dell’operazione c’è che non sarà ritenuta valida qualora l’ente pubblico che garantisce le pensioni PBGC non riconoscerà che GMAC non ha più alcun obbligo verso i piani pensionistici dei dipendenti GM. La PBGC potrebbe in effetti costringere GM ad investire almeno una parte del ricavato nei fondi pensione, giacché ritiene che il buco pensionistico di GM ammonti a 30 miliardi.
La crisi di GM intanto continua ad alimentare il nervosismo nel mercato dei derivati sul credito. Il 3 aprile il Gruppo GFI ha rilasciato il rapporto mensile sull’andamento dei credit default swaps (CDS). Nella graduatoria dei CDS più trattati a marzo GMAC è al primo posto per il terzo mese consevutivo, GM al secondo, Ford Motor Credit al quinto. Il mercato obbligazionario del settore automobilistico ha così dato vita ad operazioni per centinaia di miliardi di dollari in CDS che rende decisamente instabile tutta la bolla dei derivati.
Qualche settimana fa la Delphi Corporation, il gigante dei componenti automobilistici, ha annunciato che sta considerando di ridurre incredibilmente la produzione, stracciando i contratti, licenziando i dipendenti e delocalizzando la produzione all’estero. Giacché il Congresso USA ha fatto finta di non vedere e non sentire, l'economista e leader democratico Lyndon LaRouche ha commentato: “Il Congresso sta tergiversando di fronte ad una situazione sulla quale lo avevo messo in guardia più di un anno fa. Nulla è stato fatto per fermare la distruzione dell’industria dell’auto e di conseguenza ora subiamo un disastro che si poteva evitare. Il Congresso deve fare l'esame di coscienza. L’iniziativa di Delphi e il tracollo generalizzato del comparto automobilistico non riguarda soltanto la situazione dei dipendenti, ma soprattutto la struttura dell’economia USA. Chi non si mobilita subito non ha a cuore gli interessi Stati Uniti”.


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